Partiamo

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Il turismo in bici sta vivendo un'esplosione di popolarità, trasformando le vacanze in esperienze avventurose e sostenibili. Sempre più viaggiatori abbracciano la libertà e la connessione con la natura offerta dalle due ruote.

Questa forma di turismo non solo promuove uno stile di vita attivo e salutare, ma anche un approccio sostenibile al viaggio. La bicicletta è un mezzo di trasporto ecologico, riduce l'impatto ambientale e consente ai viaggiatori di apprezzare appieno la bellezza dei luoghi visitati.

Il progetto Interreg “In bici a pelo d’acqua” congiunge l’Italia con la Svizzera per incentivare un turismo responsabile e sostenibile lungo un itinerario di 270 km su due ruote, che rasenta l’acqua su strade sterrate o ciclovie a basso traffico già esistenti riconosciute di interesse nazionale o regionale, pedalando dal Canton Vallese fino al Novarese, sostando a scoprire storia e cultura e gustando l’enogastronomia dei territori.

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Dal Passo del Sempione si giunge a Domodossola (oppure vi si arriva in treno caricando la bici a Briga). L’itinerario Via del mare prosegue con la ciclovia del fiume Toce fino al lago di Mergozzo, scendendo da Omegna verso la sponda occidentale del lago d’Orta; da Pella, ricorrendo all’intermodalità, si può raggiungere in battello Orta San Giulio sull’altra sponda e proseguire in bici costeggiando il lago fino a Gozzano, proseguendo per Borgomanero e poi scendendo verso le risaie della bassa novarese solcate da canali irrigui.

Questo tragitto che percorre longitudinalmente la provincia di Novara si interseca a Borgomanero con l’itinerario della Pedemontana che da Romagnano Sesia sale verso le colline di Boca, fino a Castelletto sopra Ticino, dove inizia l’itinerario che conduce a Cerano attraversando il Parco della Valle del Ticino, l’area protetta fluviale più grande d’Europa lungo il corso piemontese del fiume. Nel comune di Cameri la sede storica del Parco è Villa Picchetta, ristrutturata e adibita a bike hotel con tutti i servizi per i cicloturisti, con nove posti letto e possibilità di cucinare e lavare, oltre a colonnine di ricarica per bici elettriche.

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Andiamo a scoprire gli inaspettati tesori storici, artistici e gastronomici delle località toccate dai percorsi naturalistici, legati dal fil rouge delle opere di Alessandro Antonelli, l’architetto della Mole Antonelliana.

A Borgomanero, centro strategico di intersezione degli itinerari, appoggiamo la bici al muro dell’Oratorio romanico di San Leonardo, punto di riferimento per i pellegrini della Via Francisca, che conserva pregevoli affreschi del XII secolo nell’abside e sulle pareti con la serie dei dodici Apostoli e il ciclo dei mesi. A Villa Marazza, sede della Fondazione e della Biblioteca Civica è custodito un patrimonio di libri, stampe, incunaboli e pergamene. Per rifocillarsi con un pasto tipico dal sapore antico ci fermiamo alla Trattoria del ciclista per gustare un saporito “tapulone” (carne d'asino tritata al vino rosso).

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Romagnano Sesia, sulle colline novaresi, è la “città del vino”, dove sui resti di un convento cappuccino seicentesco l’Antonelli realizzò Villa Caccia, dal 2006 Museo storico etnografico della Bassa Valsesia nato dal nucleo della raccolta di Maria Adriana Prolo. Esposti attrezzi di lavoro dei mestieri tradizionali e dei vignaioli, la ricostruzione di un’osteria e di un’aula scolastica di inizio Novecento, la sala della tessitura e la sala del Venerdì Santo che attesta l’antica tradizione di teatro popolare risalente al 1729 con la Congregazione del Santissimo Enterro, che negli anni dispari il Venerdì Santo per le vie del borgo fa rivivere con trecento personaggi in abiti tradizionali la storia della Passione di Cristo. Infine una ricca collezione di giocattoli artigianali recuperati dalla Prolo.

