Incontri D'Autore

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foto Matteo Saraggi

Il 2009 è stato un anno critico per i vini che penalizzati dall'etilometro hanno subito un calo di vendite del 50% a discapito dei produttori che hanno dimezzato le vendite, sia dirette al consumatore che ai ristoranti che a loro volta hanno visto sulle tavole un calo di richieste di vino anche laddove era compreso nel prezzo.
Qualcuno azzarda che c'è stato un "calo dei prezzi per favorire la vendita", personalmente non ho riscontrato cali sul prezzo del vino e meno ancora sui rincari nei ristoranti, ma se anche un abbassamento dei prezzi ci fosse stato, resta il problema etilometro ad avere contribuito a portare le statistiche di produzione-e- vendita a giacenze che sfiorano i 200 mila ettolitri di vino invenduto!
Secondo quanto è emerso in occasione dell'Italian Wine Week di New York, l'Italia è al primo posto per l'importazione di vino sul mercato americano, e anche l'importazione degli spumanti italiani in USA è cresciuta di circa il 15%. Anche altre statistiche del 2009 parlano di un aumento di importazione dei nostri vini nei paesi europei, americani e asiatici. I nostri migliori acquirenti sono gli stranieri e l'importazione è in aumento favorita dall'ottima qualit dei nostri vini, ma anche dal contenimento dei prezzi rispetto alla produzione di Champagne, Bordeaux e altri vini francesi con cui siamo in competizione.
Mi viene da chiedere: "Se i migliori acquirenti dei vini italiani sono gli stranieri, allora di quel 50% di prodotto venduto, quale la percentuale di vendita al consumatore italiano nel... dopo etilometro?".

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Esportare quindi all'estero, dove l'etilometro non contribuisce alla fine dell'enologia, sembra l'unica carta da giocare per una ripresa nel mondo del vino e così il 2010 inizia all'insegna del "Barbera Meeting 2010" e si riparte da Asti, terra di vini e della buona tavola... perchè si sa che il buon cibo va sempre accompagnato da un buon vino ed "eresia fu a voler lo buon cibo ivi goduto in compagnia di codesta acqua che fu zuccherata" ovvero... pasteggiare con aranciata e coca cola è come bere vino dal contenitore di carta o nel bicchiere di plastica: Dante ci collocherebbe nell'Inferno!
L'identificazione di un territorio avviene anche attraverso la sua produzione enogastronomica. Provate a chiedere ad un turista a cosa associa la parola "Piemonte" e vedrete che vi elencherè tre vini: Barolo, Barbera, Asti Spumante, i tre vini piemontesi più conosciuti.
E così ecco nascere un progetto per valorizzare il territorio attraverso la Barbera e promuovere l'esportazione verso l'Europa, l'Asia e l'America, e ad Asti, nel centro storico, presso la sede dell'Assessorato all'Agricoltura della Provincia si è svolto il "Barbera Meeting 2010".
Il saluto dell'Assessore all'Agricoltura della Provincia di Asti, Fulvio Brusa è stato anche l'occasione per sottolineare il "forte legame che unisce il territorio astigiano alla vitivinicoltura,è fonte di occupazione e reddito degli abitanti".
L'Assessore Brusa ha aggiunto che solo nell'unione dell'intero territorio del Monferrato si potrà promuovere quelle eccellenze culturali, paesaggistiche, storiche ed enogastronomiche, indispensabili strumenti per "attirare" il turismo dal resto dell'Europa e dagli altri paesi stranieri.
La parola è quindi passata al Presidente della Provincia di Asti Maria Teresa Armosino che ha spiegato il progetto di promozione del Barbera, vino simbolo del territorio:
"Vogliamo puntare in modo univoco e sinergico sulla promozione valorizzando il vino Barbera insieme ai territori viticoli, ricchi di cultura, tradizioni, paesaggi e di specialità enogastronomiche. E' ciò che siamo impegnati a fare come Provincia, d'intesa con le Amministrazioni Provinciali di Alessandria e Cuneo, e con la Regione Piemonte, con il progetto di candidatura dei nostri distretti vitivinicoli nella lista dei territori patrimonio dell'umanità sotto la tutela dell'Unesco".

