Palati Raffinati

debutta il punto vendita biraghi a torino 01

Passeggiando per Torino, che vanta il primato di ben 18 km di portici, è d’obbligo, per gli autoctoni e per i turisti, una puntatina in piazza San Carlo. Il salotto della ex capitale di Italia si è caratterizzato per decenni per la presenza di negozi e nomi che trasudavano della torinesità dall’eleganza regale.

Chi, nell’arco di tutto il Novecento, non ha fatto visita all’emporio dei Fratelli Paissa, tempio dei generi coloniali, con le sue 13 vetrine aperte ben dal 1884? La parabola del punto vendita, gioiello della piazza dove troneggia Emanuele Filiberto sul suo cavallo di bronzo, passato da fratelli Paissa a P.A.I.S.S.A (Prodotti Alimentari Italiani Stranieri Società Anonima) si è eclissata nel 2013 quando il negozio cessa l’attività. Una chiusura che non poteva passare inosservata: veniva meno un punto di riferimento, e luogo di appuntamento, per la cittadinanza. Ma oggi quei locali sono tornati ad una nuova vita, per celebrare le eccellenze della regione cui appartengono, il Piemonte. Ed il merito è tutto da ascrivere a Biraghi, azienda lattiero casearia con sede a Cavallermaggiore (Cuneo), 150 milioni di euro di fatturato nel 2021.

Oggi il brand Biraghi è più che mai associato al suo diminutivo, il famoso Biraghino, il tocchetto di Gran Biraghi che non sfigura mai in un antipasto, in un buffet, in un aperitivo ma che è diventato sinonimo di spezzafame sano, non solo per gli adulti ma anche per i bambini (parola di nipotini!). Eppure c’è molto di più nel catalogo dell’azienda “di famiglia”, oggi alla quarta generazione.

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Fondata nel 1934 a soli 25 anni da Ferruccio Biraghi - era nato nel 1909 a Lodi – che prima di “mettersi in proprio” aveva lavorato nelle Latterie Soresinesi e, seguendo l’esempio del padre, si era interessato ai macchinari per la produzione e la lavorazione del latte. E’ pero nella provincia granda, a Cavallermaggiore, che trova il suo humus davvero fertile come dimostrano i risultati non solo in termini economici ma di reputation nel mercato di riferimento.

Con la ritrosia, o understatement, tipica piemontese, Biraghi aveva sempre trovato il suo spazio – corner di promozione compresi – in punti vendita altrui. La decisione di investire in prima persona in un luogo che definire storico è riduttivo rappresenta davvero un salto di qualità, quantico, nella strategia di marketing della azienda. L’entusiasmo con cui Biraghi ha deciso di mostrarsi in prima persona, capofila di altri prodotti della filiera alimentare piemontese di qualità, traspare tutto dalle parole del suo responsabile marketing, Gabriele Bolle, che ci affabula con la narrazione di questa avventura che non è solo commerciale ma anche culturale, per l’intrinseco legame tra la terra ed i suoi frutti.

Negli arredi di pioppo antico e noce nazionale (spesso fedeli ricostruzioni di quelli originali non più presenti al momento della ristrutturazione) trova adeguata visibilità l’ampia gamma dei prodotti Biraghi. Dagli originari Gran Biraghi (messo in commercio in diverse forme, compreso il grattugiato) e Gorgonzola Biraghi si è giunti, oggi, ad  offrire burro (rigorosamente di centrifuga, ci viene sottolineato, con la panna che viene acquistata anche da terzi tanta è la qualità), latte Uht, e la Gran Ricotta, il cui plus risiede nella super cremosità a parità di grassi. Il che la rende perfetta, parola di chef, per l’utilizzo al posto del mascarpone nel tiramisù o del formaggio spalmabile nel cheesecake.

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Un discorso a parte merita il Pecorino Etico Solidale, proposto nella versione trancio ed in quella grattugiato, che nasce, nel 2017, da un accordo tra Biraghi e Coldiretti Sardegna volto a sostenere i pastori sardi, garantendo loro una prezzo di acquisto equo della materia prima. Peculiarità della specialità Biraghi la combinazione di due eccellenze, 70% Pecorino e 30% Gran Biraghi.

Ma il bello dei locali non termina qui. Esemplari Slow Food troneggiano negli arredi e non solo i vini la cui gamma e qualità fanno del Piemonte una terra di prim’ordine per la produzione enologica. Prodotti da forno (chi non conosce ed apprezza i famosi grissini torinesi stirati a mano?), ravioli del plin dal gusto sublime al pari di insalate russa e capricciosa (provare per credere!!), marmellate, creme spalmabili (ah le nocciole Piemonte) per arrivare all’olio di oliva. E qui la curiosità (mista a stupore) prende il sopravvento…

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E’ così che scopriamo che nell’astigiano, a Moncalvo, Piero Veglio nella sua azienda agricola produce le Robur, Evento ed Origini, tutti oli da olive coltivate e frante in Italia, di cultivar diversi (Leccino, Maurino, Grignan, Favarol, Carboncella, Moraiolo, Frantoio).

Inutile dire che Il negozio Biraghi di piazza San Carlo, con la sua insegna che ricalca in toto i caratteri del vecchio Paissa, rappresenta un punto di attrazione anche per il turismo che da quest’anno è in netta ripresa anche nel capoluogo sabaudo. I locali possono essere declinati anche come luogo di incontri e degustazioni: la zona preposta è quella del piano inferiore che trasuda storia e tradizione. Una delle due sale, infatti, custodisce l’Antica Farmacia Gambarova (Biella), insignita di un biglietto reale del
Regno di Sardegna il 15 marzo 1740. Gli armadi contengono i “boccettini” originali e sono un reperto importante dell’arte degli speziali. Oggi, però, anno Domini 2022, la salute è importante (ed è possibile) curarla e preservarla (anche) a tavola. A questo pensa la qualità Biraghi…provare, anzi vedere, per credere!!

Foto: ©Giovanna Guzzetti


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