Settembre, andiamo, è tempo di riprendere l’attività con un rinnovato spirito di educazione e di cultura del vino che l’Associazione italiana sommelier sta portando avanti dal 1965, quando un gruppetto di pionieri a Milano dette vita all’Associazione in un’Italia inebriata dal boom economico.
La delegazione Ais/Lazio, che annovera oltre 2.000 iscritti su un totale di 40.000 in Italia, ha aperto l’anno sociale 2023-2024 nella sede di “A.Roma lifestyle Hotel”.
Quali le linee portanti del nuovo anno? «Stiamo ampliando la nostra offerta culturale, partendo dai corsi che per la prima volta saranno svolti anche di mattina e di pomeriggio, vista la crescente richiesta – spiega il presidente, Francesco Guercilena -. Stiamo lavorando molto per la divulgazione del vino e, soprattutto, del vino del Lazio. Nuovo sito internet e newsletter con più contenuti che arriva ai nostri associati. Poi tornano tutti gli appuntamenti con le degustazioni, con i seminari che sono in programma in tutte le delegazioni della regione. Il diploma di sommelier sta trovando sempre più uno sbocco nel mondo del lavoro. Ci arrivano richieste dal mondo della ristorazione, della nuova distribuzione».
Una serata, quella inaugurale del 25 settembre con il riconoscimento e assegnazione dei diplomi ai nuovi sommelier, accompagnati dai vini del Consorzio Tutela Vini Orvieto con banchi di assaggio di 16 produttori orvietani e lo svolgimento di due master class che ha visto la partecipazione di sommelier, wine lovers e giornalisti.
Il vino Orvieto fuori da Orvieto, è la campagna promozionale per far conoscere un vino che sembrava relegato entro i confini regionali. «Con questo progetto ci proponiamo di raccontare il vino in altre regioni con interventi a breve oltre che nel Lazio anche in Toscana e nelle Marche – spiega la vice presidente del Consorzio, Giulia Di Cosimo -. Una espansione mirata nel centro Italia per ribadire il proprio ruolo nell’Italia del vino, Il Consorzio è stato costituito nel 1958 e nel 1971 l’anno di riconoscimento della Doc Orvieto. E’ il territorio enoico più antico dell’Umbria.»
I vini di Orvieto hanno raggiunto punte di eccellenza grazie al lavoro costante e meticoloso dei vitivinicoltori della zona che hanno badato più alla crescita qualitativa che quantitativa. Crescita qualitativa ben visibile nelle varie guide ai vini d’Italia dove l’Orvieto riceve premi consistenti.
Parlare del vino Orvieto e non fare un accenno alla città ci appare quantomai irriguardoso. Ma lo facciamo con le parole dello scrittore e giornalista Guido Piovene attraverso le pagine del suo inimitabile “Viaggio in Italia” scritto negli anni Cinquanta del secolo scorso. «Dalla piazzetta accanto al Duomo si scorge, come da un balcone, la più romita delle valli umbre, un tessuto di verdi chiari e di verdi cupi, immobile, simile a un arazzo. Alla rupe di Orvieto, il paesaggio roccioso e frondoso tutto vigne e spelonche. Nella conca tra Orvieto e Rocca Ripesena si raduna l’uva migliore, gli acini piccoli e dolcissimi di un giallo intenso. Il Medioevo di Orvieto è dolce, romantico, pittoresco: sa di vigna al sole e di vino bianco tra abbazie dirute».
Foto ©Enzo Di Giacomo