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prato nasce tipo nuova esperienza di viaggio in luoghi mai aperti al pubblico 01
A Prato nasce TIPO (Turismo Industriale Prato), nuovo progetto immersivo ed esperienziale rivolto a tutti coloro che vogliono scoprire i segreti delle fabbriche e delle aziende storiche del più grande distretto tessile europeo. Fino a maggio 2022, e poi nuovamente in autunno, ogni ultimo weekend del mese le manifatture storiche e quelle d’avanguardia di Prato si apriranno per la prima volta agli appassionati di archeologia industriale, architettura, moda e design.

Sarà un percorso emozionale che, partendo dagli inizi della manifattura pratese, condurrà i visitatori fino nel cuore delle fabbriche moderne, apprezzate per qualità e varietà dei lavorati e per l’investimento in processi produttivi rispettosi della natura che hanno reso Prato “Città per la circolarità”: una città tra le più europee e contemporanee d’Italia, anagraficamente giovane, multiculturale e multietnica, impegnata da alcuni anni sui temi della rigenerazione urbana e della transizione ecologica, circolare e digitale.

Dopo una fase di sperimentazione a fine 2021 TIPO è pronto per rivolgersi ad un pubblico più ampio con un “dentro e fuori” dalle fabbriche, tra eventi culturali, spettacoli, trekking urbano e momenti per le famiglie, nella città del Museo del Tessuto, del Centro Pecci e del Mumat – Museo delle macchine tessili di Vernio, modello di imprenditorialità, cura dell’ambiente e progettazione culturale. In programma anche laboratori didattici per bambini nei musei (Museo del Tessuto, Centro Pecci, Mumat).

L’iniziativa completa l’offerta turistica dell’area pratese, aggiungendo un ulteriore modalità per vivere il territorio e le sue bellezze ai percorsi che da anni la caratterizzano: quelli legati alla storia (con le chiese e i musei, le ville medicee e gli affreschi di Filippo Lippi e Paolo Uccello, l’archeologia etrusca), alla contemporaneità (a partire dal Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci), ai cammini naturalistici (si pensi alla Via della lana e della seta o alla Via Medicea), all’enogastronomia (con prodotti presidio Slow Food come la mortadella di Prato IGP e i fichi secchi di Carmignano, il Pane di Prato, o i famosi dolciumi come i “biscotti con la mandorla” e le “Pesche di Prato” noti in tutto il mondo). Il turismo industriale *permetterà di toccare con mano il profondo processo di trasformazione urbanistica, sociale e culturale che proietta Prato in una dimensione contemporanea e internazionale*.

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La storia dell’industria tessile di Prato
Prato è il più grande distretto tessile industriale d’Europa, punto di riferimento in ambito internazionale per la qualità dei tessuti realizzati, con lavorazioni di alto livello pensate per le grandi maison della moda di tutto il mondo. Inoltre è un polo fortemente innovativo, che ha da tempo introdotto una filosofia green nelle proprie produzioni, a partire dal recupero delle materie prime.

Ma com’è nata l’industria tessile a Prato? Nel corso dei secoli, nei lanifici e nelle piccole imprese artigiane si sono lavorati “cenci” di lana provenienti da tutto il mondo, materiali di scarto rientrati nel ciclo produttivo per essere trasformati in tessuti di qualità, pronti al confezionamento. L’arte del riciclo a Prato parte da lontano, dal Medioevo, quando per la produzione delle stoffe si recuperavano i vecchi vestiti dei contadini e le balle dei mulini. Alla base dell’industria pratese c’erano 58 mulini e un sistema idraulico, le cosiddette “gore”, nato in epoca romana e consolidato nel Medioevo: 53 km di gore che dal Cavalciotto di Santa Lucia raggiungevano il fiume Ombrone, attraversando tutto il territorio.

L’Ottocento fu l’epoca dei lanifici a ciclo completo, dove entravano i cenci o il cascame di lana meno pregiato, base per il nuovo processo di lavorazione: dalle fasi di orditura, cardatura, filatura e tessitura, si passava a quella della nobilitazione, la rifinizione, fiore all’occhiello della produzione pratese, per poi arrivare al tessuto finito. L’impannatore, imprenditore pratese, seguiva tutto il processo, attento anche alla scelta dei colori delle stoffe, al disegno e alla “mano”, cioè all’altezza e alla morbidezza del prodotto. Gli anni ’50 del Novecento furono quelli del mito dei piccoli artigiani pratesi, quelli degli stracci provenienti soprattutto dall’America e quelli del recupero delle divise della seconda guerra mondiale. Le fasi di lavorazione, fino a quel momento interne ai lanifici, con la crisi di sovrapproduzione post guerra furono esternalizzate e portarono alla Prato dei telai nei garage.

Ancora oggi il processo produttivo dei tessuti a Prato è basato anche sul riuso e sull’economia circolare. Con 2.500 imprese tessili il polo di Prato è il più grande d'Italia e d'Europa e il 16% (18.660 unità lavoro) degli addetti del comparto italiano. La materia prima continua ad arrivare da tutto il mondo, le aziende investono in ricerca, innovazione e sostenibilità, i tessuti prodotti sono acquistati dalle più importanti case di moda internazionali per confezionare i propri capi.

TIPO è promosso da Comune di Prato, Fondazione Museo del Tessuto, Fondazione CDSE Centro di Documentazione Storico Etnografica; Comuni di Cantagallo, Carmignano, Poggio a Caiano, Montemurlo, Vaiano, Vernio; in collaborazione con ACTE (Associazione Comunità Tessili Europee), Visit Tuscany e Prato Turismo. La direzione artistica degli spettacoli in programma è a cura di Fonderia Cultart.

Tutto il programma fino a maggio 2022 su www.tipo.prato.it  - Segui il progetto con l’hashtag #TipoPrato su Facebook @pratoturismoufficiale e Instagram @pratoturismo

Foto per gentile concessione ©Ufficio Stampa TIPO 


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