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In un’area porticata, risalente all’abbazia di San Silano in contrada Badia, chiamata “Cantina dei Santi” forse perché utilizzata per il deposito del vino, un ciclo di affreschi del XV secolo raffigura in stile tardo gotico la storia di re Davide che sconfigge il leone, uccide con la fionda il re dei filistei Golia, è imprigionato dal re Saul nella torre e alla di lui morte diviene re del popolo di Israele. L’attribuzione è a Bartulonus da Novara, attivo in varie imprese nella zona.

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Sulle tracce dell’Antonelli giungiamo a Boca, dove nel 1822 dà inizio al cantiere del maestoso Santuario del Santissimo Crocifisso di impostazione neoclassica, che doveva custodire la miracolosa Cappella delle anime purganti, meta di pellegrinaggi. Alla sua morte nel 1888 i lavori non erano ancora conclusi perché il progetto, come era consuetudine dell’architetto, diventava sempre più grandioso. Un violento temporale nell’agosto 1907 fa crollare una colonna del portico e la fiancata, alla cui ricostruzione si dedica il figlio Costanzo proseguendo l’opera paterna.

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Della coltivazione della vite a Boca parla Plinio il Vecchio nella “Naturalis Historia”. Trecento milioni di anni fa nella caldera di un vulcano collassato si formarono le colline di porfidi affioranti che danno vini unici e peculiari. Il Santuario funge da dorsale tra i terreni dalle colorazioni aranciate per l’ossidazione del ferro di Gattinara e della zona di produzione del Bramaterra, e Boca, dove il terreno vira dall’ocra al verdeblu per la presenza di calcio, potassio e manganese. Una sosta presso la Tenuta Guardasole certificata biologica in vigna e in cantina, è un’esperienza che titilla i palati con i pregiati vini biologici dai vitigni Nebbiolo e Vespolina, a bassissimo contenuto di solfiti, sapidi, freschi e leggeri, con sentori di porfidi e graniti.

A Novara l’Antonelli realizza la sua più famosa opera nel territorio della provincia. L’ardito capolavoro alto 121m della cupola di San Gaudenzio, adagiata sulla struttura della basilica seicentesca, edificata solo con mattoni e calce. Costruita tra il 1840 e il 1888, ha vissuto numerose versioni negli oltre quarant’anni di cantiere.

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L’esterno è slanciato e leggero, ad anelli concentrici che si riducono verso la cima, inframmezzati da colonnati. Negli anni in cui si afferma l’uso del ferro l’Antonelli, in controtendenza, utilizza 2046 metri cubi di mattoni locali, servendosi di abili maestranze novaresi, realizzando un unicum architettonico vanto dei novaresi e simbolo della città. Muniti di caschetto, si può salire all’interno della cupola fino a 100 metri di altezza, per godere della vista sulla città.

Concludiamo in dolcezza, con la visita al biscottificio Camporelli attivo dal 1852, nato dalla tradizione cinquecentesca delle monache che preparavano i dolci per il clero romano mettendoli ad asciugare per eliminare l’umidità, ottenendo i bis-cotti.

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Persa con l’editto di Napoleone che ha chiuso i monasteri, la ricetta è stata recuperata dalla famiglia Camporelli, oggi Fasola: impasto di uova, zucchero e farina montato a lungo, steso su fogli senza aggiunta di grassi, due minuti di cottura, posti in camera di essicazione e sottoposti a nuova cottura. Dal vicolo Monte Ariolo si espande la fragranza dei mitici Biscottini di Novara!

www.inbiciapelodacqua.it 
www.parcoticinolagomaggiore.it 
www.turismonovara.it 
www.museostoricoromagnano.it 
www.tenuteguardasole.com 

Foto: ©Tania Turnaturi, ATL Novara, Archivio TdV


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