Viaggio nella storia e nella cultura del gusto, serata di inaugurazione"Fantasia, Tradizione e Innovazione"
Sono i Cavalieri Templari che grande ruolo ebbero nella storia della nostra penisola e di Asti ai tempi in cui i Cavalieri del Santo Sepolcro erano i paladini della Cristianità, non a caso l'esercito comunale astese partecipò a tutte le Crociate e Asti fu una precettoria importante. Che ad Asti possedessero dei beni lo conferma una bolla di papa Clemente V, datata 1312,in cui il pontefice incarica i vescovi astigiani di trasferire i beni dell'Ordine dei Cavalieri Templari ai Gerosolimitani. Ma facciamo un passo indietro per ricordare che Clemente V, e Filippo il Bello, passarono alla storia per la sanguinosa repressione degli "eretici" e per avere soppresso in modo cruento l'Ordine dei Templari. La studiosa e scrittrice della storia dei Templari, Bianca Capone, cita Asti come importante precettoria, in questa città fu indetto un Capitolo Generale presieduto da Aymericus de Salutiis, precettore di tutte le case templari d'Italia: Asti aveva anche giurisdizione su tutte le case del Piemonte.Asti medioevale, con il suo presente legato al passato, alla storia, alle tradizioni e alla cultura, ci conduce attraverso la porta del Tempo con il suo Palio, tra i più antichi d'Italia, combattuto tra i vari Borghi medioevali e tra questi spicca quello di San Secondo, Patrono della città. Sorto durante il periodo Longobardo, attorno alla chiesa dedicata al santo Patrono, come presidio militare e luogo della corte, ad opera di Gundoaldo duca di Asti, fratello di Teodolinda, regina dei Longobardi e regina d'Italia dal 589, ben presto il Borgo divenne residenza di famiglie di mercanti che iniziarono il commercio con la Francia. In seguito Asti ottenne il diritto che consentiva ai mercanti di svolgere il loro commercio su tutto il territorio imperiale e la Collegiata, o chiesa di San Secondo, divenne il luogo di culto della borghesia mercatale che si contrapponeva a quella patrizio-vescovile della Cattedrale. Attorno ad essa sorse un nuovo quartiere con portici, piazze, vicoli, strade e abitazioni che presero il nome delle corporazioni che vi abitavano e nel borgo di San Secondo ancora oggi si possono trovare i portici degli orefici, le vie dei cestai, dei librai, dei cappellai, dei drappieri, dei pellicciai, degli armaioli, e la chiesa con la sua piazza e i suoi palazzi divennero sedi commerciali, liturgici, politici e di divertimento, con i principali palazzi ed edifici storici tra cui il Palazzo del Comune, quello del Podestà (o dei Notai), il Palazzo degli Spagnoli, la Torre Troyana (o dell'Orologio) con il Palazzo del Governatore e la Canonica Causarum dove si svolgeva la giustizia. Importante centro di scambi commerciali e bancari che operavano in tutta Europa, Asti si abbellì di numerose torri che gli valsero il nome di "Città delle cento Torri", e numerose caseforti. Nacquero le "casane", istituti di credito su pegno, che prestavano somme di denaro facendosi consegnare, come garanzia, terre e castelli. Oggi molti di questi palazzi pur conservando l'antica veste medioevale sono stati trasformati o meglio "si è restaurata la storia..." e un tuffo nel passato e nel "restauro" ci viene proposto dal ristorante-enoteca "Piola&Crota" ambientato in spazi architettonici ricavati dalle cantine dello storico palazzo che nel XIV secolo fu sede di un convento di frati Certosini, situato nell'antica via Cesare Battisti, nel Rione di San Secondo. Ho trovato nella Piola&Crota un cibo per emozioni e sensazioni: sapori "adattati" ma fedeli alle proprie origini. Qui la creatività, la fantasia e l'innovazione sono una perfetta simbiosi tra passato e presente, "l'etnico", il "famulo strano", non sono usati o mescolati a quella che è la cucina tradizionale del nostro territorio e unica valida concessione è l'ottimo abbinamento con prodotti tipici piemontesi : dalla salciccia di Bra, alla tartrè; dal prosciutto crudo valdostano, il Jambon de Bosses di Saint-Rhomy agli asparagi di Revello; dai tomini di Melle ai tajarin impastati come vuole la tradizione locale, con ben 32 uova; dal lardo al ginepro di Venasca alla sfoglia calda di Fontina con ratatuia di cardo gobbo di Nizza Monferrato e topinambour. |