Incontri D'Autore

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Il ruolo dell'Italia pre e post-unitaria nella riscoperta dell'antico Egitto
 
 
foto Matteo Saraggi


Organizzata dalla Fondazione per il Museo "Claudio Faina" e la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto nelle loro due sedi, una affacciata e l'altra in prossimità della piazza che accoglie il celebre Duomo della città umbra, dal 12 marzo al 2 ottobre sarà allestita ad Orvieto una grande mostra sull'Egitto.
Coordinata da Giuseppe Della Fina, direttore scientifico della Fondazione per il Museo "Claudio Faina", e curata dalle egittologhe Elvira D'Amicone della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo di Antichità Egizie di Torino e da Massimiliana Pozzi (Società Cooperativa Archeologica), è una mostra originale, studiata appositamente per Orvieto e che riunisce circa 250 reperti di grande importanza, provenienti da una quindicina di musei e istituzioni culturali italiane. Si tratta di una idea originale che nel titolo di presentazione racchiude una parte della storia del nostro Paese: "Il ruolo dell'Italia pre e post-unitaria nella riscoperta dell'antico Egitto".
L'Italia ha dato un forte contributo alla scoperta della civiltà dell'antico Egitto. Come affermano gli stessi organizzatori la mostra narra dell'intervento degli egittologi italiani lungo le sponde del Nilo. Purtroppo non tutti andarono con spirito di conoscenza per scoprire la terra dei faraoni, alcuni furono attratti solo dallo spirito d'avventura e qualcuno dal pensiero volto solo al facile guadagno che avrebbe ricavato dal ritrovamento di tesori, ma non per questo il fascino che da sempre emana la storia dell'Egitto dei Faraoni frena la nostra ricerca dei misteri di quella che fu una grande civiltà.

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"Il fascino dell'Egitto" attraversa tremila anni di storia dell'umanità, con i segreti della sua cultura, delle divinità, degli usi e costumi di quella civiltà legata più alla morte, al mistero della sopravvivenza dell'anima, alla vita nell'aldilà che alla vita terrena.
Purtroppo anche l'Italia commise quello che personalmente ritengo uno scempio trafugando materiale dalle tombe, persino i grandi obelischi vennero portati a Roma e l'apice della depredazione si ebbe alla fine del Settecento e per tutto l'Ottocento.
L'inizio della moderna egittologia nasce con Jean- Francois Champollion (1822), che grazie alla stele di Rosetta riuscì a decifrare i geroglifici. Con lui c'era un italiano, Ippolito Rossellini, che congiuntamente ai francesi con una spedizione toscana percorse l'Egitto nel 1828/29.
Ma proprio due italiani, gli antiquari Giovanni Battista Balzoni (Padova) furono i creatori di molti musei. Balzoni fu il primo ad entrare nella piramide di Chefren e nel tempio rupestre di
Ramesse II ad Abu Simbel, trovò l'ingresso di sontuose tombe nella Valle dei Re e procurò per un suo cliente, Henry Salt, i primi reperti della collezione egizia del British Museum, altri li portò nella sua città.
Il secondo, Bernardino Drovetti, piemontese, console di Francia in Egitto, si impossessò di una ingente quantità di materiale. Venduto ai Savoia, oggi è il nucleo che fondò il Museo Egizio di Torino, il secondo al mondo, dopo quello del Cairo.
Ma la mostra narra anche di tante altre storie italiane, come quella di Luigi Vassalli, pittore milanese e attivista politico, patriota risorgimentale che raggiunse l'Egitto dove esule divenne un collaboratore di Auguste Mariette e un valente egittologo del Servizio di Antichità Egizie come ispettore agli scavi. Fu anche direttore della collezione egizia del Museo Archeologico di Napoli.
Carlo Vidua e Giuseppe Acerbi valenti egittologi italiani.
Ernesto Schiapparelli che scoprì la Tomba di Nefertari e la sepoltura di Kha, l'architetto reale. Fu direttore del Museo Egizio di Firenze e poi di quello di Torino.
Il visitatore scoprirì anche manufatti e sepolture preistoriche egiziane.
Delle Missioni Archeologiche Italiane si potranno ammirare corredi funerari che illustrano varie epoche, reperti provenienti dal Medio Egitto, risalenti al 1900 a.C., e altri che provengono dalla Valle delle Regine e databili al 700 a.C. circa.
I materiali esposti permetteranno di conoscere gli aspetti della vita quotidiana nell'antico Egitto, di approfondire la conoscenza di questa che è tra le civiltà più appassionanti della storia e forse conoscendo meglio questo popolo sapremo apprezzare di più il loro rapporto con "l'aldilà" e rispettare il loro sonno eterno...

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IL FASCINO DELL'EGITTO. Il ruolo dell'Italia pre e post-unitaria nella riscoperta dell'antico Egitto
Orvieto, Museo "Claudio Faina" (piazza del Duomo, 19) e Palazzo Coelli, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto (Piazza Febei, 3).
Orario: 9,30 - 18.
Informazioni e prenotazioni: tel. 0763-341511 e 0763-393835
Si ringrazia lo Studio ESSECI per la documentazione: www.studioesseci.net

 
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