Partiamo

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Pesaro si prepara al 2024, anno in cui sarà la Capitale Italiana della Cultura e tutto il Montefeltro si è attivato per impegnarsi verso nuovi modelli di sostenibilità.

Cambiare il passo trasformando Urbino e le altre località minori in esempi green. E’ stato questo il tema di progetti presentati recentemente ad Urbino, in quel gioiello che è l’Oratorio di San Giovanni, con il ciclo pittorico dei grandi affreschi di Lorenzo e Jacopo Salimbeni d San Severino Marche, tornati all’antico splendore dopo un attento restauro.

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C’è tanto da fare in termini di innovazione e sostenibilità ed il turismo ambientale è stato uno dei temi principali della convention: stimolare l’economia locale valorizzando allo stesso tempo le risorse naturali e artistiche di cui il Montefeltro è ricco. Nuovi percorsi trekking, singolari applicazioni digitali a disposizione del turista, festival, concerti, c’è un po’ di tutto tra quello che bolle in pentola.

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Del resto la valorizzazione delle risorse naturali è un mantra che nel Montefeltro si declina da anni. E’ qui che nel 1970, quando ancora non si parlava di sostenibilità, un visionario, Gino Girolomoni, insieme ad alcuni soci a Isola del Piano, una manciata di chilometri da Urbino, prese dimora in un antico convento e iniziò a coltivare grano in modo assolutamente biologica. La sua missione era “ridare dignità alla terra e al mestiere del contadino”. Oggi Gino non c’è più, ma i suoi figli, insieme ai 400 soci della Cooperativa, continuano a perseguire la strada tracciata dal padre, con tecniche di produzione all’avanguardia, ma sempre nel rispetto della tradizione e della sostenibilità.

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Il grano che arriva, tutto rigorosamente italiano e la maggior parte marchigiano, viene lavorato in un mulino altamente tecnologico alimentato da energia rinnovabile con i più moderni macchinari che setacciano, dividono, lavano i chicchi e tritano creando le differenti qualità di farine che vengono trasferite nel pastificio dove sono preparati i vari tipi di pasta, dalla semi integrale alla integrale alla qualità grani antichi, senatore cappelli, a lenta essiccazione, ecc. L’azienda, in alcuni locali ristrutturati conta anche alcune stanze dove chi vuole può soggiornare, ha servizio ristoro ed è fattoria didattica con possibilità di visita al mulino.

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Urbino dall’alto del suo colle svetta sul panorama con il palazzo ducale, quel palazzo che Federico da Montefeltro, umanista illuminato, ingrandì fino a renderlo una residenza signorile. Oggi ospita la Galleria Nazionale delle Marche ed è soltanto una delle tappe irrinunciabili in una visita alla città, che ha dato i natali niente di meno che a Raffaello di cui nel Palazzo Ducale si possono oggi ammirare alcune opere. In Via Raffaello poi si può visitare la sua casa natale.

Ma è alla Galleria Nazionale delle Marche che bisogna dedicare la maggior parte del tempo a disposizione perché è qui che si concentrano alcune delle maggiori opere d’arte che vanta la Regione Marche, come l’ultima cena di Tiziano, o la Flagellazione di Cristo di Piero della Francesca e il magnifico quadro della Città Ideale di Leon Battista Alberti che presentava tra prospettiva e realtà il concetto rinascimentale di città a misura d’uomo e che ispirò poi la planimetria di Pienza.

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Federico da Montefeltro, è rappresentato insieme al figlio Guidobaldo nel quadro detto “doppio ritratto” di Pedro Berruguete, dipinto databile intorno agli anni 1476-1477.

Da non tralasciare lo studiolo, una piccola stanza rivestita in legno con la parte superiore un tempo ricoperta da 28 ritratti di personalità laiche ed ecclesiastiche le cui virtù erano un modello da imitare. Alcuni di questi ritratti oggi sono al Louvre, gli altri dopo alterne vicende sono stati ricollocati al loro posto.

