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Testo e foto di Marina Cioccoloni
 

La Settimana Santa in Sardegna è ricca di antichi riti che provengono dalla fusione delle tradizioni locali con quelle spagnole. Sia nelle città che nei più lontani paesi l’atmosfera della settimana santa è carica di religiosità popolare. Le caratteristiche processioni diventano spesso vere e proprie sacre rappresentazioni. Cagliari, Alghero, Iglesias, Castelsardo, Orosei, Cuglieri, Oliena, Santo Lussurgiu, sono solo alcune delle tante località dove durante la settimana santa gli incappucciati percorrono le vie cittadine accompagnando il Cristo morto e i misteri.

A Cagliari i riti pasquali si aprono il venerdì precedente la domenica delle palme con la processione dei simulacri delle sette chiese del centro storico.

pasquasardegna 01Il mercoledì santo è il momento delle consorelle del Santissimo Crocifisso che vestono a lutto la statua della Madonna Addolorata. Il venerdì santo tutta l’isola è in lutto e a Cagliari sfilano, dalla chiesa di San Giovanni fino alla cattedrale, le statue del Cristo crocifisso e della Madonna Addolorata, vestita a lutto con la corona d’argento sul capo. Mentre sfila la processione rullano i tamburi e si intonano canti tradizionali. Il sabato santo è il giorno del rito del su scravamentu, che ricorda la deposizione del Cristo morto dalla croce.

Come in molte altre località italiane la domenica di Pasqua si celebra il rito dell’incontro tra la madre e il risorto. Due processioni, una con la statua della Madonna e un’altra con la statua del Cristo risorto partono da due punti diversi e si ricongiungono, in genere nella piazza più importante della località. Nell’isola questa tradizione fu introdotta dagli spagnoli nel Quattrocento e a Cagliari si chiama il s’incontru. La Madonna non indossa più l’abito a lutto ma un bell’abito bianco e oro con un mantello azzurro, in testa il velo di pizzo e la corona, mentre la statua del Cristo ha una fascia rossa e oro e un’aureola.

Invece a Castelsardo è il “Lunissanti”, il lunedì successivo alla domenica delle Palme che vede sfilare i membri della Confraternita dell’Oratorio della Santa Croce che si dividono in due gruppi: “gli Apostuli” e “li Cantori” in una suggestiva processione notturna al lume di fiaccole. I primi, vestiti di bianco e un cappuccio conico, portano i simboli della passione, i secondi intonano canti di origine pre-gregoriana. 

Il giovedì iniziano le processioni con le statue e il venerdì santo è il momento della sacra rappresentazione della deposizione di Cristo dalla croce, una cerimonia di origine medioevale che presenta forti elementi barocchi che la rendono estremamente originale e che termina con la liberazione della statua da spine e chiodi.

Le solenni processioni della settimana santa di Alghero risalgono al XVI secolo e sono particolarmente importanti perché delegazioni di confraternite catalane giungono dalla Spagna per parteciparvi. I Fratelli bianchi della Confraternita della Misericordia organizzano le processioni e i riti ai quali confraternite italiane e catalane partecipano congiuntamente.

Centro delle manifestazioni della religiosità popolare è la preziosa statua del crocifisso risalente al seicento e gelosamente custodito dalla confraternita del Gonfalone nella chiesa della Misericordia. La statua è meta di pellegrinaggi e culto popolare. Come attesta un atto notarile, l’opera lignea, fatta da un artista spagnolo sconosciuto, è stato un dono alla città dopo che nel 1606 il veliero Santa Maria di Montenero, che da Alicante la portava Genova, naufragò vicino ad Alghero.

Le processioni iniziano il martedì con la processione dei Misteri e proseguono per tutta la settimana. Il giovedì il crocifisso, accompagnato dall’Arciconfraternita e dai 32 lampioni che illuminano le sette statue dei Misteri, esce dalla chiesa della Misericordia e dopo aver percorso le strade del centro storico seguendo le 14 stazioni della Via Crucis giunge in cattedrale dove viene esposto alla adorazione dei fedeli.

pasquasardegna 03Il venerdì un lungo corteo di fedeli e di donne velate scorta la statua della Mater Dolorosa che, vestita di nero, nella processione detta della cerca (las celcas) va alla ricerca del figlio morto e si ferma nelle chiese della città. Mentre altri confratelli seguono la statua con i misteri, i sacerdoti scortano il feretro vuoto con i grandi ceri chiamati axas e quando al tramonto la processione giunge in cattedrale ha inizio il rito dello schiodamento (descravaiment in catalano). Il Cristo viene deposto dalla croce da quattro varons (baroni), in costume orientale, disteso nel bressol, o lettéra (lettiga), una ricchissima bara in stile barocco decorata in oro zecchino, e viene ricoperto da un velo leggerissimo. La processione riprende con il feretro illuminato per le vie ormai buie di Alghero mentre risuonano gli antichi canti dei tenores in catalano. Rientrato nella Chiesa della Misericordia viene tumulato ai piedi dell’altare maggiore.

La domenica di Pasqua è di scena l’incontro della Madre con il Figlio. Dalla chiesa della Misericordia parte la solenne processione del Cristo Risorto e dalla chiesa di San Francesco quella della Madonna Gloriosa. Le due processioni si incontrano tra gli spari dei fucili ed il suono festoso delle campane di tutte le chiese in segno di gloria. Segue la santa messa in algherese nella cattedrale di Santa Maria e la distribuzione del pane benedetto nella chiesa della Misericordia.

A Santulussurgiu i cantori intonano inni polivocali di tradizione orale. Il coro, formato da quattro voci maschili (su bassu, sa oghe, su cuntraltu e sa contra) canta in latino e sardo mescolando tradizione liturgica e canti popolari.


Gli eventi, le date, i luoghi risultano comunicati dagli Organizzatori delle singole iniziative. Le manifestazioni elencate potrebbero subire delle modifiche delle quali Taccuinodiviaggio.it non si assume la responsabilità.

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