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Anche il Vice Sindaco Sergio Ebarnabo ha ribadito "l'importanza di offrire ai turisti l'immagine della Barbera attraverso il paesaggio, la cultura, la storia, l'arte e la gastronomia", aggiungendo che occorre sopperire alla mancanza, nel centro cittadino, di una enoteca che rappresenti tutti i vini del territorio, annunciando l'intenzione di aprirne una.
Tra gli altri oratori vi erano anche i promotori della manifestazione, i Sindaci Giorgio Demezzi di Casale Monferrato, Giorgio Galvagno di Asti, Pietro Giovanni Lovisolo di Nizza Monferrato, ed Enzo Gerbi Presidente del Consorzio Tutela dei Vini d'Asti e del Monferrato.
Dall'8 all'11 marzo 15 grandi buyer internazionali e 30 giornalisti fra i pià importanti rappresentanti della stampa di settore, provenienti da Stati Uniti, Asia, Nord Europa, Germania e Inghilterra, saranno ospiti per degustare la Barbera. Ogni giornata sarà dedicata a una zona diversa. Gli ospiti degusteranno nella Provincia di Asti la Barbera d'Asti DOC, e DOCG, e in anteprima le due nuove DOCG: Barbera d'Asti e Barbera del Monferrato della vendemmia 2008; nella Provincia di Alessandria la Barbera del Monferrato DOC e DOCG e Colli Tortonesi Barbera DOC; per la Provincia di Cuneo la Barbera d'Alba DOC.
Gli ospiti potranno visitare le aziende e apprezzare gli incantevoli scenari paesaggistici, vedere le cattedrali del vino, le chiese romaniche, i castelli e i paesaggi vitivinicoli.
Il turismo non è solo conoscere un territorio attraverso le sue bellezze paesaggistiche e architettoniche, ma scoprire la sua storia e le sue tradizioni attraverso la cultura del cibo e per questo sono sempre di più i territori e le Regioni che promuovono il turismo attraverso la gastronomia, e le province di Asti, Alessandria e Cuneo sono ricche di scorci panoramici, arte e folclore, ma sono anche terre da vino e di piatti legati al territorio e alle tradizioni gastronomiche.
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Promuovere tre Province con un solo vino significa scegliere quel prodotto che è la carta di identità del territorio, qualcosa che accomuna territori diversi unendoli in un solo marchio che li identifica, un simbolo riconoscibile da tutti in qualunque posto del mondo si presenti e per questo si è scelta la Barbera come portavoce delle tre Provincie piemontesi.

Negli anni dal '50 al '70 il turismo era legato alle bancarelle di souvenir: l'immancabile scorcio paesaggistico o la bellezza artistica di un monumento da spedire agli amici, gli adesivi delle località visitate appiccicate sul lunotto dell'automobile, la riproduzione marmorea di un monumento, un paesaggio racchiuso nella piccola sfera che ruotavi per far scendere la neve, le bandierine da appendere nella cameretta dei bambini e i prodotti dell'artigianato locale. Oggi i souvenir sono i prodotti enogastronomici tipici delle Regioni e dei territori attraversati, quindi puntare su questo nuovo modo di fare "turismo del gusto" significa incentivare la produzione enogastronomica e tutto quanto è legato ad essa, ma per promuovere qualcosa al turista bisogna creare una immagine a sua misura, offrire non solo bei paesaggi, stupende basiliche, imponenti castelli, ma anche la cucina del folclore, quella delle tradizioni e non qualcosa che chiamiamo nouvelle cousine, creatività, estro d'artista, inventata per ricchi stravaganti masochisti, uscita da cucine simili a laboratori chimici o di etnie e culture che non appartengono al territorio, nè narrano la storia della nostra terra, della nostra gente e che il turista non riconosce come "tradizione della cucina tipica" e non gradisce, scegliendo quei localini tipici dove si cucina "come una volta" e con un giusto equilibrio di qualità-prezzo, magari anche quelli con cucina tipica ma in ambienti più raffinati e il prezzo proporzionato alla qualità e all'ambiente, ma senza una cucina "inventata", o piatti simile più ad una scultura che a qualcosa da mangiare, e quegli strani sapori inventati in abbinamenti da brivido e dal sapore che non riconosci e spesso talmente deludente da ritenerti fortunato che le porzioni siano minime, ma poi l'abbondante arriverà... con il conto...

