Arte e dintorni
 
Una mostra alle Scuderie del Quirinale per ricordare i duecento anni dal rientro dei capolavori d’arte trafugati da Napoleone.
Il principio che ispirò Napoleone Bonaparte a istituire un Museo Universale nella capitale francese sulla falsariga di quanto avvenuto per il Louvre, istituito nel 1793, era buono, ma come tutti i buoni principi trovò un’attuazione diabolica. Alla requisizione – diritto del vincitore delle campagne militari in Italia, discutibile quanto si vuole,- seguì un trasporto a Parigi improvvisato su carriaggi militari che  procurarono notevoli danni alle opere d’arte, alcune fragilissime come dipinti a tempera su tavola o sculture. Alquanto malconcio ne uscì il gruppo marmoreo del Laocoonte che cadde per ben due volte nell’attraversamento del passo del Moncenisio e vide, una volta giunto a destinazione, anche un intervento di ricomposizione fatto da mani inesperte. Per sua fortuna, rientrato in Italia nel 1816, trovò ad attenderlo Antonio Canova, che per conto del Papa aveva curato il rientro totale delle opere d’arte trafugate. Questa volta la grande maestria del Canova, riportò l’intero gruppo marmoreo all’antico splendore, così come a suo tempo, al momento del ritrovamento, – 1505 – lo aveva lasciato Michelangelo Buonarroti. Oggi il Laocoonte, come amichevolmente  è chiamato, è un’attrazione, fra le più importanti esposte nei Musei Vaticani, anche per essere stata la prima opera d’arte non religiosa su cui nascerà l’intera collezione museale vaticana.
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           Laocoonte - Calco – Prestito dei Musei Vaticani  

Scrivono in proposito i curatori nel bellissimo quanto interessante catalogo edito da Skira: “Il 2016 quindi è in anniversario fondamentale per la storia civile e culturale dell’Europa e in particolare dell’Italia che, contemporaneamente al rientro delle opere migrate in Francia, si troverà ad interrogarsi, per la prima volta, sul rientro di migliaia di capolavori che avevano abbandonato chiese e conventi dopo la soppressione degli ordini religiosi, alcuni dei quali d’importanza simbolica per la cultura italiana e non più rientrati. In questi anni un numero consistente di opere è stato conservato in depositi improvvisati, fatto che ha alimentato un dibattito critico vivace sul valore pubblico del patrimonio artistico, favorendo l’apertura di musei che ancora oggi sono tra le realtà significative del Paese: è il caso della Pinacoteca di Brera, delle Gallerie dell’Accademia di Venezia o della Pinacoteca di Bologna e di quella che oggi è la Galleria Nazionale dell’Umbria”.

Lo scultore Antonio Canova, grazie al prestigio internazionale che godeva, fu nominato da Papa Pio VII commissario per la restituzione dei beni sottratti allo Stato Pontificio. Lo stesso Canova, dopo un breve soggiorno a Londra per ringraziare re Giorgio IV e l’intera nazione inglese per aver reso possibile questa operazione, anche con un contributo in denaro, e al quale donò la famosa statua di Venere, nel dicembre 1815 organizzò una prima spedizione di opere d’arte, sequestrate nei territori pontifici dell’Umbria ed Emilia Romagna, che giunsero via terra a Bologna alla fine del mese di dicembre.

Nel mese di settembre 1816 arrivarono nel porto di Civitavecchia 52 casse contenente opere d’arte, pittoriche e scultoree, sottratte nei territori laziali e alle collezioni pontificie.Altrettante operazioni avvennero, sempre con una grande partecipazione di popolo e grandi feste, nelle città di Milano, Torino, Venezia, Firenze e Napoli. 
 
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Raffaello Sanzio: Papa Leone X. Prestito dalla Galleria degli Uffizi
 
Dalla Galleria degli Uffizi di Firenze è stato prestato un vero capolavoro pittorico, esposto in mostra, il ritratto di Papa Leone X – Medici –  con i cardinali Giulio Medici e Luigi de Rossi, eseguito da Raffaello nel 1511, poco prima di essere nominato direttore della Fabbrica di San Pietro.

I commissari francesi incaricati di selezionare le opere d’arte si dimostrarono interessati, in un primo momento, solo ad opere d’arte non anteriori a Raffaello, con un’unica eccezione per il Perugino, che essendo stato maestro dell’urbinate lo considerarono il caposcuola del rinascimento romano. Le opere d’arte su cui concentrarono le loro attenzioni sono state esposte al primo piano delle Scuderie del Quirinale. Lungo il percorso espositivo troviamo, raggruppate in varie sezioni, una selezione dei grandi capolavori di pittori veneti a partire dal cinquecento: Tiziano, Veronese e Tintoretto, così come i grandi artisti della scuola bolognese del seicento: Carracci, Guido Reni, Domenichino, Guercino ed altri.
 

roma-un-museo-universale-dal-sogno-di-napoleone-a-canova-03Venere Capitolina: marmo Pario, prestito Musei Capitolini, rinvenuta paraggi della chiesa di S,Vitale. All’indomani del trattato di Tolentino del 1797, la Venere Capitolina fu inserita nella prima, della due liste, delle opere scultoree da inviare in Francia insieme al Bruto, lo Spinario e il Galata Morente. Sarà una delle opere debitamente oscurate in occasione della visita ai Musei Capitolini del presidente iraniano. Il quadro alle sue spalle è un’opera pittorica di Guido Reni raffigurante “La fortuna coronata”.

