Arte e dintorni

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Prima mondiale per Cecco del Caravaggio, allievo modello del più famoso Michelangelo Merisi, detto appunto il Caravaggio. L’avvio della rassegna dedicata all’artista bergamasco Francesco Boneri, detto Cecco, è fissato per sabato 28 gennaio 2023. In contemporanea con la riapertura della Accademia Carrara, gioiello ed orgoglio di Bergamo che, così, entra a pieno titolo nel 2023 che la vedrà capitale italiana della cultura con Brescia.

Di Cecco del Caravaggio, su cui ha profuso decenni di studi, con risultati di prim'ordine, Gianni Papi, si ha una prima menzione intorno al 1650 quando un viaggiatore inglese, Richard Symonds, quarant’anni dopo la morte del Merisi, individuò nelle figura efebica presente, tra l’altro, nell’Amor vincit omnia o nel San Giovanni Battista il giovane Cecco, sì prodotto della Schola del Caravaggio ma prima ancora intimo dell'irrequieto artista, forse addirittura il suo amante, come ebbe ad annotare lo stesso Symonds nei suoi appunti di viaggio «his owne boy or servant thait laid with him».

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Di certo, una presenza confortante e positiva quella di Cecco nell’esistenza travagliata del Merisi, come testimonia il sorriso sereno e contagioso del San Giovanni Battista del Caravaggio (foto 2) che, a detta dei più, è in realtà un ritratto del giovane Boneri, bergamasco, la cui provenienza è collocata nella zona di Azzano. E pensare che, prima degli studi di Gianni Papi, risalenti agli anni Novanta, Cecco era stato considerato per molto tempo un artista straniero (fiammingo o francese o spagnolo), in ogni caso una delle figure più notevoli del “caravaggismo nordico” (forse per l’influenza del Savoldo): grazie agli approfondimenti più vicini nel tempo, quel nordico deve essere inteso come del Nord d’Italia e non più del Nord d’Europa.

Nell’ambito della rassegna ospitata presso l’Accademia Carrara saranno esposte 43 opere: 19 dei circa 25 dipinti conosciuti da Cecco, 2 opere di Caravaggio e, insieme, artisti che hanno ispirato e sono stati ispirati da questo pittore di indubbio e particolare fascino. Le tele esposte sono frutto di prestiti nazionali ed internazionali e provengono da Berlino, Londra, Madrid, Oxford, Varsavia, Vienna, Brescia, Firenze, Milano, Roma.

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La mostra di Cecco del Caravaggio coincide anche con la riapertura della Accademia Carrara, eretta nel 1796, grazie all’impegno del nobile visionario bergamasco, Giacomo Carrara, nella quale sono stati effettuati lavori importanti, tali da dar vita ad una Nuova Carrara, sia all’interno sia all’esterno, in grado di connettersi maggiormente alla città ed alla comunità in cui inserita.

Il lavoro di un pool di storici dell’arte e di operatori di vari settori si è reso necessario per rivisitare l’Accademia e rendere contemporaneo questo museo, in linea con gli standard delle più importanti istituzioni culturali del mondo.

Memoria e simbolo del collezionismo italiano, la Carrara in oltre duecento anni di storia ha vissuto diversi cambiamenti, facendosi sempre interprete dello spirito del tempo e ha scelto di rinnovarsi ascoltando le esigenze del pubblico, studiando le best practices in ambito museale nazionale e internazionale e coniugando le riflessioni della commissione scientifica coordinata dal direttore Maria Cristina Rodeschini-con temi sociali, urbanistici oltre alla parte di progetto architettonico realizzato da Antonio Ravalli ed al suo team. Il lavoro, corale come è stato ribadito in occasione della presentazione della rassegna e della Carrara, riconsegnata alla città in una nuova veste più vicina ai fruitori, ha dato luogo a questi risultati:

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- negli interni la riconfigurazione dei tre piani del palazzo in una prospettiva più funzionale nell’accoglienza del pubblico (pianoterra), nella realizzazione di mostre temporanee e specifici focus sulla collezione (primo piano) e nell’esposizione permanente del patrimonio artistico delle proprie collezioni (secondo piano), quest’ultima valorizzata dalla modalità di presentazione delle opere, dalle luci e dai sapienti cromatismi degradanti delle sale;
tra interno ed esterno con la costruzione di un percorso coperto che collegherà i tre piani, offrendo un’inedita prospettiva della Carrara nel contesto delle mura venete, patrimonio Unesco, e con l’apertura di un bistrot;
all’esterno dove, per la prima volta, il pubblico del museo così come i cittadini e i turisti potranno godere dell’apertura dell’area verde denominata I Giardini di PwC (3000 mq che saranno aperti al pubblico nell’estate al 2023). Un intervento dedicato a chi vorrà fruire dell’area prima o dopo la visita al museo, a chi semplicemente vorrà fare una pausa in uno spazio all’aperto oltreché una nuova opportunità di percorso per una passeggiata che dalla Carrara può proseguire verso Città Alta o verso Borgo Santa Caterina.
Si tratta di un complesso di interventi di valorizzazione del patrimonio esistente che ha comportato un rilevante impegno economico da parte di Fondazione Accademia Carrara, presieduta dal sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, intervenuto alla presentazione alla stampa.

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Fallen Fruit, ovvero quando la scala diventa un’opera d’arte. Eh sì, la nuova Carrara è anche questo. Nell’ambito dei recenti lavori, gli spazi di una delle scale del Museo è stata trasformata in una installazione site specific, davvero di rara ed entusiasmate originalità, realizzata da Fallen Fruit, il duo californiano composto da David Allen Burns e Austin Young. Che della loro terra hanno trasfuso luci e colori in un soggetto dal titolo impegnativo, Conversazioni Sacre. Gli artisti a stelle e strisce si sono ispirati alla spiritualità presente soprattutto nelle opere di Lorenzo Lotto presenti nella Accademia, con l’obiettivo di creare una connessione tra arte del passato e del presente. L’installazione, che le parole non possono descrivere nella sua originalità e bellezza unica, rappresenta la metafora di un viaggio (in salita, come si addice ad una scala) dal buio alla luce. Al piano terra i colori sono scuri, quasi nero lo sfondo; al primo piano passano dal blu al celeste, per arrivare poi al soffitto del secondo piano, ancora più chiaro, quasi bianco, dove si moltiplicano immagini di angeli e cherubini, immersi in elementi naturali riscontrabili anche nella realtà del luogo dove sono collocati.

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Burns e Young lavorano a questo genere di progetti dal 2004. Utilizzando frutti (e luoghi e archivi pubblici) come materia prima, indagano spazi urbani interstiziali, ambiti di conoscenza e nuove forme di significato, con un focus sul “frutto” che per questi artisti è simbolico e, come tale, può avere molteplici significati: soggetto ed oggetto allo stesso tempo, rivelatore di una estetica.

Fallen Fruit ha ottenuto importanti riconoscimenti a livello mondiale, indicato tra i 15 Los Angeles Artists to see. A noi non tocca un volo transoceanico: basta andare a Bergamo, alla Carrara. E godere di questa bellezza, oltre al patrimonio di opere che le sale del Museo custodiscono, e valorizzano, con sapienza.

INFO: Dal 28 gennaio al 4 giugno 2023. 

ORARI: Lunedì-giovedì 9.30 – 17.30. Martedì 9.30 – 13.00 (chiuso il pomeriggio). Venerdì-sabato-domenica e festivi 9.30 – 18.30

https://www.lacarrara.it/

Foto: ©Accademia Carrara - ©Giovanna Guzzetti


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