Promuoviamo quindi la Barbera, ma cercando di far conoscere anche la storia e la cultura che lega al territorio questo vino così famoso in ogni angolo del mondo, tanto da essere, con altri prodotti delle nostre Regioni, l'identità stessa dell'Italia.
Qualcuno la chiama "la Barbera", altri "il Barbera" e nessuno può dire con certezza se la Barbera è maschile o femminile? Si potrebbe dire che nasce al maschile, con "il" vitigno, ma diventa femmina... "nella" bottiglia.
Se la collego alla storia e alle tradizioni della mia gente posso dire che è femmina perchè così devono averla immaginata i contadini: femminile, in omaggio al corpo vigoroso delle loro donne e contemporaneamente morbido, voluttuoso e suadente come quello di una giovane fanciulla.
Potrebbero sembrare espressioni più adatte a definire un'amante che un vino, ma basta andare indietro nel tempo e scoprirete che l'accostamento rispecchia quei tempi in cui la bottiglia era l'unica amica e compagna dei pensieri e delle tribolazioni, una delle piccole soddisfazioni che accompagnavano non solo i dispiaceri da esorcizzare... affogandoli , ma anche i cibi rustici e spesso senza troppa abbondanza. E' il vino delle storie d'osteria, quello che "annega" i dispiaceri, accompagna le partite a carte nelle "piole", fa compagnia nelle taverne in cui si rifugiano le truppe, ma è anche quello che segna la nascita dei figli e si ripone per "stapparla il giorno della leva", mentre la "bottiglia migliore" si beve in occasioni di ricorrenze, matrimoni, festività, ed è simbolo di ospitalità quando si offre agli amici: la Barbera è l'identificazione storica e culturale delle terre di Asti, del Monferrato e delle Langhe.
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Piemontese, il suo carattere è quello dei grandi vini da "tutto pasto" e per questo si abbina a tutti i piatti: ottima con carni rosse e selvaggina, con i primi piatti, e i formaggi a pasta dura. E'un vino tipico del Monferrato delle zone di Asti e Alessandria, con qualche zona della provincia di Cuneo nel territorio albese delle Langhe e Roero.
Conosciuta e apprezzata dai romani che stazionavano in Piemonte duemila anni fa, verso la metà del 1200 diventa un obbligo impiantare delle viti di Barbera.
Promuovere la Barbera, la gastronomia e il territorio è un'ottima iniziativa, e lo è cercare di conquistare anche il mercato straniero, ma senza dimenticare che l'acquirente che ha una continuità nell'acquisto è quello locale, il giornaliero, il turista che ha l'opportunità di ritornare perchè non percorre lunghi percorsi, il lavoratore che pranza nel ristorante a menù lavorativo e ha l'occasione di degustare la Barbera... etilometro permettendo, e forse bisognerebbe prendere in considerazione anche una maggiore tutela sugli acquisti di questo probabile "habituè-fisso" ùtargato Italia.
I promotori dell'iniziativa credono in questo progetto su cui puntano somme ingenti, e indubbiamente è una buona carta da giocare per la promozione del territorio, della Barbera e dell'intero settore gastronomico, ma se si terrà conto di alcune valutazioni su cui riflettere, quel "qualcosa" che nell'euforia si è dimenticato o sottovalutato e che sono emerse durante il meeting.
Si dice di voler valorizzare "il vino Barbera insieme ai territori vitivinicoli" aggiungendo come motivazione anche il "progetto di candidatura nella lista dei territori patrimonio dell'umanità tutelati dall'Unesco".

L'Unesco: non mi soffermerà sullo scempio dell'autostrada Asti-Alba-Cuneo che scorre con pannelli "rossi" in mezzo al verde della pianura, per non parlare dei vistosi grattacieli di antenne sulle sommità delle colline e altri obbrobri architettonici... veri orrori del buon gusto ambientale su cui tralascerà i commenti in quanto non sono in tema con il vino di cui si sta parlando, anche se ne fanno parte come deturpamento di un paesaggio... che si vuole promuovere attraverso la Barbera.
Come si puà parlare di Unesco quando basta transitare sulle colline e vedere il giallo dell'erba bruciata da un "eccesso di diserbanti" che compie uno scempio tra i filari, e indubbiamente assorbito dalle radici penetra nelle uve... insaporendole e nelle falde acquifere? E come fare con l'uso di pali di... cemento o canne di plastica, e delle moderne strutture di cemento e lamiera, spesso dipinte in modo orrendo? Indubbiamente tutte ambientazioni comode, moderne, tecnologiche, ma non conformi con l'ideologia ambientale dell'Unesco, come tutti gli altri scempi paesaggistici e agricoli che sto sottolineando, cucina compresa visto che si sta parlando di inserire la cucina tradizionale delle Regioni italiane come "patrimonio immateriale dell'umanità tutelata dall'Unesco e da tramandare alle generazioni, come i dialetti, la cultura e il folclore".
Si parla anche della necessità di "maggiori controlli e più rigidità nella produzione di qualità", ma cosa si intende affermando che occorre "più rigidità nella produzione di qualità"?

