Arte e dintorni

 

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Imperscrutabile. Quante volte, nel corso del tempo, si è fatto ricorso a questo aggettivo, e alle sue variazioni sul tema, per definire il volto della Monna Lisa, meglio noto come la Gioconda, che, ospite di un tempio mondiale dell'arte, il Louvre, è diventata simbolo dell'arte italiana. E del genio italiano, grazie al suo autore, Leonardo di Vinci. Non a caso morto, nel 1519, oltralpe, ad Amboise.

Ma gli artisti, si sa, ci hanno abituato spesso alle sorprese in merito alle loro produzioni. Copie, falsi, co produzioni, realizzazioni di scuola attribuiti poi al Maestro della bottega: fenomeni questi che però sembravano escludere la Gioconda. Unica, irripetibile...Non altre opere, però, del genio da Vinci, come la Vergine delle Rocce, la Madonna del Fusi e la Madonna col Bambino.

E invece...Anche Leonardo, che preferiva definirsi ingegnere e scienziato invece che pittore, sembra essersi cimentato in più edizioni della sua Gioconda, ovvero Monna Lisa che sta per Lisa de Gherardini, la giovane fiorentina andata sposa a Francesco del Giocondo (da qui l'appellativo di Gioconda).

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Dal 24 novembre 2023 al 26 maggio 2024, la Società Promotrice delle Belle Arti di Torino, fondata nel 1842 e che gode di un impagabile collocazione nel parco del Valentino, a Torino, ospita la mostra su La Prima Monna Lisa, un'opera attribuita da una larga parte degli studiosi a Leonardo, e realizzata circa una decina di anni prima dell'iconica Monna Lisa del Louvre (dove l'opera si trova dal 1797).

L'intervallo di tempo è palpabile nel volto della protagonista, assai più giovane nella prima versione, commissionata dal marito Francesco del Giocondo, e più maturo in quella universalmente conosciuta, la cui realizzazione venne richiesta a Leonardo da Giuliano de Medici.

L'ipotesi delle due Monna Lisa non è (solo) dei nostri tempi. Già nel 16esimo secolo in due storici dell'arte la avanzarono. Uno, nientemeno quel Giorgio Vasari, autore delle Vite, che fa cenno ad una versione "incompiuta" cui Leonardo avrebbe lavorato per 3 – 4 anni a partire dal 1503; nel 1584 era stato Gian Paolo Lomazzo, accreditato come grande esperto dell'epoca, a confermare l'esistenza delle due Monna Lisa. Una non terminata, con una protagonista più giovane, con le colonne ai lati (cui si sarebbe ispirato Raffaello per il suo schizzo datato 1504) e l'altra, terminata e divenuta ben più famosa, dove l'autore si cimenta in un tecnica sviluppata solo quando Lisa avrebbe avuto una trentina di anni, differenza che risulta ben evidente nell'età delle donne nei due dipinti.

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La Prima Monna Lisa, intorno alla quale a Torino è stato costruito un sapiente percorso espositivo e - perché no - didattico, è conosciuta anche come Monna Lisa di Isleworth. Nel 1773 il dipinto, olio su tela, fu portato in Inghilterra e conservato in un maniero del Somerset. Nel 1914 venne acquistato da Hugk Blaker artista e mecenate che viveva a Isleworth, cittadina a ovest di Londra.

Intorno a questa opera si sono sviluppati studi e correnti di pensiero e addirittura una Fondazione (senza scopo di lucro) la Mona Lisa Foundation che, nel 2012 dopo ricerche e test durati 35 anni, arrivò a confermarne l'autenticità vinciana della Prima Monna Lisa.

Se la critica autoctona, rappresentata alla presentazione della mostra da Salvatore Lorusso, ha mostrato certezze nella attribuzione dell'opera esposta a Leonardo sulla base di "analisi delle prove storiche e di una recente ricerca", molto interessanti sono state le analisi di due esperti d'oltreconfine.

Jean Pierre Isbouts, professore emerito della Fielding Graduate University, ha rivendicato l'autenticità vinciana della prima Monna Lisa, all'interno di uno studio, recente, su Leonardo – The complete paintings, dove vengono analizzati tutti i dipinti di Leonardo nel loro contesto storico: un percorso dal quale emerge come l'opera sia di mano di Leonardo e come si inserisca, perfettamente, nella progressione del suo lavoro.

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Particolarmente avvincente (soprattutto all'occhio femminile) la analisi svolta dall'esperta spagnola Dolores Garcia Ruiz. Monna Lisa, in entrambe le versioni, pur essendo la moglie di un facoltoso mercante di tessuti fiorentino, non presenta alcun gioiello, elemento che sembrerebbe in conflitto con la sua condizione socioeconomica. Garcia Ruiz scioglie l'enigma: le preziosità della donna risiedono nell'abbigliamento della donna e nelle stoffe e nei colori utilizzati. «Le mie ricerche, ha affermato Garcia Ruiz, rivelano che all'inizio del secolo XVI indossare la seta nera era una innovazione e dimostrazione di ricchezza». Lisa, in sostanza, priva di ori, si fa testimonial delle produzioni di lusso dell'epoca che, al tempo stesso, mostravano l'evoluzione del business del marito, passato dal un consueto commercio di lana ad un ben più remunerativo business con la seta (di certe colorazioni), bene ambito e ad appannaggio di gruppi più facoltosi.

Certo, sulla Prima Monna Lisa e sulla sua attribuzione non è (ancora) stata detta l'ultima parola. Anche all'insegna del detto "L'arte è fatta per turbare, la scienza rassicura" del pittore cubista Georges Braque. Eccezion fatta (anche questa volta) per Vittorio Sgarbi che distrugge ogni riconduzione vinciana all'opera ora esposta a Torino. Spingendosi a chiamarla l'anti Gioconda, "dove si vede il disegno, lo sforzo della pittura, mentre l'originale di Leonardo è profondamente immateriale". Come a dire: è la critica, bellezza !

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INFO
Leonardo da Vinci. La prima Monna Lisa
Mostra a cura della Mona Lisa Foundation
La Promotrice delle Belle Arti
Viale Crivelli 11, Torino - All'interno del Parco del Valentino
dal 24 Novembre 2023 al 26 Maggio 2024
Da Martedì a Domenica, dalle ore 10 alle ore 20
Chiuso il Lunedì eccetto festivi
Chiuso il 24, 25 e 31 Dicembre

Per info: www.mostraprimamonnalisa.com 


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