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Il carnevale è una delle manifestazioni popolari più importanti della civiltà di origine europea e comunque legata all'area religiosa cristiana. La Valle d'Aosta è ricchissima di tradizioni e di festeggiamenti carnevaleschi molto interessanti e coinvolgenti. In queste pagine voglio offrirvi una particolare descrizione delle manifestazioni di Verres e della Coumba Freide, i due più importanti carnevali della Valle.

Il carnevale è importante in ogni regione delle Alpi, le feste d'inverno,che di fatto ne simboleggiano la fine, nell'attesa della nuova primavera, con i loro arcaici rituali, diversi di valle in valle, ma in fondo tanto simili, evocano l'immagine di una regione alpina profondamente unita nella sua diversità: Piemonte, Savoia, Valle d'Aosta, Svizzera, Tirolo, Austria.

La Vallée è ricca di queste tradizioni, di feste che oramai sono rinomate ben al di fuori dei confini regionali e che vedono ogni anno l'arrivo di migliaia i partecipanti da fuori regione.

Feste di origine pagana sono confluite anche in Valle d'Aosta nel Carnevale, quel periodo all'inizio dell'anno in cui la natura inizia il suo risveglio e lo scoppio di una gioia collettiva precede la severità della Quaresima.
La voglia di fare festa, di liberarsi di molte inibizioni percorre dunque le valli fra radici antiche e attualizzazioni al solo scopo di divertirsi.

Per molti paesi valdostani il carnevale è un momento di grande coesione sociale, in cui è coinvolta praticamente tutta la popolazione. Le principali modalità con cui viene celebrata questa tradizione sono due: quella del carnevale storico e quella del carnevale rituale.

Il CARNEVALE STORICO viene praticato in alcuni paesi della Valle, dove si rievocano vicende o situazioni del passato; le manifestazioni più importanti si svolgono nelle seguenti località:

A Verrès si rievoca un'interessante vicenda del 1400: contravvenendo alle regole del tempo, il Conte François de Challant, in assenza di eredi maschi, aveva lasciato il proprio feudo in eredità alla figlia Catherine; i lontani parenti del Conte, avidi di impossessarsi del feudo, impugnarono il testamento davanti al Duca di Savoia, e non contenti di questo aggredirono con le armi la contessa Catherine. Quest'ultima, intenzionata a difendersi, cercò di ingraziarsi la popolazione partecipando ad un ballo popolare insieme a suo marito Pierre Sarriod, conte di Introd, ed invitando poi tutti gli abitanti al castello. Nella realtà storica, la vicenda conobbe una fine prosaica (la Contessa costretta a cedere ai nuovi padroni), ma il carnevale continua a rievocare il momento di coesione in cui la Contessa aprì alla popolazione le sale del proprio castello. Per gli abitanti di Verrès, che ogni anno danno vita alla rievocazione, è un onore essere chiamati ad impersonare i personaggi principali della storia; il programma della manifestazione prevede anche la rappresentazione, nelle sale del castello, della commedia di Giuseppe Giacosa "Una partita a scacchi";


Pont-Saint-Martin, dove dal 1910 si accostano rievocazione storica ed echi di antiche leggende. La parte storica rievoca la sconfitta dei Salassi ad opera dei Romani, e concede ai vinti di ieri la possibilità di una rivincita in una "gara delle bighe" che contrappone di nuovo autoctoni ed invasori. Un'altra parte del carnevale si ispira alla leggenda della "Ninfa" del Lys, il torrente che attraversa l'abitato: sdegnata contro gli abitanti, essa avrebbe ingrossato il torrente con l'intenzione di distruggere il paese, ma, giunta con l'onda di piena nei pressi del ponte romano, le preghiere del popolo l'avrebbero convinta a piegarsi e a passare oltre senza far danni. Proprio all'unica arcata di questo ponte si appende poi, alla sera del martedì grasso, l'effigie del diavolo (al quale un'altra leggenda ne attribuisce la costruzione, in relazione con il passaggio in paese di San Martino di Tours), che viene bruciata con grande effetto spettacolare. L'interpretazione del ruolo della Ninfa è per le giovani del paese un onore che si ricorda per tutta la vita;

Ricostruzioni storiche simili sono messe in scena a Nus, Quart, e nel quartiere Saint-Martin di Aosta: anche qui il carnevale si ricollega ad eventi storici del passato medievale e a personaggi nobili dei rispettivi territori.

Diverso invece è il carnevale rituale, tipico dei paesi della Valle del Gran San Bernardo, detto della cosiddetta "Coumba freida" (cioè "valle fredda", a causa del vento che spira gagliardo per gran parte dell'anno) dove gruppi multicolori interpretano, invadendo letteralmente i paesi, la simpatica messa in scena del Carnevale. Qui il rituale del carnevale prevede maschere colorate vestite con palandrane di foggia sette-ottocentesca (le landzette) e personaggi travestiti da diavolo o da orso, caricature di coppie di anziani. Famosa quindi la sfilata della cosiddetta "benda", insieme di maschere la cui origine si perde nella notte dei tempi, che entra anche nelle case, accolta dalle famiglie con offerta di dolciumi, prodotti tipici e bevande.

Le maschere principali sono le seguenti:

- La "Gueda" o "portabandiera", con baffi ed occhiali, che dirige il corteo, inalberando la bandiera del carnevale e suonando una trombetta;
- l'Arlecchino: generalmente vestito con casacca e pantaloni colorati guarniti da specchi e campanelli, porta un cappello a cilindro con fiori e specchietti e tiene in mano una "bacchetta" tintinnante;
- La Damigella: compagna di sfilata dell'Arlecchino, è un personaggio femminile di giovane età, un tempo interpretato da un uomo; indossa un abito elegante, monocromatico, arricchito da ricami, passamaneria e pizzi;
- Le "Landzettes": portano un costume di vari colori (a Doues e ad Allein è usato solo il colore rosso), ornato di specchi e perline; il cappello è di stile vagamente napoleonico; la faccia è coperta da una maschera (un tempo di legno, oggi anche di plastica) ed in mano recano una coda di cavallo; alla vita, una cintura munita di un campanello. Secondo alcuni, queste maschere sarebbero ispirate alla divisa dell'esercito napoleonico che nel maggio del 1800 attraversò il Colle del Gran San Bernardo, diretto a Marengo;
- L'Orso: è il simbolo del risveglio della natura con l'uscita dal suo lungo letargo invernale; in diverse "bende" cominciano ad essere presenti degli "orsetti", ovviamente interpretati da bambini;
- "Lo Djablo" (il diavolo): rigorosamente vestito col mantello rosso, la maschera, le corna ed il forcone, simboleggia la forza ed il vigore;
- "Lo Toc" e "la Tocca": rappresentano in modo scherzoso una coppia di coniugi "sempliciotti" del paese; un tradizione collega la nascita del carnevale proprio ad un matrimonio: poiché gli sposi erano molto poveri, gli invitati, per non metterli in imbarazzo con i loro abiti della festa, si sarebbero presentati vestiti in modo bizzarro.

Una menzione a parte merita Saint-Vincent: qui, durante il carnevale, le funzioni amministrative vengono affidate ai bambini; i proventi delle multe inflitte dai mini-vigili vengono distribuiti in beneficenza.

In varie località sciistiche della Valle, poi, vengono organizzati carnevali sulla neve, con varie iniziative. (Vedi il Carnevale di Pila >>)


Gli eventi, le date, i luoghi risultano comunicati dagli Organizzatori delle singole iniziative. Le manifestazioni elencate potrebbero subire delle modifiche delle quali Taccuinodiviaggio.it non si assume la responsabilità.

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