Dopo il problema diserbanti dobbiamo aggiungere un'altra constatazione: cos'è quello "strano fumo" che poi si depositerà sul suolo, sulle foglie, sui grappoli e verrà assorbito dalle radici, che vediamo spargere dai trattori condotti da uomini mascherati, più simili a dei chimici di un laboratorio nucleare che a dei contadini? Resta poi il controllo da effettuare durante tutte le fasi lavorative delle uve sino all'imbottigliamento, non dimentichiamo che molti prodotti chimici usati sono tossici e possono scatenare allergie e disturbi anche gravi. Recenti fatti hanno purtroppo fatto conoscere il dramma di persone che da anni "...vivono", ma sarebbe più esatto dire "respirano", in coma vegetativo dopo avere mangiato o bevuto prodotti alterati dai solfiti o da altri prodotti chimici. E non dimentichiamo che i solfiti non si producono solo in modo naturale ma sono usati per uve (ma anche per carne e altri alimenti) poco sane, marce o ammuffite, o a causa di lavorazione eseguite in locali sporchi.
Si è detto che il numero di bottiglie prodotte supera quello della richiesta di mercato. Si è anche parlato della necessità di fissare prezzi inferiori per favorire una maggiore vendita delle bottiglie e della necessità di ricercare gli acquirenti nel mercato estero (io punterei anche sul turista in transito), ma quale garanzia qualità-prezzo possiamo dare ad una clientela "competente" che sa riconoscere la qualità... se poi offriamo prodotti troppo cari e non sempre di ottima produzione? Se lo scandalo del vino al metanolo risale al 1986, causato da incompetenza e avidità, di "incompetenti fai da te"ce ne sono tutt'ora e il metanolo ha solo cambiato nome e tipologia.

L'idea di un "turismo del gusto e in particolare del vino" necessita di degustazioni presso i produttori o durante il pranzo al ristorante, ma come possiamo vendere senza fare degustare se per... l'etilometro basta un bicchiere, pranzando a casa, al ristorante o in cascina, per renderci un popolo di ubriaconi-assassini, anche se in realtà l'uomo italiano è penalizzato per colpe che non gli appartengono e a pagare è stato un settore tra i più produttivi: messo impietosamente in ginocchio!
C'è anche la necessità di un controllo sul rincaro eccessivo del vino nei ristoranti, e quello sulla "lievitazione" dei prezzi dei pasti a seconda della provenienza del cliente... non ne sono stata esentata neppure io...
Vino e turismo?
Sempre più turisti amano fare trekking in bici o a piedi percorrendo i sentieri o camminando nei boschi: la caccia già rendeva impossibile questo sport ecologico nei mesi di apertura venatoria, ora che il Senato ha votato un emendamento che sdogana la caccia senza limiti e senza regole (si attende il voto della Camera), se verrà approvato "sconvolgerà" anche le passeggiate primaverili ed estive degli amanti della natura e non saranno solo più i contadini al lavoro nei campi o chi si trova a transitare sulla strada a rischiare di... finire nel piatto dei cacciatori e così in con un solo "colpo" ci giochiamo anche il turista!
Applaudo l'idea di promozione del vino e del territorio e brindo con un calice di... Barbera augurando lunga vita all'Italia dei sapori... purchè siano "tipico, tradizionale, territoriale" e siano quelli che hanno fatto la storia e la cultura del cibo delle nostre Regioni e termino con una frase che mi identifica come amante della cucina delle tradizioni, quelle in cui cucinare era un'arte antica e anche stappare una bottiglia era un rito, ed offrirlo era simbolo di amicizia e ospitalità:è "Da astigiana promuovo il Barbera, vino della mia terra, ma democraticamente potrei lasciare a voi la scelta: che sia una bottiglia di rosso o di bianco, che sia piemontese o veneto, toscano o siciliano; che lo sorseggiate in un calice o in un bicchiere. Ma fate che non sia mai vino... conservato in plastica o cartone, nè in un plastificato bicchiere, e possibilmente... che sia italiano!".
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