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a bormio ritornano i pasquali 01

Dopo due anni di stop dovuti alla pandemia, ritorna l’evento folkloristico più sentito dai bormin, i Pasquali, una tradizione viva, oggi come nel Medioevo, epoca in cui affondano le loro origini.

Con il termine “Pasquali” si indicano delle elaborate portantine a tema religioso: queste vengono costruite dai giovani del paese nei mesi invernali, pronte per essere portate a spalla il giorno di Pasqua – ovvero il prossimo 17 aprile – in una colorata sfilata per le vie di Bormio. La loro costruzione richiede impegno, abilità e professionalità artigianale. Nei vari “Reparti” (quartieri) del paese (Buglio, Combo, Dossiglio, Dossorovina e Maggiore) si formano dei gruppi di persone che, sotto la guida di un capo, preparano il loro progetto. Tutto è studiato nei dettagli, dal significato religioso alla lavorazione, e falegnami, fabbri e artigiani esprimono il meglio della loro arte: lo scopo naturalmente è riuscire a creare il Pasquale più rappresentativo. La manifestazione è resa ancor più suggestiva dalla partecipazione di bambini, famiglie e gruppi folkloristici, tutti vestiti con il costume tradizionale. I “pasqualisti” portano a spalla le portantine, mentre le donne, con i bambini e gli anziani, completano la sfilata con fiori e piccoli prodotti artigianali. Una giuria stila infine una classifica in base a diversi fattori, dal significato religioso al lavoro artigianale e artistico, senza dimenticare l’aspetto culturale e di tradizione, fulcro della manifestazione stessa. I Pasquali restano in esposizione in piazza del Kuerc fino al lunedì di Pasquetta.

La tradizione dei Pasquali, folkloristica e religiosa insieme, affonda le radici nell’antica cultura contadina di Bormio: le prime testimonianze risalgono al XVII secolo, quando il giorno di Pasqua esisteva l’obbligo di preparare e cucinare un agnello da distribuire in piazza del Kuerc, la piazza centrale del paese. Alla fine del XIX secolo s’introdusse la benedizione dell’agnello vivo e, da qui, nacque la gara tra i Reparti per adornare al meglio il proprio animale. A poco a poco, s’incominciò ad adagiare gli agnellini su delle portantine di muschio addobbate e, da lì, si arrivò ai Pasquali così come oggi vengono celebrati.

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Tutte le info su: https://www.bormio.eu/it/i-pasquali 

Bormio tra storia, arte e cultura

Situata a 1.225 metri di altitudine, Bormio si trova in un ampio anfiteatro naturale al centro delle Alpi. Il bianco delle nevi perenni dei ghiacciai, il verde intenso dei boschi e dei prati, l’azzurro del cielo e la trasparenza delle acque sono i colori che ne contraddistinguono il paesaggio. Un paradiso per gli amanti dello sport, della natura, dell’arte e della cultura. In inverno, Bormio e il suo comprensorio offrono più di 180 chilometri di piste di sci alpino, nordico e snowboard, mentre in estate c’è la possibilità di sciare sul ghiacciaio del Passo dello Stelvio.

Grazie alla sua posizione lungo le rotte commerciali del Nord e del Sud Europa, Bormio ha goduto a lungo di un'autonomia e una ricchezza che si rispecchia ancora oggi nel suo centro storico. È facile, infatti, perdersi tra le vie e i vicoli dove chiese, palazzi e case medievali si mescolano alle architetture del XIV-XVI secolo, epoca d’oro del Contado. Tra queste svetta il Palazzo De Simoni, risalente al XVII secolo, che, dal 1962, ospita il Museo Civico. Qui, in 27 stanze sono esposti oltre 4.000 oggetti che narrano, con una ricostruzione ambientale, la cultura, l’artigianato, il lavoro, il folklore e la vita religiosa nel bormiese.

Dai vicoli si possono godere prospettive uniche dal punto di vista paesaggistico, con gli scorci tra le case che fanno intravedere il rudere del Castello di S. Pietro e la cima del Vallecetta o la cresta dolomitica della Reit e i campanili delle chiese di S. Vitale e S. Ignazio. Da Piazza del Kuerc, che prende il nome dal luogo coperto dove venivano sbrigate tutte le faccende politiche e legali, ha inizio la via Roma anima per eccellenza del passeggio nel cuore del paese. 

Testimone di antica tradizione è anche l'enogastronomia. S’inizia a stuzzicare l'appetito con l'arcinota bresaola della Valtellina, accompagnata da un antipasto di sciatt (frittelline di grano saraceno ripiene di formaggio); seguono i primi, i mitici pizzoccheri o le manfrigole (crespelle di grano saraceno ripiene di formaggio e bresaola); di secondo, la tradizionale polenta taragna, accompagnata da un salmì di cervo e cacciagione, con funghi porcini di contorno; prima del dolce, un pezzettino di formaggio: Casera, Scimudin o Bitto; come dessert, una fetta di bisciöla, rustico panettone con noci, fichi e uvette. Il tutto, accompagnato dai vini valtellinesi (Sassella, Grumello, Inferno e Sfursat, per nominare i più conosciuti). E, dopo il caffè del pignattino, è tempo di un brindisi con una grappa o con un amaro locale, Braulio, Taneda o Genepì.

Per ulteriori informazioni: www.bormio.eu

Foto 1: Pasquali, ©Luca Pedrana 
Foto 2: Pasquali, ©Enrico Pozzi 


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