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La stanza, al piano nobile del Palazzo, affacciata sull’ultima loggia tra i due torricini riflette la personalità e l’amore per la cultura di Federico, uomo colto e raffinato che in pochi anni trasformò Urbino in uno dei fulcri del Rinascimento Italiano. Basti pensare che la sua biblioteca, nella quale il duca impegnò una cospicua parte delle sue rendite da condottiero, era considerata la più splendida dell’epoca, ricchissima di ben 900 codici e manoscritti miniati.

Uscendo dal palazzo e scendendo verso Piazza Mercatale si può ammirare l’intero complesso nel quale è evidente la mano dell’architetto militare preferito di Federico, il senese Francesco di Giorgio Martini al quale si devono altre importanti rocche marchigiane, come la Rocca di Sassocorvaro, costruita con le torri tondeggianti e quindi meno soggette ad essere colpite dalle nuove macchine da guerra dell’epoca. Fu proprio questa caratteristica di rocca inespugnabile il motivo per cui durante la Seconda Guerra Mondiale numerose opere d’arte italiane furono trasferite e messe al sicuro a Sassocorvaro.

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Altro gioiello legato a Federico da Montefeltro è Urbania, l’Antica Casteldurante, nota ancora oggi per le sue ceramiche. La città fa infatti parte dell’Associazione Italiana delle Città Ceramiche. Nel ‘500 le ceramiche di Urbania erano così diffuse da raggiungere ogni angolo d’Europa. In Piazza Cavour Gilberto Galavotti e Giuliano Smacchia nella loro bottega portano avanti quest’arte centenaria organizzando anche corsi per appassionati.

Da non mancare il Palazzo Ducale affacciato su un’ansa del fiume Metauro e nel quale i pezzi forte sono i due globi che il fiammingo Gerhard Kremer (Gerardo Mercatore) costruì poco dopo la scoperta dell’America: la Sfera terrestre del 1541 e la Sfera celeste del 1551.

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Impressionante il corteo trionfale di Carlo V a Bologna, quaranta fogli di Nicolaus Hogenberg (1532), incisi all'acquaforte che testimoniano la qualità raggiunta dalla produzione calcografica cinquecentesca e sono una preziosa testimonianza storica. L’opera è conservata all’interno di una lunga teca in vetro che ne permette la lettura senza interruzioni.

Numerose sono anche le ceramiche, in particolare i piatti con le immagini di donne, una tradizione di vasellame amatorio nata proprio ad Urbania: si faceva commissionare un piatto con l’immagine della fanciulla desiderata e le veniva donato, come richiesta di matrimonio. Se il piatto era accettato il matrimonio veniva combinato. Alcuni frammenti conservati al museo testimoniano invece i desideri delusi di pretendenti rifiutati.

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Lasciato il Palazzo Ducale, di cui si può ammirare una bella visione d'insieme anche dal Ponte del Riscatto, così chiamato perchè tradizionalmente era il punto dove si pagava dazio per entrare in città, per gli stomaci forti una visita da fare è alla Chiesa dei Morti, uno dei tre posti in Italia dove, grazie ad un batterio che si sviluppa con un microclima particolare, sono esposte, in ottimo stato di conservazione, alcune mummie risalenti al Cinquecento. Una visita macabra ma sicuramente singolare.

Urbania è famosa per la festa della befana che dal 4 al 6 gennaio di ogni anno con numerosi spettacoli coinvolge grandi e piccini. Anche per il 2023 la befana accoglierà i piccoli nella sua casa per poi scendere, ovviamente a cavallo di una scopa, dalla torre dell’orologio come da tradizione. La festa della Befana può essere una buona occasione per visitare la città nelle prossime vacanze natalizie. 

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Da visitare appena fuori città il Mulino della Ricavata, un antico mulino del 12mo secolo abbandonato e oggi riaperto al pubblico grazie all’azione di volontari che presso l'agriturismo omonimo offrono pietanze rigorosamente locali e a km.0.

Foto: ©archivioTdV


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