Il Colosseo racconta se stesso nella mostra “Colosseo. Un’icona” allestita nel primo emiciclo con un excursus storico che parte dalla sua costruzione ed arriva ai giorni nostri.

Nell’immaginario di un turista australiano con il quale avevo scambiato due parole, i due gemelli Romolo e Remo erano stati allevati e custoditi al riparo dalle avversità in una delle tante cavità presenti nel Colosseo. La storia era troppo bella per smontarla dicendogli che fra i due gemelli e la costruzione del Colosseo si frapponevano oltre ottocento anni. Eppure questa nuova versione degli eventi legati alla storia della città e di questo monumento era tanto affascinante quanto fantasiosa come quella di Jeeg - Robot, presente fra i film che affiancano questa rassegna, che si lancia dal contrafforte più alto. Tante testimonianze di come, ancora oggi, all’attenzione del pubblico e della cronaca internazionale il Colosseo è presente in molti ruoli e figure, anche le più disparate, e il suo mito si perpetua nel tempo fino ad elevarlo a monumento simbolo di eternità e potenza, di civiltà e cultura.

Il percorso espositivo di questa rassegna si articola in dodici sezioni tematiche ordinate cronologicamente, dove sono allestite un centinaio di opere che interessano gli ambiti più diversi: dalla pittura al restauro, dall’archi¬tettura all’urbanistica, dallo spettacolo alla letteratura, dalla sociologia alla politica.

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Carlo Lucarelli: Ricostruzione in legno della cavea del Colosseo

La prima sezione ci presenta “L’Anfiteatro dei Cesari” nella ricostruzione dello spettacolare lavoro ligneo, frutto degli studi condotti sul Colosseo - dall’architetto ed ebanista Carlo Lucangeli. Questa spettacolare costruzione fu inaugurata dall’imperatore Tito Flavio nell’80 d.C., dopo ben 14 anni di lavori nei quali furono impiegate le migliore maestranze ed adottate le più avanzate tecniche architettoniche allora disponibili in tutto l’impero, prese il nome di Anfiteatro Flavio, in onore alla casata di questo imperatore.
“La Roma medievale ed il Colosseo” è il tema assegnato dai curatori alla seconda sezione. Sepolto in parte tra le vigne e gli orti, ormai privato di funzione e significato, il Colos¬seo emerge orgogliosamente in documenti visivi: una forma rotonda al centro degli altri monumenti che simboleggiano la città. A partire dall’XI secolo alcuni documenti d’archivio ci mostrano come molti degli ambienti dell’antico anfiteatro fossero ormai occupati da strutture funzionali, definite cryptae nella documentazione dell’epoca. Gli scavi stratigrafici eseguiti nel corso degli ultimi anni hanno messo in luce numerosissimi materiali - qui esposti per la prima volta - che possono aiutare a ricostruire la vita quotidiana che vi si svolgeva all’interno nel corso del Medioevo.

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Ipotesi ricostruttiva della fortezza Frangipane. Consulenza scientifica Rossella Rea e Alessandro Delfino. Restituzione grafica Emanuel Demetrescu

Il “Colosseo Luogo di Potere” è quanto documentato nella terza sezione. I documenti d’archivio mostrano come, a partire almeno dall’XI secolo, il Co¬losseo fosse proprietà di grandi enti ecclesiastici, in particolare della vicina chiesa di Santa Maria Nova (attuale Santa Francesca Romana), che ne affittava le cryptae. Nel XII secolo s’insediò all’interno del monumento una delle prime gran¬di famiglie baronali romane, quella dei Frangipane, che aveva già edificato una serie di fortificazioni e complessi residenziali lungo la Via Sacra e nei pressi dell’Arco di Tito.

“Culto e devozione” è quanto racconta la quarta sezione. Negli anni medioevali sorsero a ridosso della gigantesca mole del Colosseo varie chiese, oggi tutte sparite che noi conosciamo solo grazie ai documenti che ne hanno tramandato la memoria. In una delle arcate, la numero 46, aveva trovato ospitalità un pellegrino giunto dalla Francia, Benedetto Giuseppe Labre, che prodigo di assistenza ai bisognosi ed opere di carità fra la popolazione, era alquanto benvoluto tanto da avere un buon seguito fra i romani. Sarà proclamato Santo da Papa Leone XIII, ancor oggi è presente a Roma in Via dei Serpenti una congregazione laica che ne perpetua nel tempo la memoria.
Il “Colosseo modello di architettura” è il tema della quinta sezione. Testimoni dell’attenzione rivolta al monumento sono gli schizzi e gli appunti eseguiti, a partire dal Quattrocento, ad opera di archi¬tetti e pittori che annotano misure e rilevano dettagli architettonici e rapporti proporzionali da riproporre nel proprio lavoro progettuale. Attenzioni e studi che si sono succedute per centinaia di anni e proseguono fino ai giorni nostri.

La sesta sezione ci presenta un “Colosseo magico e fantastico” che le vicende umane e storiche, a partire dai primi anni del Cinquecento, lo avevano ridotto a luogo dove si praticava la negromanzia. Questo luogo pieno di archi e di anfratti, assalito da una rigogliosa vegetazione, diviene il prototipo di rovine inquietanti; gli artisti fiamminghi e olandesi come van Heemskerck e Pieter Breughel lo ritraggono in una specie di argentea piattaforma per giochi, o addirittura come una Torre di Babele.

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Pieter Bruegel il Vecchio: La costruzione della torre di Babele, 1563. Vienna Kunsthistorisches Museum.

