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LA FAVOLA DI "GELINDO"

 La divota comedia natalizia della tradizione piemontese

favola di gelindo 

Il Natale nell’immaginario collettivo del “vecchio Piemonte” è da sempre legato alla figura di Gelindo, la statuina del presepe del pastore-contadino con l’agnello sulle spalle, il cappello in testa, i calzoni sotto il ginocchio, la “cavagna” al braccio e la piva musicale. Ma il Gelindo non è soltanto il personaggio del presepe, il pastore che per primo accorre in visita alla capanna di Betlemme dove è nato il Bambin Gesù portando doni, raffigurato in ogni presepe con l'agnello sulle spalle e l'inseparabile zampogna.

La sua presenza ha lasciato traccia anche nei proverbi e nei modi di dire legati a questo periodo festivo. Dal noto motto “Gelindo ritorna”, indirizzato a chi parte ma per qualche dimenticanza o raccomandazione da fare torna sui suoi passi, all’apostrofare qualcuno con l’espressione “ët sài an Gelindo”, cioè un bonario, un semplicione, al detto “e-i ruva Gelindo!” per anticipare l’avvento del Natale stesso.

Proprio da questo personaggio è nato il teatro sacro popolare allestito un tempo nei teatri locali, negli oratori e nelle stalle contadine, che è tornato alla ribalta da alcuni anni in molte aree del Piemonte: anche Langhe e Roero intendono recuperare una loro peculiare versione della "divota comedia", portando in scena la natività di Cristo vissuta dal pastore-contadino Gelindo e dalla sua famiglia in un nuovo progetto di recupero delle tradizioni orali patrocinato dall'Ecomuseo delle Rocche del Roero.

Il Gelindo è il pastore che per primo accorre alla capanna di Betlemme e in ogni presepe è raffigurato come la statuina del pastore con l'agnello sulle spalle e l'inseparabile zampogna.

“La Favola di Gelindo”, affidata all’abile penna del piemontesista Corrado Quadro è la storia di un ingenuo ed onesto contadino che si muove anacronisticamente tra le colline delle nostre campagne e i luoghi sacri del racconto evangelico ufficiale, mescolando le umili vicende del quotidiano condite dalla saggezza e simpatia del dialetto piemontese con il solenne mistero della nascita del Redentore.

Una favola sempre attuale messa in scena dalla giovane Compagnia teatrale “L’Angelo Azzurro” e musicata dal vivo dai "Canalensis Brando", che torna a deliziarci per il Natale proprio come il personaggio del Gelindo apostrofato con il ritornello "Gelindo ritorna" per le sue proverbiali entrate ed uscite in scena per smemoratezza e raccomandazioni.

Il sacro condito con un pizzico di profano e gustose finezze vernacole della parlata locale va in scena a Natale nei teatri del territorio.

l'usanza dei tempi passati del ritrovarsi nelle cantine per cantare canzoni di Natale o per sentire racconti di storie di un tempo, verrà riproposta la sera della vigilia di Natale in abbinamento con la divota comedia del pastore Gelindo a Montà nella Vjà ‘d Natal.  Dalla sera sino all'inizio della Santa Messa di mezzanotte, sulla salita verso il Castello, si terrà la Vja ‘d Natal dove le cantine e i cortili si animeranno con musica, canti, racconti, assaggi di caldarroste, vin brulè e antichi mestieri per fare da cornice alla rappresentazione teatrale del "Gelindo".

CALENDARIO:
23 Dicembre 2008 – BRA (Cn)-Teatro Politeama Boglione – p.za Carlo Alberto – h. 21
27 Dicembre 2008 – SINIO (Cn) – Il Nostro Teatro – Via Regina Margherita 6 – h.21
28 Dicembre 2008 – CAVALLERLEONE (Cn) –Salone Polifunzionale - Via Statuto 1 – h.21

TUTTE LE DATE SONO AD INGRESSO LIBERO.

APPROFONDIMENTO

 “Riscoprire il mistero della Natività in modo giocoso, rivivere un’atmosfera carica di spiritualità mescolandosi idealmente ai sacri personaggi del presepe, risvegliare i ricordi di un mondo bambino in cui sacro e profano si fondono nell’atmosfera incantata dell’innocenza. Con queste premesse è nata la favola di Gelindo, il personaggio che prediligevo quando, con il nonno, mi recavo a visitare il presepe dei frati ed inserivo una monetina nella fessura ai piedi della statuetta per udire il suono di un carillon, nell’illusione che quell’armonia provenisse dalla piva dell’omino di gesso.

Con quello spirito bambino mi sono apprestato alla stesura della favola e, col procedere della scrittura, mi sono piacevolmente immerso nel mondo contadino della mia infanzia, dove ho incontrato i personaggi del racconto con il loro linguaggio così familiare: quello che i contadini del Roero parlano ogni giorno. Proseguendo con questa disposizione d’animo e rifacendomi a quell’ancestrale propensione della gente di campagna a guardare con deferenza chi arrivava dalla città, mi è parso ovvio attribuire a Giuseppe e Maria un parlare cittadino: il dialetto torinese. Con lo stesso spirito sono nati i dialoghi in lingua italiana, lontana dalla condizione contadina e confacente al potere costituito, che è proprio di Erode e del suo entourage.

La naturalezza delle espressioni dialettali e la concretezza degli episodi di vita quotidiana si alternano a fatti soprannaturali come le profezie, il concepimento verginale, la nascita di Gesù, l’unicità stessa del Figlio di Dio e si dipanano in un clima perfuso di spiritualità e di presenza umana, con le debolezze e le incertezze dei personaggi, che con la loro semplicità accostano l’umile condizione dell’uomo alla purezza della Natività divina, facendo apparire più vicino e tangibile il messaggio d’amore insito nel mistero del Natale.” 

Corrado Quadro - Autore di “La favola di Gelindo”

Per Informazioni:
Ecomuseo delle Rocche del Roero
P.za Vittorio Veneto 27
12046 Montà (Cn)
tel. 0173.976181
www.ecomuseodellerocche.it
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xmas run

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