E’ stato un congresso ‘svolta’ per la Società Italiana di Medicina Estetica, che dopo decenni ha abbandonato la sede storica del Rome Cavalieri a Roma per spostarsi alla ‘Nuvola’ di Massimiliano Fuksas: Gli ampi spazi disponibil, hanno permesso di ampliare l’offerta formativa aumentando le ‘live sessions’ in sede congressuale. Tema del congresso ‘Medicina estetica: immagine, etica e scienza’ su cui si sono confrontati 6 opinion leader stranieri.
«Stiamo vivendo un momento abbastanza confuso – ha spiegato il presidente della SIME, Emanuele Bartoletti – dove vediamo moltissime pazienti che pretendono di essere ‘iper-trattate’. Sono convinto che il problema non sia quello di medici estetici che propongono trattamenti ‘esagerati’, piuttosto quello di colleghi che non sappiano bene come dire di ‘no’. Abbiamo quindi pensato ad una sessione con casi emblematici di pazienti eccessivamente insistenti e a come affrontarli, come convincerli che non sia il caso di fare quell’intervento.»
Il mercato della medicina estetica in Italia mostra un trend in aumento per tutti i segmenti d’età, compreso quello riguardante giovani e giovanissimi. In un campo ancora largamente dominato dalla richiesta delle donne (che sono oltre l’80%), anche il mondo maschile sta mostrando un crescente interesse verso i trattamenti della medicina estetica; in particolare, tra gli uomini la richiesta dei trattamenti estetici non chirurgici è aumentata del 25% dal 2008. Alla base del successo e del crescente interesse per questa branca della medicina vi è la ‘normalizzazione’ e l’accettazione sociale di queste procedure, in gran parte trainata dai social media.
Una grossa fetta di mercato è occupata dalla fascia d’età 19-34, che effettua il 40-45% delle procedure ed è la più influenzata dalle mode e dai trend social. Il 35-40% delle procedure riguarda la fascia d’età tra i 35 e i 50 anni.
Per quanto riguarda i trattamenti a dominare il mercato (rappresentano quasi l’80% di tutte le procedure di medicina estetica) sono ancora gli iniettabili (acido ialuronico e tossina botulinica). Nel campo dei trattamenti di ringiovanimento facciale, le star sono i peeling chimici e i trattamenti di skin tightening, mentre degli evergreen sono la depilazione permanente, i trattamenti anti cellulite e la rimozione non chirurgica del grasso. Richieste dunque ‘tradizionali’ quelle che gli italiani fanno alla medicina estetica, ma in mercato molto dinamico e in costante rinnovamento che ha visto negli ultimi anni affermarsi procedure quali il rinofiller e il coolsculpting.
Le nuove tecnologie digitali e di Intelligenza Artificiale hanno messo a disposizione ‘app’ di face editing ed esperienze di realtà aumentate che stanno entrando sempre di più nelle dinamiche di consulto, preliminari al trattamento e che permettono al medico di fornire al paziente un’idea precisa dei risultati di una determinata procedura.
«Finalmente stiamo assistendo ad un ritorno alla normalità e alla naturalezza dei risultati della medicina estetica – ha dichiarato Bartoletti – Ma ogni era ha la sua debolezza. Infatti se è vero che le donne dai 35-40 anni in su hanno iniziato a capire l’importanza della naturalezza, stiamo assistendo oggi ad una esasperazione del concetto di prejuvenation: un termine che traduce in linguaggio moderno il concetto di prevenzione che è il primo obiettivo della medicina estetica. Troppi giovani spinti da comunicazioni social troppo aggressive fatte da loro coetanee o, peggio, da medici o non medici con pochi scrupoli, ricercano delle modifiche non giustificate del loro corpo (labbra, zigomi, seno, naso). Non essendo giustificate da un inestetismo da correggere, se eseguite non fanno altro che portare ad una alterazione della naturalezza e della bellezza fisiologica che è propria dell’età adolescenziale e postadolescenziale. La prevenzione è soprattutto educazione allo stile di vita, non va confusa con la correzione. Dietro il termine prejuvenation troppo spesso si nascondono inutili correzioni su soggetti toppo giovani fatte con la scusa della prevenzione».
La reputazione dei medici estetici italiani infine sta facendo del nostro Paese anche una meta di turismo sanitario; ben il 15% dei trattamenti estetici nel 2021 sono stati effettuati su pazienti internazionali. Anche se il mercato internazionale è saldamente dominato dagli Usa (5,3 milioni di procedure di medicina estetica effettuate nel 2021), l’Italia è il Paese con il maggior numero di procedure di medicina estetica in rapporto al numero di abitanti.
Il mercato internazionale della medicina e chirurgia estetica è stato valutato intorno a 13,9 miliardi di dollari nel 2022 ma entro il 2027 si stima che potrebbe arrivare a 23,4 miliardi di dollari. Le procedure non chirurgiche nel 2021 rappresentavano il 54% del mercato globale, per un valore stimato intorno a 7,5 miliardi di dollari. La crescita di mercato è guidata principalmente dalla crescente importanza attribuita all’aspetto fisico e alla necessità di sentirsi meglio con sé stessi. Accanto a questo, non esiste più lo stigma e pregiudizi che circondavano il ricorso a queste pratiche.
«Questi dati sono certamente interessanti, ma fortunatamente in alcuni casi si discostano dall’esperienza dei soci SIME – ha dichiarato ancora il presidente della SIME Emanuele Bartoletti – particolarmente significative sono le percentuali riguardanti i giovanissimi. Nel presente report, tra il 40% e il 45% di coloro che si rivolgono alla Medicina Estetica rientrano nella fascia d’età compresa tra i 19 e i 35 anni. Non è specificato quanti di questi rientrino nella fascia 19 – 25 anni, ma spero che siano pochi. Dalla Survey condotta tra i soci SIME, fortunatamente solo il 5% rientra alla fascia d’età al di sotto dei 24 anni, e la maggior parte di questi giovani ha problemi di acne. L’aumento del ricorso dei giovani alla Medicina Estetica rappresenta un problema serio. Molto spesso sono spinti dai social media in maniera diretta o subliminale, e ciò comporta il rischio di incontrare medici, o peggio ancora, non medici, che accondiscendono a richieste spesso prive di senso. È importante fare attenzione, poiché la dipendenza dei giovani da questo tipo di terapie sta diventando sempre più preoccupante. Questo porta al rischio di sottoporsi a trasformazioni di cui potrebbero pentirsi in seguito».