Incontri D'Autore
 
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Piemonte Magico e Misterioso: tra gotico e misteri
S. Martino a Saliceto
 
 
foto Matteo Saraggi
 

Il nostro viaggio nei misteri di Saliceto inizia nel piccolo borgo di Lignera una frazione a soli due chilometri da Saliceto (CN).
Poco prima di entrare in paese, per chi giunge da Monesiglio sulla sinistra una indicazione marrone, tipica delle segnalazioni storiche, ci segnala di svoltare per la chiesa di San Martino, e a poche centinaia di metri davanti a noi appare una chiesetta immersa nel verde, tra la quiete e la spiritualità, ma apparentemente nulla di così interessante ed invitante, e con molta probabilità molti non avranno nemmeno sostato per osservare l'interno attraverso i vetri (la chiesa è chiusa), e delusi si saranno allontanati...

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Ma basta farsi aprire e varcare la piccola porta per avere davanti agli occhi un tesoro d'arte gotica di rara bellezza, fascino, e non senza quel pizzico di mistero che ha caratterizzato il gotico...

Stupenda, di impatto visivo fantastico, ma il 'colpo d'occhio' è 'quella tonalità degli affreschi e la prima cosa che ci domandiamo è quale motivazione ha spinto l'artista ad usare quella tonalità color "oro antico, del grano" con qualche variante di bianco e di nero: ... tre colori che ricordano il bianco e nero del Baussant, il vessillo dei Templari e la tonalità dell'oro: simbolo solare, divino, dell'immortalità, è la materia della vita, la purezza, il valore, la lealtà.

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Uno scrigno prezioso che custodisce raffinati affreschi tardogotici, un gioiello d'arte, storia e mistero, racchiuso in questa chiesa che all'interno conserva affreschi di una raffinatezza incredibile che la colloca tra le più belle opere d'arte, considerate dei "monumenti d'arte da conservare', non a caso è Monumento Nazionale.

Il presbiterio conserva stupendi affreschi del XV secolo che occupano tutta la navata.

Di grande bellezza è la rappresentazione della vita di San Martino,stranamente rappresentato dall'anonimo artista, con un senso di indescrivibile 'felicità", difficilmente riscontrabile in altri affreschi di santi, di cui solitamente i visi esprimono la sofferenza del martirio.

Di incredibile fascino e curiosità sono "i cavalli che sorridono" che infondono alla scena una dinamica movenza, specie nella rappresentazione dello scontro in cui spiccano i "cavalli ridenti"...

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Notevole è anche la "mandorla" del "Cristo Pantocratore" benedicente. Il Cristo Pantocratore indica "il signore, il sovrano, di tutte le cose", è "Colui che domina su tutto. Colui che contiene tutte le cose", ed è sempre raffigurato a mezzo busto.

La posizione delle dita della mano destra hanno un chiaro significato. Osserviamo la mano in atteggiamento benedicente: le tre dita unite simboleggiano la Santissima Trinità, le altre due formano il monogramma greco "Jesous Christos" e indicando la doppia natura di Cristo.

Il suo sguardo è severo, il viso è dipinto frontalmente: nelle icone i volti non sono mai raffigurati di profilo perchè indicano che la Parola di Dio (che è Cristo stesso), deve essere accolta viso a viso dai nostri sensi! Per questo le orecchie sono sempre ben evidenziate a significare che ascoltano la Parola di Dio. Il naso ne percepisce il profumo, la bocca parla e loda Dio, le mani indicano bellezza, bontà e verità, gli occhi contemplano il suo Mistero.

Nella mano sinistra tiene il "Libro della Vita", il rotolo sigillato afferma che la Rivelazione di Dio Padre è avvenuta in Cristo, suo Figlio.

Anche l'abbigliamento ha la sua simbologia: la sua regalità divina è simboleggiata dalla tunica rossa, e la sua umanità dal mantello blu.

L'icona è luogo della santità di Dio! Nelle icone l'oro rappresenta la luce pura, il Paradiso, e separa i due mondi: quello sacro e quello profano.

