Eventi

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Testo e foto di Marina Cioccoloni

Questo gioco molto popolare riprende l'appuntamento pasquale dell'aia contadina, quando, nella mattina di Pasqua e dei due giorni di festa subito successivi (in concomitanza con le scampagnate cittadine fuori porta) la popolazione si ritrovava, sfidandosi al gioco dell\' uovo. C'erano sempre due persone che organizzavano la gara (ottenendo in tal modo anche un piccolo guadagno).

Si preparavano centinaia di uova toste trasportate poi sull\'aia con un canestro di vimini. I concorrenti, in media 15-22 persone, pagavano ciascuno una quota agli organizzatori e si disponevano in cerchio per la gara. Le uova, in numero doppio rispetto ai partecipanti (in quanto a ciascuno ne toccavano due come i giri di gioco da fare) venivano sistemate a terra e collocate in fila una dietro l\'altra con un disegno a forma di "S".

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A questo punto seguita la "conta", per stabilire chi doveva iniziare il gioco: il fortunato sceglieva il primo uovo a destra o a sinistra della fila a terra (valutandone attentamente la consistenza e la forma); tutti gli altri concorrenti dovevano poi obbligatoriamente prendere il loro uovo seguendo il lato della fila del primo uovo scelto.

A questo punto iniziava la gara vera e propria, girando in senso antiorario: vinceva chi nel confronto riusciva a mantenere l\'uovo intatto, battendo il suo con quello del vicino, continuando finché il suo uovo resisteva e intascando tutti quelli che aveva rotto; il gioco veniva poi portato avanti dal successivo concorrente e così via per due giri.

Per battere si utilizzava la parte più a punta dell'uovo. In genere poco dopo i concorrenti in gruppi più piccoli si ritrovavano e si sfidavano (privatamente) "a cul", ossia utilizzando la parte posteriore dell\'uovo rimasta intatta dopo la sfida precedente.

In passato la vincita delle uova significava un piccolo valore, se si pensa a quello che esso rappresentava nell'economia contadina.

Ancora oggi, la mattina di Pasqua e il Lunedì dell'Angelo, nella Piazza centrale di Urbania e negli spazi antistanti alcune pievi limitrofe, al termine della funzione religiosa, questa tradizione viene riproposta e vi partecipano oltre agli anziani anche numerosi giovani e giovanissimi.


 

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