Partiamo

la sacra di san michele accessibile in treno bus 01

Dal nostro inviato Giovanna Guzzetti

Il fascino ed il mistero della Sacra di San Michele, in Val di Susa, a disposizione del grande pubblico. Non solo come fruizione della bellezza e del significato dell’opera maestosa ma anche per quanto riguarda la mobilità coinvolta per arrivarci.

Fino al 30 ottobre 2022, infatti, sabato, domenica e festivi, sarà possibile raggiungere questo imponente monumento che data intorno all’anno Mille con una modalità combinata di *treno più bus*, grazie alla collaborazione tra il gruppo FS e società di Trasporti Cavourese (Gruppo Autoguidovie). In buona sostanza, con un investimento di euro 5,70 per tratta a persona, si potrà raggiungere la Sacra di San Michele (e godere del relativo fresco…) partendo da Torino Porta Nuova in treno, a bordo di uno dei treni della linea SFM 3 con direzione Avigliana dove, dal piazzale della stazione, partono autobus dedicati ad accompagnare i viaggiatori in cima al monte Pirchiriano (932 m.).

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È possibile acquistare in un’unica soluzione, il viaggio treno+bus, digitando come stazione di origine o destinazione “Sacra San Michele” sui sistemi di vendita Trenitalia di tutt’Italia. A chi presenta il *biglietto combinato* alla cassa, l’ingresso all’abbazia verrà scontato del 25%.

L’iniziativa è stata presentata l’8 luglio 2022 con un viaggio inaugurale cui hanno partecipato il Direttore Regionale di Trenitalia, Marco Della Monica, e l’Amministratore delegato della società di Trasporti Cavourese (Gruppo Autoguidovie), Giovanni Tresoldi, partner ed anime del progetto. In rappresentanza delle istituzioni l’Assessore regionale ai Trasporti, Marco Gabusi, il consigliere della Città Metropolitana con delega ai Trasporti, Pasquale Mazza e la vicesindaco di Avigliana, Paola Babbini. Tra l’altro il biglietto combinato può essere utilizzato in modalità *hop on hop off*. Chi desidera recarsi alla Sacra di San Michele potrà fermarsi lungo il percorso per poi risalire, magari decidendo di godere della bellezza e del panorama dei laghi di Avigliana, frequentati nella bella stagione, insieme al locale Circolo Velico con annessa piscina, da chi cerca uno sbocco “rivierasco” vicino alla grande città.

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A benedire, è il caso di dirlo, l’iniziativa, il Rettore dell’Abbazia, don Claudio Massimiliano Papa, padre Rosminiano, appartenente all’Ordine che dal 1836 si è stabilito nell’abbazia. A quel tempo infatti re Carlo Alberto di Savoia, desideroso di far risorgere il prestigio della Chiesa piemontese e del suo casato, pensò di collocare stabilmente presso la Sacra di San Michele una congregazione religiosa. Formulò questa offerta ad Antonio Rosmini, giovane fondatore dell'Istituto della carità, che accettò di stabilirvisi. Una permanenza che si protrae da allora, attraverso i suoi seguaci. Prima dei Rosminiani a governare la abbazia erano stati i Benedettini, a partire dalla metà dell’XI secolo, che ne seppero sviluppare progressivamente il significato spirituale, dando asilo ai pellegrini e protezione alle popolazioni della zona. Fu proprio in questo periodo che venne costruito l'edificio della foresteria, staccato dal monastero, in grado di accogliere i numerosi pellegrini che, percorrendo la via Francigena passante per il Moncenisio, vi salivano per trovare ristoro fisico e spirituale.

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La Sacra di San Michele è avvolta nella storia e nel mistero: non a caso ha ospitato anche parte delle riprese de Il nome della rosa, tratto dall’omonimo romanzo di Umberto Eco, intriso di tinte non facilmente decifrabili del periodo Medioevale, quando, al culmine della sua “potenza” ospitava fino a cento monaci. Il bello della Sacra va ben oltre la magnifica posizione (e vista): l’opera, realizzata sulla montagna con roccia di cave della zona, si nutre di una importantissima simbologia che si materializza nei diversi passaggi della realizzazione architettonica. E il visitatore, che arriva affaticato alla fine della salita dello Scalone dei Morti, deve confrontare quella fatica, quel respiro affannoso con la zavorra di una vita materiale dei cui pesi dobbiamo, e possiamo, liberarci per entrare in una dimensione più spirituale, intimistica. Rito di passaggio che, alla Sacra di San Michele, con l’attraverso di un portale in cima allo Scalone da cui si sviluppa un’altra parte del percorso che si conclude nell’ingresso nella Chiesa, che sintetizza con le sue sculture Vecchio e Nuovo Testamento, per l’ascolto del Canto Gregoriano, pratica nobile che riconcilia con se stessi: Chi canta prega due volte, avrebbe detto niente meno che Agostino d’Ippona.

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Non mancano le tradizioni, legate ad alcune parti architettoniche della Abbazia. Su tutte svetta, è il caso di dirlo, la Torre della Bell’Alda, che si trova sul lato settentrionale, isolata dal resto del complesso. Una fanciulla (probabilmente vissuta nel XIII - XIV secolo), la bell'Alda appunto, volendo sfuggire dalla cattura di alcuni soldati di ventura, si ritrovò sulla sommità della torre. Dopo aver pregato, disperata, preferì saltare nel precipizio sottostante, piuttosto che farsi prendere; le vennero in soccorso gli angeli e, miracolosamente, atterrò illesa. La leggenda vuole che, per dimostrare ai suoi compaesani, increduli, quanto era successo, tentasse nuovamente il volo dalla torre. La sua vanità però non venne premiata una seconda volta: la giovane rimase uccisa e la caduta fu così violenta che si dice (in dialetto) che di lei il pezzo più grande rimasto fosse un’orecchia.

La Sacra di San Michele da oggi è più vicina ad appassionati e turisti: l’iniziativa FS – Cavourese è un ulteriore tassello dei progetti cui Trenitalia partecipa per la promozione del territorio, per un turismo di prossimità e sostenibile che all’economia e cultura del nostro paese può dare importanti contributi.

Foto: ©Giovanna Guzzetti


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