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«Riportare la bellezza al centro dei nostri itinerari e dei nostri pellegrinaggi» sottolinea mons. Liberio Andreatta a margine del XIX Convegno Nazionale Teologico-Pastorale svoltosi a Roma dal 29 al 31 gennaio, che annualmente l’Opera Romana Pellegrinaggi organizza con la partecipazione di operatori diocesani e turistici.
Dopo la crisi e la paura del terrorismo, il 2017 apre al ritorno dei pellegrinaggi religiosi-turistici. «Si registra un 20% in più nella domanda globale dei pellegrinaggi per il 2017» ha sottolineato mons Liberio Andreatta, amministratore delegato dell’ORP. Incremento delle prenotazioni per la Terra Santa e Fatima, che riceverà la visita di Papa Francesco il 12 e 13 maggio, «una mèta privilegiata per l’anniversario dei 100 anni della prima apparizione della Vergine - ha proseguito Andreatta - Proprio in questo momento di duplice disagio, sia economico che psicologico, il pellegrinaggio è la risposta giusta perché sa dare quel messaggio di fiducia e di speranza di cui l’uomo ha bisogno».

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Numerosi gli interventi nel corso della due giorni romana, che ha visto la partecipazione di oltre 400 operatori diocesani e turistici provenienti da tutta Italia.
Il tema della bellezza e del pellegrinaggio aveva trovato una delle massime interpretazioni durante il viaggio di Papa Benedetto XVI in Spagna a Santiago di Compostela nel 2010.
La bellezza declinata in tutte le sue forme: dall’arte alla musica alla fede. La Chiesa è stata madre delle arti per secoli.
Mons. Bruno Forte, arcivescovo Metropolita di Chieti-Vasto, ha spiegato che «bello è unità, desiderio, è qualcosa che attrare e il pellegrinaggio, che vive della sete della bellezza, è risposta ad un’attrazione, ad una chiamata».
La Chiesa è custode della bellezza e il prof, Paolo Portoghesi ha ribadito che «la Chiesa sente la responsabilità di custodire la bellezza, soprattutto in un momento in cui essa è ridotta a strumento di dominio e vista con sospetto anche nel campo dell’arte che era stato per secoli il suo prediletto terreno di cultura».
Ma la bellezza è anche quella ferita dal terremoto che ha distrutto paesi e chiese del centro Italia.

«Il terremoto della Valnerina ha non solo creato delle ferite al patrimonio artistico e ambientale, ma anche una cesura tra il passato e il futuro – ha esordito Mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia –…. Chi conosce questo territorio, comprende bene come il paesaggio naturale e il paesaggio artistico siano intimamente collegati, come il contesto e le opere d’arte siano difficilmente scindibili senza intaccarne il senso religioso, funzionale e artistico – ha proseguito Boccardo -. Oggi è un territorio ferito, dove ferita è anche la sua bellezza: Sant’Eutizio, San Salvatore a Campi, San Benedetto e Santa Maria Argentea a Norcia (solo per citare i casi più conosciuti) costituivano quasi l’unico patrimonio artistico e storico di quelle popolazioni.
La facciata della chiesa di San Benedetto, rimasta miracolosamente in piedi, nella sua bellezza austera è il simbolo di una storia di vita e di fede che resiste nel tempo e che continua a parlare agli uomini di oggi….. Ritengo però che ci si debba seriamente domandare come e dove ricostruire, con quali criteri e quale stile. Non sta unicamente a me definirli, tuttavia mi permetto di esprimere qualche perplessità circa il ricostruire tutto “come prima”, specialmente per quanto riguarda le chiese….» ha concluso Boccardo.

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Ma c’è anche la bellezza negata «la bellezza, anche quando è negata, rimane bellezza ed è proprio quando si tenta di negarla che tira fuori il massimo della sua forza» ha detto don Marco Pozza, cappellano del carcere “Due Palazzi” di Padova, aggiungendo che «Dio fa della bellezza derisa il suo nascondiglio».

Uno degli interventi più attesi è stato quello del prof. Vittorio Sgarbi “Fede e bellezza nell’arte”, che ha concluso il XIX Convegno dell’Opera Romana Pellegrinaggi. «Dio c’è e l’arte lo dimostra fino in fondo – ha esordito il critico e storico dell’arte -. Non c’è espressione del pensiero umano che più dell’arte indichi l’esistenza di Dio. La bellezza è lo strumento più alto della fede. Nessuna religione ha mai espresso tanta bellezza nell’arte quanto quella cristiana» ha concluso Sgarbi, illustrando e spiegando alcune delle più famose tele come il “San Sebastiano” di Mattia Preti dipinto del 1657 circa e conservato presso il Museo nazionale di Capodimonte, “Lotta di Giacobbe con l’angelo” di Morazzone del 1610 circa, “Le Sette opere di Misericordia” di Michelangelo Merisi da Caravaggio, realizzato tra la fine del 1606 e l'inizio del 1607, “Riposo nella fuga in Egitto” di Genovesino, opera per i carmelitani scalzi di S. Imerio a Cremona del 1651.

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Foto © Enzo Di Giacomo


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