Incontri D'Autore

Gli affreschi della Cappella Ovettari a Padova
Belgrado, Serbia - Istituto Italiano di Cultura

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"Andrea Mantegna. Gli affreschi della Cappella Ovetari a Padova. Un tesoro ritrovato", è il titolo della mostra allestita nella capitale serba, presso l'Istituto Italiano di Cultura.
La mostra è stata voluta dall'Ambasciata d'Italia, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con la Diocesi di Padova, la Soprintendenza ai Beni Storici ed Artistici del Veneto e la Regione del Veneto.
La mostra oltre a rappresentare un intervento di restauro tra i più complessi, ha dato anche l'opportunità di ringraziare la Serbia per i tesori archeologici prestati all'Italia dal Museo Nazionale Serbo di Belgrado in occasione della mostra "Balkani. Antiche civilt tra Danubio e Adriatico", che si era tenuta nel 2007 al Museo Nazionale di Adria.
La celebre Cappella che fa parte della storia dell'arte, venne completamente distrutta nel marzo del 1944 e migliaia di frammenti di questo capolavoro, erano tutto ciò che rimaneva di un pezzo di così alto valore artistico tanto che il restauro venne considerato "impossibile".
Il minuzioso restauro era iniziato negli anni '40 grazie a Cesare Brandi che recuperò moltissimi frammenti e ricompose la scena raffigurante il Martirio di San Giacomo.
Nessuno si occupò più di questa colossale impresa di ricostruzione finchè nel 2001 grazie ad un accordo tra la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, la Curia Diocesana, la Soprintendenza territoriale e l'Università di Padova, prese l'avvio la straordinaria opera di ristrutturazione grazie ad una moderna strumentazione multimediale innovativa, realizzata da docenti e tecnici dell'Università con il sostegno della Fondazione e dopo mezzo secolo si rimisero insieme i piccolissimi frammenti rimasti per molto tempo riposti nelle casse.
Classificati uno per uno ne risultò la cifra incredibile di circa 81.000 frammenti superiori ad un centimetro, impossibile numerare quelli inferiori.
Grazie al procedimento di scannerizzazione e controllo con il computer sono stati confrontati tra di loro, basandosi sulle immagini fotografiche esistenti ed è iniziato il tentativo di ricomporre quanto più possibile il"più grande puzzle della storia dell'arte".
Per molto tempio l'occhio degli esperti Gian Luigi Colalucci, Carlo Giantomassi e Donatella Zari ha lavorato accanto a quello elettronico per applicare e fissare i piccolissimi frammenti di pittura su enormi pannelli fotografici che riproducevano gli affreschi distrutti, in scala 1:1.
Un tentativo spettacolare anche se inevitabilmente compromesso dalla mancanza di molti frammenti, forse andati irrimediabilmente perduti per sempre. L'esito è stato eccezionale sotto il profilo tecnico e scientifico: molte parti pittoriche sono state recuperate e ricollocate.
Il modello ligneo della chiesa danneggiata, assieme a materiali iconografici e filmati, sono stati esposti a Belgrado, assieme ad alcuni esempi di scene ricomposte "con ciò che rimane dei frammenti originali". Due grandi pannelli relativi alla scena del "Martirio di S. Giacomo" sono stati ricomposti grazie alla direzione di Cesare Brandi, ed esposti assieme altri due con la raffigurazione del "Padre Eterno benedicente", oltre ad altri con raffigurazioni di Serafini e di elementi decorativi: libri, festoni e racemi.
Un frammento di storia dell'arte sarà così visibile a Belgrado, ma sarà anche un esempio di collaborazione per il recupero di un pezzo che fa parte di quel "patrimonio dell'umanità" da preservare e custodire.
Giovanni Gentili e Anna Maria Spiazzi, che hanno curato l'esposizione a Belgrado hanno affermato che "Può essere considerata anche come uno dei possibili modelli necessari al recupero di opere d'arte bisognose di interventi del genere, sia in territorio serbo che altrove. Stante la collaborazione stipulata tra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Repubblica Italiana e il Ministero della Cultura di Serbia inerente il personale tecnico e scientifico addetto alla manutenzione e al restauro del grande patrimonio storico-artistico locale, la mostra si pone in ipotesi anche come preziosa documentazione scientifica per gli addetti a tali mansioni".
Andrea Mantegna, padovano, nato nel 1431 e morto a Mantova nel 1506, può essere considerato un artista del 1400, messo a confronto con le moderne tecniche del 2000. Un artista che ha potuto sopravvivere allo scempio distruttivo e finchè anche un solo frammento della sua arte ci regalerà tutto lo splendore di quest'opera colossale anch'egli continuerà a sopravvivere nel Tempo, come solo ai Grandi... è concesso...


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