La realizzazione di questa importante rassegna si deve alla Fondazione Cariperugia – Cassa di Risparmio di Perugia – che ha aperto le porte di depositi, spesso blindate e chiuse a doppia mandata, custodi di grandi tesori d’arte, vere e proprie collezioni museali, di proprietà di banche e fondazioni bancarie, con il preciso intento di richiamare l’attenzione sul territorio umbro dopo i disastri causati dal terremoto non solo diretti dovuti alle distruzione, ma principalmente indiretti come il crollo delle presenze turistiche che in breve tempo, fin dalla prime scosse, si sono azzerate quasi completamente. Queste raccolte di oggetti d’arte intraprese dagli istituti bancari si sono concentrate quasi esclusivamente nel recupero sul territorio di tutto quanto fosse il più rappresentativo possibile della comunità, nell’intento non solo di privilegiarla quanto per stabilire un legame affettivo diretto con le terre nelle quali esercitavano l’attività creditizia.
Giotto: “San Francesco d’Assiisi” – Tempera su tavola, 1320. Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze
Così nelle loro collezioni sono entrate anche opere d’arte di grandi maestri ad iniziare proprio da quelli che più di tutti hanno caratterizzato e fatto grandi le arti visive italiane. Il titolo della mostra: “Da Giotto a Morandi – tesori d’arte di Fondazioni e Banche italiane” intende valorizzazione lo straordinario patrimonio artistico posseduto dalle Fondazioni di origine bancaria e dalle Banche italiane. Si tratta di un patrimonio ampio, come scrivono i curatori: “Che, per la varietà della sua composizione e per la sua stratificazione temporale, può essere considerato il volto storico e culturale dei diversi territori della nostra penisola”. Una prima considerazione sui contenuti artistici di questa rassegna è offerta dai nomi dei due artisti riportati sul titolo, vissuti, uno Giotto di Bondone, nel tredicesimo secolo e l’altro, Giorgio Morandi, nel ventesimo. Proprio da questa osservazione è possibile comprendere la vastità di opere d’arte che sono state prodotte in Italia in un lasso di tempo lungo sette secoli. Le stesse 73 Fondazioni bancarie attive nel nostro territorio, di cui 59 sono le prestatrici, sono proprietarie di oltre 13 mila opere d’arte, di cui oltre 90 presenti in questa mostra. Queste 90 opere selezionate verranno esposte lungo un percorso allestito nel Palazzo Baldeschi, edificio storico di proprietà della Fondazione perugina. Un commento pertinente è stato espresso da uno dei curatori, Vittorio Sgarbi, che ha sottolineato: “Non chiamiamola mostra, sarà come varcare le porte di un grande museo nazionale, come visitare la Galleria degli Uffizi di Firenze, il Museo di Capodimonte di Napoli o la Pinacoteca Brera a Milano”.
La maggior parte delle opere d’arte possedute dalle Fondazioni, così come quelle esposte in mostra, sono state catalogate in raccolte, consultabili online in una banca dati realizzata dall’Acri, l’Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio. E’ interessante, nel consultare questa banca dati, scoprire i criteri che hanno ispirato i curatori e che sono state la linea guida nel compiere la selezione per questa esposizione. Selezione che non deve essere stata affatto facile e che solo la maestria, in particolare di Vittorio Sgarbi, ha consentito di esporre quanto di più significativo, bello e prezioso fosse presente in queste collezioni. Un criterio importante seguito in questa selezione è stato quello di presentare e rivalutare artisti minori o poco conosciuti al grande pubblico come nel caso di Matteo da Gualdo la cui “Madonna Assunta tra San Tommaso e San Sebastiano” è raffigurata nella locandina quale emblema di questa rassegna.
