Palati Raffinati

 piccoli consorzi crescono nuove sfide per le terre di cosenza dop 01

Incrementare le visite in cantina anche fuori stagione e la domanda dei vini in enoteche, winebar e ristoranti. Sono queste le sfide per il 2024 del Consorzio Terre di Cosenza DOP, come dichiarato dal presidente, Demetrio Stancati, in occasione della cena pre-natalizia organizzata dal Gist Lazio (Gruppo Italiano Stampa Turistica) all'Unahotels Decò Roma, dove in abbinamento al menu dello chef Nello Grande de "Il Grande Gatsby" sono state presentate in degustazione 12 etichette cosentine di vitigni autoctoni: magliocco dolce, pecorello, guarnaccia, odoraca, greco bianco, montonico e altre varietà del ricco patrimonio ampelografico calabrese.

«I nostri territori rurali, ricchi di borghi, arte e prodotti tipici, sono una risorsa vincente per attirare i turisti in cantina tutto l'anno. Dai produttori l'impegno per incrementare l'offerta enoturistica del Cosentino. Siamo pronti», sono state le parole di Demetrio Stancati che ha continuato:

«Il nostro è un territorio molto eterogeneo, affacciato su due mari, il Tirreno e lo Jonio, collinare e montagnoso, con alte vette come il Pollino, la catena dell'Orsomarso e l'altopiano della Sila verso sud. Il Cosentino è un esempio di varietà territoriale: microclimi, suoli, esposizioni e paesaggi sempre diversi e sorprendenti, ricco anche di eccellenze agroalimentari, specialità esclusive come il cedro liscio di Diamante, il pomodoro a cuore di bue di Belmonte Calabro, la melanzana violetta di Longobardi, il fico dottato Cosentino. E poi i nostri vini da vitigni autoctoni, i bianchi pecorello e greco, i rossi magliocco e gaglioppo, per citare le varietà più note, simboli enologici di un settore ormai maturo per una nuova sfida – conclude il presidente Stancati - trasformare la Calabria in una destinazione enoturistica di primo piano, con l'accoglienza e la qualità dell'offerta delle nostre cantine, alcune già dotate di servizi di ristorazione e pernottamento di ottimo livello».

Le Terre di Cosenza DOP sono caratterizzate dai vitigni autoctoni e suddivise in 7 sottozone, unificate nel 2011 con la creazione nel 2014 del Consorzio omonimo che ha sostituito l'ex consorzio Vino Calabria Citra, rivisto le regole di produzione e modernizzato un sistema di denominazioni obsoleto. Il lancio enoturistico delle Terre di Cosenza DOP fa parte del progetto "Local Wine Experience", un'iniziativa di formazione professionale finanziata da risorse regionali ed europee, che ha coinvolto operatori del settore alberghiero e della ristorazione, studenti di 11 istituti alberghieri, giornalisti, food blogger e influencer calabresi.

piccoli consorzi crescono nuove sfide per le terre di cosenza dop 02

Le Terre di Cosenza seguono una "piramide della qualità" con un segmento base di vini a base di vitigno internazionale (rosso in uvaggio con almeno il 60% di magliocco). Nel livello superiore ci sono vini monovitigno e le 7 sottozone ex Doc: Condoleo, Colline del Crati, Donnici, Esaro, Pollino, San Vito di Luzzi e Verbicaro. In cima alla piramide si trova il Magliocco, il vitigno rosso principale della zona, prodotto da tutte le cantine con rese massime di 90 quintali/ettaro (rispetto ai 110 di altre tipologie), con grado alcolico e tempi di maturazione e affinamento superiori. I produttori possono indicare in etichetta il nome della vigna tra 132 "cru" nelle 7 sottozone, come "Montino" per Esaro ad Altomonte o "San Bartolo" per Verbicaro.

Piccola denominazione in forte crescita, il Terre di Cosenza Dop, che nel 2020 valeva 2.800 ettolitri di vino certificato Dop, nel 2022 è quasi raddoppiato. Ancora non si conoscono i dati produttivi del 2023 ma le stime sono in positivo. Anche la superficie vitata che nel 2018 era di 126 ettari, nel 2022 ne contava oltre 175.

A fare la parte del leone è il magliocco, la varietà su cui si sono concentrati gli sforzi maggiori per identificarlo al territorio Cosentino dove su 3.500 ettari vitati oltre la metà sono di magliocco dolce. I bianchi, che costituiscono il 30% del vino Dop delle Terre di Cosenza, hanno recentemente guadagnato importanza, anche grazie alla tendenza di vinificarli in purezza. Il Pecorello, vitigno autoctono di Rogliano, ha guidato questa rinascita bianchista. Altre prospettive promettenti riguardano la Guarnaccia del Pollino e il Mantonico, una varietà "importata" dal Reggino.

Concentrata tra i 300 e i 700 metri sul livello del mare, la viticoltura a Cosenza comprende "vitigni reliquia" recentemente registrati. Ad esempio, i grappoli noti con il nome di greco, originari della Grecia ma ora identificati come varietà diverse come il Grecarese di Verbicaro, il Negrellone nero di Montepaone e il Balbino di Altomonte. Altri vitigni includono il Lagario di Sibari, il Mantonico nero ribattezzato Brettio nero, e i bianchi Pujno e Duraca, quest'ultimo un clone di zibibbo dell'alto Tirreno cosentino. Vitigni antichi, attualmente una "banca dati genetica", che potrebbero presto entrare in produzione, come il Montonico pinto, già vinificato in alcune occasioni e tra i prossimi a essere registrato.

www.terredicosenza.it 


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