Alcuni particolari mi incuriosiscono: Cristo presenta alcune stranezze in contraddizione a quanto ho scritto e che rispetta l'iconografia e la storia.

Ha le guancie colorate; la mano destra benedice, ma ha sul palmo il segno di una ferita da cui sgorga il sangue; lo sguardo non è verso i fedeli; non è uno sguardo severo ma sembra assente, quasi triste; il libro è aperto e ben in vista la scritta (peccato che non leggo cosa è scritto), come se volesse inviare un messaggio.

Nell'immagine qui sotto, mentre San Martino legge, la figura accanto a lui guarda verso i fedeli o chi gli sta dinanzi: il suo sguardo, come il gesto della mano pare vogliono dire qualcosa, come dicessero "Attenti!" e con la mano facessero un segno di fermarsi! Anche il libro che tiene in mano (con strane sottolineature) è stranamente rivolto verso chi osserva il dipinto... un modo insolito di leggerlo, come volesse invece mostrare qualcosa, ma ammonendo!

Ammetto di non essere una storica dell'arte gotica, ma qualcosa "in più" di esoterismo lo conosco e qui, a Saliceto, di esoterismo ne ho visto parecchio!

Ipotesi azzardata? Semplice frutto della mia fantasia?

Chissà!

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S. Martino è una cappella medioevale realizzata in pietra arenaria, a forma quadrangolare, costruita dai frati benedettini nel primo secolo dopo il Mille (ampliata nel 1600) e con l'abside rivolto ad est, come in uso in quell'epoca. Sulla facciata, una finestrella a mezzaluna, illumina l'interno.

Purtroppo il sottotetto è stato modificato per aprire un passaggio verso l'abside, ma si possono ancora vedere gli affreschi degli angeli e del Cristo che regge la croce.

Il Cristo, il Gesù dei Cristiani, è la tipica raffigurazione dell'arte medioevale, si nota negli affreschi degli absidi in cui la sua figura assume un atteggiamento maestoso, severo.

Seduto sul trono e nel tipico atto di benedizione dell'ortodossia, con le tre dita della mano alzate. Il Cristo è la tipica figura dei mosaici e delle icone delle chiese ortodosse e di quelle bizantine. Va ricordato che nel V secolo Cristo era considerato il principio organizzatore del cosmo, dell'universo generato e non creato da quel Dio Padre, il Dio Supremo.

Originariamente S. Martino, non aveva un campanile, non era ancora in uso a quell'epoca, e i monaci radunavano i fedeli al suono del corno che riecheggiava nella valle giungendo nelle case, nei campi dove gli uomini erano intenti al lavoro.

Ora una torre campanaria in pietra, a forma quadrata, molto bella e significativa, si innalza emanando quel fascino misterioso che è tipico dello stile romanico, con la ricchezza dei particolari minuziosi e spesso emblematici, le innumerevoli figure spesso inusuali e i giochi cromatici il cui significato nasce prima di tutto dal pensiero esoterico che vuole trasferire attraverso i colori un messaggio vuole essere una sorta di "libro di lettura", per "racconti scritti con i colori", le tonalità, e ogni altro possibile simbolo possa dare un messaggio, come per le icone e per tutti i simboli in uso in ogni epoca, e sino ai giorni nostri (bianco per il bene, nero per il male, ecc.). "Parlare, narrare attraverso il colore!" in un affascinante gioco di magici colori.

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La chiesa è di difficile datazione, probabilmente risalente all'XI secolo, se non antecedente. Interessante per la sua struttura e per una curiosità, fu smontato pietra per pietra e numerate vennero poi rimontate.

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Curiosa la struttura e uno strano squarcio simile ad un enorme zampati di cinghiale che qualcuno vuole sia stata una zampata del Diavolo nel tentativo di farla crollare, ma se lo chiedete agli accompagnatori sorrideranno divertiti scrollando la testa!
Condivido, ma le leggende sono qualcosa che ci fanno fantasticare ed io... ve l'ho raccontata.
 
 

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