Partiamo

 

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Un polmone verde a mezz’ora di macchina da Roma. La Campagna romana non smette mai di stupire e invita chi è alla ricerca di verde e serenità ad immergersi nella sua bellezza a pochi passi dalla metropoli. Basta spingersi qualche chilometro ad est per respirare già aria di vacanza e le meraviglie da scoprire iniziano ancor prima di salire verso le prime case di Tivoli.

Il viaggio inizia subito con le Terme di Tivoli, quelle Acque Albule citate da Virgilio che un tempo sgorgavano in una campagna romana incontaminata, alimentando laghi considerati divini. Queste acque erano il regno della Sibilla Tiburtina che presso una fonte solforosa dispensava i suoi antichi oracoli.

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Oggi sebbene la Sibilla non ci sia più i ruderi delle antiche terme romane testimoniano ancora l’importanza che queste acque avevano e quanto fossero frequentate durante l’epoca imperiale. Le proprietà terapeutiche delle acque albule sono rimate immutate nel tempo. Dopo alterne vicende lo stabilimento termale è stato oggetto di una completa ristrutturazione ed ora si propone come un’oasi ideale per una giornata o più di autentico relax e cura.

Il territorio circostante le Terme di Roma è un tesoro di vestigia romane e medievali con la magnifica Villa Adriana come seconda tappa imperdibile. Commissionata dall’Imperatore Adriano tra il 125 e il 134 d.C. la villa è un capolavoro architettonico che comprende teatri, ninfei, templi, piscine. Tutto concorre a creare la bellezza di questo luogo così importante da essere stato riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità.

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Proseguendo verso il cuore di Tivoli le scoperte si susseguono, a cominciare dal suggestivo centro storico fino alle due gemme da non perdere. Una di queste è la rinascimentale Villa d’Este dove i giardini all’italiana offrono una rilassante passeggiata tra terrazze, scalinate giochi d’acqua creati dalle circa 260 fontane alimentate dalle acque del fiume Aniene che una volta deliziavano gli ospiti del Cardinale Ippolito d’Este.

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L’altra meraviglia è Villa Gregoriana, fatta costruire da Papa Gregorio XVI. Proprietà del FAI dal 2002 e riaperta al pubblico dopo un restauro esemplare si snoda tra le rovine del tempio di Vesta con boschi, sentieri, grotte, ruscelli e l’imponente cascata ottenuta dalla deviazione dell’Aniene.

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Lasciata Tivoli ci immergiamo in un territorio dove il verde regna sovrano e la natura, incantevole nella sua semplicità, offre il meglio di sé. Siamo nelle #Terre di Otium, da scoprire con lentezza, per assaporare paesaggi incontaminati e borghi che sono pezzi di un Medioevo rimasto intatto nei secoli. Come San Gregorio da Sassola, aggrappato alle pendici dei Monti Prenestini.

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Un centro medievale e un quartiere seicentesco uniti dal castello Brancaccio, nato nel X secolo come rocca difensiva, trasformato poi in dimora residenziale e passato nelle mani di diversi proprietari. Dopo anni di chiusura oggi è di proprietà del Comune che l'ha dato in gestione ad una società che appena un anno fa l'ha riaperto come location per eventi dopo un meticoloso restauro. Ma non solo matrimoni ed eventi privati, il ristorante e la gelateria sono a disposizione anche per i clienti esterni e per il futuro è in progetto l’organizzazione in giorni prestabiiti di visite guidate agli interni e ai magnifici affreschi attribuiti ai Fratelli Zuccari.

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La nostra ricerca di quiete ci porta verso i sentieri della futura Riserva Naturale dell’Agro Tiburtino Prenestino e lungo l’ "Anello Giganti dell’Acqua” incontriamo subito il basolato romano selciatella. Nella futura area protetta ogni pietra parla di una vita agreste dove i ritmi quotidiani sono ancora scanditi dalla natura e dalle stagioni.