Dalla requisizione francese non si salvarono le sculture di epoca imperiale romana, tutte molto importanti, quali la Venere Capitolina o l’Apollo del Belvedere, che ebbero un soggiorno parigino ed oggi fanno la loro bella figura in questa rassegna in compagnia delle opere pittoriche oggetto di  questo primo saccheggio.

Nel settembre del 1811 giunse in Italia Dominique-Vivant Denon, direttore del Musèe Central des Arts, figura poliedrica di diplomatico, scrittore e disegnatore che era vissuto a lungo in Italia tra Napoli, Venezia e Firenze, con il preciso intento  di requisire opere pittoriche di Primitivi, ovvero pittori precedenti a Raffaello. Presero così la strada verso Parigi opere di grandi artisti, artefici di primo piano del Rinascimento Italiano. Per ironia della sorte, in questa occasione, fu coinvolto anche Giovanni Santi che inizialmente, malgrado essere stato il padre di Raffaello e suo primo insegnante, non fu ritenuto degno di essere incluso nel Musée Napoleon, così ribattezzato quello che doveva essere inizialmente il Museo Universale.  Questo Museo fu progettato sulla falsariga, seguita anche per il Louvre, di un museo enciclopedico, le cui teorie sono tutt’oggi oggetto di appassionate discussioni fra storici e critici d’arte, nel quale hanno un ruolo rilevante anche gli operatori del turismo culturale per la primaria importanza che questo riveste nel circuito economico del Paese.

Al loro ritorno in Italia queste opere seguirono la sorte di tutte le altre ed oggi, una loro qualificata selezionata, la troviamo esposta al secondo piano delle Scuderie del Quirinale. 
 
roma-un-museo-universale-dal-sogno-di-napoleone-a-canova-04Antonio Canova: “Venere Italica” 1809/1811. Gesso. Prestito della Fondazione Canova di Possagno (Città natale dell’artista). Il ritratto in marmo sulla sinistra, dallo sguardo interessato a Venere, è di Pietro Vannucci, detto Il Perugino, grande conquistatore di cuori femminili (collocazione casuale o voluta?) 

Significativo, tanto per il messaggio artistico che per quello politico ed espositivo, è l’allestimento dell’ultima sala dove al centro troviamo la “Venere Italica”, così battezzata dal suo autore , Antonio Canova, al quale fu commissionata, dal governo della Toscana, per “onorare il genio della Nazione, unificata nel nome delle bellezza e delle arti”. Nell’occasione Canova promosse anche la realizzazione di una serie di busti da collocare nel Pantheon con lo scopo, come venne scritto, di:”celebrare il merito degli estinti e infiammare alla gloria l’animo dei viventi”. Scrivono in proposito i curatori: “Decine di ritratti, commissionati a giovani scultori romani, vennero esposti nell’edificio – scelto da Raffaello come propria sepoltura,- secondo un percorso che per la prima volta rendeva visibile una possibile storia dell’arte italiana, a cominciare da Giotto. Le arti, attraverso la stessa esperienza del museo universale parigino, avevano guadagnato un valore identitario, al quale da più parti si fece appello negli anni delle Restaurazione, spronando all’unità del paese. Un appello caduto nel vuoto, come ricorda , a chiusura della mostra, il dipinto di Hayez, significativamente messo in dialogo con la Venere Italica.

roma-un-museo-universale-dal-sogno-di-napoleone-a-canova-05Francesco Hayez: “La Meditazione (L’Italia 1848)”- 1851. Olio su tela. Prestito della Galleria d’Arte Moderna Achille Forti – Verona 

Nel quadro, abbandonate le sembianze della divinità, l’Italia prende le vesti di una bellissima fanciulla del popolo, fiera ma oltraggiata. E’ l’immagine più toccante dello smarrimento esistenziale che afflisse gli animi nel difficile percorso del Risorgimento italiano”. Un ruolo importante nel Risorgimento Italiano e nell’unificazione del Paese lo ebbero prima Napoleone Bonaparte e successivamente il nipote Napoleone III  con le Guerre d’Indipendenza.

Catalogo Skira pagine 220 con importanti apporti scientifici e tavole a colori e in bianco e nero; €.40,00, in mostra €.35,00.

INFO: Roma, Scuderie del Quirinale, Via XXIV Maggio, 16 fino al 12 marzo 2017. Orari dalla domenica al giovedi dalle 10,00 alle 20,00. Sabato e domenica fino alle 22,00. Biglietto d’ingresso intero €.12,00 - ridotto €.9,50. Informazioni sito web www.scuderiedelquirinale.it – oppure telefoniche +39.06.3996.7500

foto di Donatello Urbani


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