Matteo da Gualdo: “Madonna Assunta tra San Tommeso e San Sebastiano” - Tempera su tavola, 1495. Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia
Matteo da Gualdo di Pietro di Giovanni di Ser Bernardo – 1435/1507 - nasce a Gualdo Tadino, da una famiglia di notai-pittori ed ha lasciato importanti testimonianze artistiche nel territorio gualdese e nelle vicine città di Nocera Umbra e Assisi. La sua prima formazione avvenne a Foligno nella bottega di Bartolomeo di Tommaso con integrazioni successive dovute alla collaborazione con Girolamo di Giovanni come testimoniato da opere ispirate dalla cultura pittorica marchigiana. Le fonti storiche parlano di una lunga permanenza ad Assisi, dove svolse anche l'attività di notaio, che lo portò in contatto con Nicolò Alunno, dal quale trasse una forte ispirazione. Il risultato di questa combinazione fu che il suo stile divenne fortemente personale ricco di spunti fantastici ed a tratti irrealistici, come le pose espressive dei volti o certi gesti bruschi e quasi innaturali. Tutto questo è facilmente riscontrabile nelle figure e nei tratti somatici, in particolare dei volti, dei due santi e della Madonna nell’opera testimone di questa rassegna. Le diverse espressioni ci dicono del diverso ruolo che ricoprono questi personaggi nel dipinto, in particolare quello della Madonna che risente chiaramente dell'arte di Carlo Crivelli, ultimo ispiratore dell’arte di Matteo, e uno dei principali maestri del Rinascimento Italiano, che fuggito da Venezia dove era accusato di omicidio, riparò nelle Marche dove ha lasciato preziose quanto belle testimonianze artistiche.
Il lungo percorso artistico compiuto nei secoli successivi dalle arti visive italiane che ci porta di fronte alle opere di Giorgio Morandi, è quanto mai articolato e di grande interesse. E’ sufficiente considerare che proprio in questo arco di tempo l’Italia raggiungerà traguardi di tutto rispetto tanto da detenerne il primato assoluto, come giustamente gli è stato riconosciuto dai più importanti studiosi di tutti i tempi.
Giorgio Morandi: “Natura Morta” – Olio su tela, 1941. Fondazione Cassa Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona
Giorgio Morandi (Bologna, 20 luglio 1890 – Bologna, 18 giugno 1964) è stato pittore e incisore e, in queste arti, fu uno dei grandi protagonisti del Novecento a livello mondiale. Sono celebri le sue nature morte, olio su tela, dove la luce rappresenta il fondamento delle sue opere. L'apparente semplicità dei contenuti: vasi, bottiglie, ciotole, fiori, paesaggi, viene esaltata dalla qualità pittorica e grazie a questa diverranno dei veri protagonisti della scena. I pochissimi colori presenti nelle sue opere sono una sua particolare caratteristica, ed è proprio questa che lo rende poetico e surreale. Di grande importanza sono le opere grafiche, in particolare le acqueforti realizzate tutte da autodidatta, così come le incisioni che saranno un preciso riferimento per tutti i successivi artisti incisori per la loro caratteristica di risolvere poeticamente i molti problemi espressivi di questa tecnica.
Morandi ha vissuto in via Fondazza, a Bologna, con la madre e le tre sorelle Anna, Dina e Maria Teresa, e sempre nella sua stanza di via Fondazza realizzò tutte le sue opere. Solo dopo il 1960, anno di acquisto di una casa estiva a Grizzana Morandi, il nome dell'artista è stato aggiunto ufficialmente al toponimo del comune ben 20 anni dopo la sua morte, ebbe un vero e proprio studio con vista di fronte ai tre Fienili del Campiaro, soggetto di frequente ritratto nelle tele dal pittore.
Un evento culturale questo che come sostiene il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia Giampiero Bianconi: “L’iniziativa assume ancor più valore in quanto proprio quest’anno si celebrano i 25 anni dalla nascita delle Fondazioni di origine bancaria. Abbiamo sempre investito importanti risorse per la valorizzazione del patrimonio culturale del nostro territorio e siamo orgogliosi di poter portare proprio nella nostra città alcuni esempi che testimoniano come in tutto il territorio nazionale Fondazioni e Banche abbiano operato in questa direzione, permettendo di salvaguardare un patrimonio artistico di grande valore che merita di essere messo a disposizione del pubblico”.
“Un patrimonio privato messo a disposizione del pubblico in un’ottica non privatistica, ad integrazione di una attività culturale che i musei pubblici nazionali non potrebbero permettersi”, aggiunge il curatore Vittorio Sgarbi..
INFO: Perugia: Palazzo Baldeschi, fino al 15 settembre 2017
Foto © Studio Esseci