Arrivati al Ponte della Mola assaporiamo l’aria frizzante mentre ammiriamo i resti dell’antica struttura fatta costruire nel I secolo d.C. dall’Imperatore Adriano per sopperire ai costi di manutenzione dell’acquedotto Anio Vetus, il più antico dei quattro acquedotti aniensi.

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Inebriati dalla tranquillità del posto, circondati solo dalla natura, ci concediamo un momento di ozio in queste terre di otium, prima di proseguire alla volta di Poli, dove ci attende Palazzo Conti. Il paese si estende su uno sperone di tufo dalle pareti a strapiombo. Situato all’inizio del borgo antico,  il Palazzo Conti è sede del comune ed è famoso per aver ospitato diverse volte Papa Innocenzo III.  Custodisce al suo interno notevoli affreschi, in particolare nella cappella dove si ammira un capolavoro del Cavalier d’Arpino che ritrae S. Francesco in atto di ricevere le stimmate.

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Circondati dal verde delle montagne dirigiamo i nostri passi verso Guadagnolo. Salendo in quota incontriamo solo mandrie di mucche e cavalli bradi al pascolo. La nostra meta è il Montagna Cavalli Ranch, un rifugio immerso nella natura che offre esperienze di turismo equestre autentiche differenziate secondo il livello di capacità dei cavalieri. Dalle passeggiate a cavallo tra pinete e faggete per ammirare un panorama che si estende da Colleferro a Roma fino al mare passando per la Valle del Giovenzano, fino alle lezioni di equitazione, i trekking sui sentieri e le grigliate in compagnia i servizi della struttura si rivolgono a coloro che cercano una connessione genuina con la natura. 

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Il posto ideale per una giornata di quiete e di ozio tra vallate selvagge e incontaminate coccolati da Rita, Massimiliano e Cristiano della Agromnia Società Agricola. La società, attraverso un castagneto di 166 ettari dichiarato monumento naturale e che conta alberi di oltre 500 anni, si dedica anche alla produzione delle Mosciarelle di Capranica Prenestina, un tempo risorsa alimentare importante per la popolazione che le utilizzava in vari modi. Oggi questa eccellenza locale è stata riconosciuta presidio Slow Food e festeggiata a novembre di ogni anno con una Sagra giunta alla 42a edizione. Il castagneto produce circa 15 quintali di mosciarelle l'anno che dopo la raccolta vengono sottoposte ad un particolare processo di essiccazione ed affumicatura che avviene ponendo le castagne all’interno di un locale chiuso ben distribuite su dei graticci sollevati a circa 2 metri da terra.

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Dopo aver distribuito le castagne sui graticci si procede all’affumicatura con il fumo che si sprigiona dal fuoco dei rami degli alberi di castagno e dello scarto, cioè le bucce delle castagne. Un processo che dura circa 40 giorni, con il calore che asciuga le castagne e il fumo che dona ai frutti quel caratteristico aroma di affumicato. Terminata l’essiccazione le castagne vengono confezionate per la vendita o trasformate in farina, pasta, biscotti e crema da spalmare su crostini e da gustare con l’aperitivo. Ma non solo, da un po’ di tempo i tre soci sotto le direttive di un esperto birraio si sono lanciati nella preparazione di una birra artigianale a base di castagne e il risultato è eccellente. Alla birra prodotta hanno dato il nome di "166 ettari" in onore del castagneto.

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La tradizione continua esplorando nuove possibilità di trasformazione delle mosciarelle di Capranica in ottimi prodotti per diffondere ancor più la conoscenza di un’eccellenza tipica locale che merita di essere maggiormente valorizzata.

Terminiamo la nostra visita ripromettendoci di tornare in queste #Terre di Otium, dove ogni passo è un incontro con la storia e la natura, un'esperienza che nutre l'anima e il corpo, lasciando un'impronta indelebile nel cuore di chi le visita.

Photo credits: ©Archivio TdV


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