Proprio la settima sezione che ha per titolo “Frondose arcate” ci testimonia come nel corso del Medioevo e del Rinascimento il Colosseo cada a pezzi, subisca crolli, venga spogliato di una parte delle sue pietre e a seguito della terra accumulatasi nelle arcate, si trasformi in una sorta di orto botanico dove crescono arbusti e sterpi, muschi e fiori; rami e liane che pendono come in una giungla. Tutto questo richiama l’interesse di botanici così nel 1641 appare un primo trattato sulla flora del Colosseo.
“Consacrazione” è il titolo consegnato dai curatori all’ottava sezione. Varie iniziative volute dalla chiesa in tutto il Seicento vedono Gian Lorenzo Bernini proporre l’edificazione di una cappella situata al centro dell’arena. Nel 1696, Carlo Fontana, allievo di Bernini, elabora un progetto, non realizzato, per la costruzione di un Santuario dedicato ai Martiri Cristiani. In vista del Giubileo del 1750, papa Benedetto XIV ordina la realizzazione, affidata all’architetto Paolo Posi, delle quattordici edicole della Via Crucis, che verranno rimosse durante l’occupazione napoleonica. Altri simboli di fede religiosa si alterneranno sia all’esterno che all’interno del monumento, di tutte ne da testimonianza questa mostra.

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JAN FRANS VAN BLOEMEN detto Orizzonte: Veduta di Palatino, Arco di Costantino e Colosseo alle pendici del Celio. Olio su tela, 1740 circa. Roma, Accademia di San Luca, per gentile concessione

“ In posa per il Grand Tour” vede il Colosseo immortalato nella nona sezione. Già dal XVII secolo ricchi borghesi e nobili compiono viaggi verso il Sud Europa quali indispensabili tappe della propria educazione. A Roma trovarono una moltitudine di pittori di paesaggio e delle rovine antiche della città; tra esse il Colosseo emerge magni¬ficato per la sua vastità. Nei quadri di Gaspar Van Wittel e dei tanti artisti che da Roma non si seppero staccare per anni e decenni interi, la forma immensa e perfetta del Colosseo sorge immersa in una luce chiara e netta. In mostra anche opere di Piranesi, Vasi, Van Bloemen e Roberts.

“La riscoperta dell’archeologia nell’Ottocento”, titolo della decima sezione, segnarono per il Colosseo l’inizio di campagne di scavo e di prime indagini condotte sul piano dell’arena, nell’inte¬ro monumento e lungo l’area circostante durate i quali fu scoperta la statua di Hestia, presente in mostra, oggi conservata alla Centrale Montemartini. Esposti anche una serie di reperti e frammenti scultorei che apparten¬gono al risultato delle campagne di scavo ottocentesche.

La maestà del Colosseo s’impose negli anni del regime fascista a “Simbolo di un Impero”, titolo dell’undicesima sezione, in cui il fascismo andava appropriandosi nella costruzione di una nuova grande Roma. Come scrivono i curatori, Mussolini assegnava inoltre al “Colosseo Quadrato”, il Palazzo della Civil¬tà Italiana, un ruolo eminente nel cantiere dell’Esposizione Universale di Roma che doveva incarnare e tramandare i valori fascisti, modellando il carattere delle future generazioni e l’identità nazionale di un popolo di guerrieri e costruttori. Ma l’ambizioso progetto era iniziato quando già il regime volgeva al tracollo. Nel giugno del ‘44 i mezzi corazzati americani sfileranno accanto al Colosseo tra la folla esultante.

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PAOLO CANEVARI: Burning Colosseum, 2006 stills da video 3’ 15”. Per gentile concessione

La dodicesima ed ultima sezione, dal titolo: “Un mito del mostro tempo”, commenta i giudizi d’intellettuali del secolo scorso che affermavano: “Bisognerebbe abbattere il Colosseo e rifarlo uguale, ma di plastica”: l’empito neo-fu¬turista di Goffredo Parise è degli anni sessanta, quando la Pop Art romana (con Pino Pascali, Renato Mambor e gli altri) eleggeva il Colosseo a feticcio della cultura italiana, così come le bottiglie di Coca-Cola rappresentavano l’identità ame¬ricana. All’anfiteatro “metà braciere, metà ossario”, come una natura morta, guarda da diverse angolazioni in numerose tele Renato Guttuso. Alla riflessione su quanto oggi sopravvive e rivive del monumento in Ita¬lia e nel mondo è dedicata la ricerca della fotografia d’autore presente in mostra con le immagini di Olivo Barbieri, Pino Musi, Alfred Seiland e nelle cartoline manipolate di Simon Roberts.

Meritano infine una segnalazione le immagini di film che lungo tutto il percorso espositivo hanno scelto il Colosseo come coprotagonista a partire da Quo Vadis? di Enrico Guazzoni (1913) a Lo chiama¬vano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti (2016), passando per capolavori come Vacan¬ze romane con Gregory Peck e Audrey Hepburn o Il gladiatore.

INFO: Mostra “Colosseo un’Icona” fino al 7 gennaio 2018. Biglietto d’ingresso intero €.12,00, ridotto €.7,50 - acquistabili anche on-line sul sito www.coopculture.it. Lo stesso biglietto consente, nell’arco di due giorni, un solo ingresso al Colosseo ed un solo ingresso al Foro Romano e Palatino. Info e visite guidate te.06.39967700 –www.coopculture.it

Foto © Donatello Urbani


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