L’Associazione Italiana dell’Industria Olearia ha festeggiato il suo cinquantesimo compleanno a Roma, presentando una ricerca Nomisma dedicata alle filiere degli oli, dei cereali e dello zucchero.
Lo studio disegna lo scenario agroindustriale dei settori che hanno visto protagonista l’Associazione in questi 50 anni di attività, illustrando l’evoluzione nella spesa degli italiani e le tendenze dei prossimi anni, fortemente condizionate dalla guerra in Ucraina e dai rincari post-pandemia. La ricerca curata da Nomisma dimostra l'importanza delle filiere alimentari e la necessità di un loro profondo ripensamento, alla luce della vicenda ucraina e dei rincari energetici.
Una superficie di quasi 3,5 milioni di ettari, più grande della Sicilia: è questo il territorio in più di cui avrebbe bisogno l'Italia per raggiungere l'autosufficienza nelle produzioni di cereali, zucchero e altre colture industriali ed evitare l'import.
"Per comprendere il passato e il presente - ha osservato Riccardo Cassetta, presidente di ASSITOL - dè sembrato giusto partire dallo scenario agricolo in quei settori che ci vedono in prima linea da 50 anni, com un occhio particolare all'evoluzione della spesa degli italiani.
"La non autosufficienza produttiva dell'Italia esisteva ben prima del conflitto con l'Ucraina, che ha aggravato la situazione - ha sottolineato Denis Pantini, responsabile agroalimentare di Nomisma e curatore della ricerca. A maggior ragione rinunciare alle importazioni per sostituirle integralmente con la produzione nazionale è impensabile, a meno di non voler tagliare in maniera significativa il nostro export di prodotti agroalimentari che, a fine 2021, ha superato i 50 Miliardi di euro. Tuttavia, implementare i quantitativi per colmare, almeno in parte, il deficit produttivo e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti non soltanto si può, ma si deve fare".
Lo studio ha rilevato alcuni aspetti dell’agricoltura italiana che hanno inciso sulle scelte del comparto industriale. La superficie agricola utilizzata pari a circa 12,5 milioni di ettari è decisamente inferiore a quella dei grandi competitors agroalimentari. La nostra Sau corrisponde al 2% della Cina, al 3% degli USA, al 45% della Francia e al 51% della Spagna.
"Fino a metà del 2021 l'indice dei prezzi dei beni alimentari importati era rimasto allo stesso livello del 2015 - ha chiarito Pantini - a dimostrazione che gli arrivi dall'estero non generavano inflazione, ma erano fisiologici al funzionamento del sistema". Prima la pandemia, poi le conseguenze del conflitto ucraino hanno però ribaltato l'andamento dei prezzi e ora i rincari legati al costo dell'energia e delle derrate agricole pesano sulle tavole degli italiani. Soltanto per gli oli e grassi, ad agosto rispetto ad un anno prima, si è registrato un aumento del 20%, per lo zucchero del 15%, per pane e cereali del 13%, per l'olio d'oliva del 7%.
In questo quadro così incerto, quali sono le prospettive per il futuro? E' la stessa ricerca a indicare la sicurezza degli approvvigionamenti (food security) come la priorità, puntando sulla crescita della produzione nazionale. Per il past presidente di ASSITOL Marcello Del Ferraro, "occorre fare fronte comune in Italia, ma sempre con un'ottica europea. Siamo tutti interconnessi, questa è la grande lezione degli ultimi anni e, se si vuole intervenire sugli obiettivi legati alla transizione ecologica, dobbiamo farlo tutti insieme, agendo su Roma e su Bruxelles". Secondo il past president, "decarbonizzare il mondo da soli senza Cina, India e altri grandi Paesi è impossibile. Se Bruxelles continuerà la strada del Green Deal senza modificarlo, il rischio più probabile è che perderemo altre aziende e posti di lavoro, perché le imprese decideranno di delocalizzare".
Il bilancio dell'industria olearia, 50 anni dopo, è comunque positivo. "La ricerca di Nomisma ha dimostrato che, per decenni, abbiamo dato da mangiare agli italiani nonostante i tanti nodi strutturali del nostro agroalimentare - è la conclusione del presidente Cassetta -. In questo momento storico delicato, ASSITOL conferma la sua filosofia che, dal '72, è all'insegna del dialogo e delle sinergie. E' tempo di conciliare le necessità di industria, agricoltura e politica, in modo da essere più competitivi e coesi, come i Paesi nostri concorrenti. Per questo vogliamo essere la casa di tutte le donne e gli uomini che abbiano voglia di impegnarsi nella sfida di garantire agli italiani alimenti buoni, sicuri e salutari. Non solo ora, ma per i prossimi 50 anni".