Partiamo

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Quando si parla di Puglia la mente corre subito al suo mare incontaminato. E si parla di Puglia come il posto ideale dove trascorrere le vacanze estive. Ma gli altri periodi dell’anno?  Si scopre così che la Puglia non è soltanto mare, ma una meta ideale per tutte le stagioni. Chi è alla ricerca di un territorio incontaminato da esplorare, tra borghi antichi e natura a cinque stelle, senza dimenticare la scoperta di eccellenze gastronomiche, non deve far altro che partire per i Monti Dauni, un pezzo di Puglia sconosciuto e quasi nascosto, a cavallo tra la Campania e il Molise. Per venire qui ogni periodo dell’anno va bene, perché ogni stagione regala colori e sapori diversi ma indimenticabili. L'autunno poi è un periodo ideale per visitare queste zone, con lo spettacolo del foliage che offre le migliori cartoline instagrammabili.

E’ una Puglia che non ti aspetti quella che ti accoglie sui Monti Dauni perché qui, lungo i tragitti percorsi dai pellegrini diretti verso la Terra Santa prima, e dai pastori della transumanza poi, l’accoglienza è di casa da sempre.

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Sono 30 i borghi che compongono questo territorio, sette dei quali elencati tra le bandiere arancioni, il marchio di qualità ed eccellenza del TCI, e quattro tra i borghi più belli d’Italia. Molti hanno la caratteristica di svilupparsi in cima alle colline ed intorno a imponenti castelli. Nei periodi delle invasioni saracene era all'interno dei castelli che trovavano rifugio le popolazioni. La storia medievale è ricca di episodi di assalti ed assedi ed anche il territorio dei Monti Dauni non ne è stato certo esente.

Il castello di Bovino, nato normanno su una antica rocca romana e rimaneggiato più volte, si trova lassù, sul punto più alto del paese, oggi come allora a guardia di un panorama infinito. Dell’impianto originario resta solo una torre cilindrica. Nel cortile il simbolo di Bovino, un orologio a quarti del 1749. Nelle sale interne, alcune delle quali trasformate in un B&B di charme, è ospitato il Museo Diocesano con preziosi elementi di arte sacra che raccontano di un passato illustre, quando Bovino era Diocesi.

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Era il X secolo, e a quei tempi risale anche la costruzione della Cattedrale, un edificio romanico dalle forme austere con elementi bizantini e dalla facciata a capanna, cioè asimmetrica, una caratteristica comune a molte cattedrali pugliesi. E’ monumento nazionale e vanta uno splendido rosone, imponente, con due cornici su capitelli poggianti su due leoni e alla sommità la scultura di un bue. Devastata da un terribile terremoto nel 1930 è stata ricostruita eliminando tutte le aggiunte barocche che avevano snaturato gli elementi romanici. Domina una piccola piazza lungo il corso principale ed è solo una delle numerose chiese di Bovino.

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Perché a Bovino, inserito tra i borghi più belli d’Italia e bandiera arancione dal 2013, parlano i numeri: le chiese sono 13, 3 le biblioteche, 4 i musei e 800 i portali, molti nobiliari e altri con le insegne dei mestieri dei proprietari delle case. Basta fare un giro per il paese per rendersi conto delle particolarità racchiuse tra vicoli e viuzze. Molti palazzi nobili celano cortili interni abbelliti da pozzi e scalinate, come quello che ospita il Museo Civico dedicato a Gaetano Nicastro, un bovinese che ha lasciato in eredità al suo paese la sua raccolta di reperti antichi, arricchita poi da scavi archeologici locali che hanno riportato alla luce numerosi reperti tra cui antichissime stele antropomorfe preistoriche.

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Alcune di queste stele si incontrano ancora per le strade di questo territorio che invita alla scoperta di chicche sconosciute, come l’unico mulino ad acqua di Puglia ancora funzionante. Si trova vicino a Bovino, sulla Strada Regia delle Puglie. Quando si entra si viene accolti dal profumo della farina appena macinata e del pane appena sfornato che viene condiviso con i visitatori che così scoprono odori e sapori dimenticati. E poi luoghi incontaminati, come il Bosco Macchione, un polmone verde ricco di cerri e querce secolari dove vivono allo stato brado numerosi animali selvatici. Salendo da Bovino verso Deliceto, lo si può percorrere a piedi seguendo in piena autonomia uno dei diversi itinerari indicati oppure partecipare alle numerose escursioni organizzate dalle guide dell'Associazione Verde Mediterraneo a cui si può far riferimento visitando il portale https://www.visitmontidauni.it/

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All’interno del Bosco Macchione nell’area pic-nic, si trova una realtà interessante, in particolare per le famiglie con bambini: una masseria didattica che organizza laboratori particolari come quello per la realizzazione del sapone. Dall’aera pic-nic si può decidere anche di raggiungere a piedi Deliceto. La passeggiata di circa 8 km tra una vegetazione che offre colori diversi in ogni periodo dell’anno, regalerà emozioni indimenticabili, in particolare quando dal folto della vegetazione si uscirà all’aperto e lo sguardo spazierà nella vallata e sulla sagoma di Deliceto, sovrastata dal suo castello.

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Raggiunto il borgo e inoltratisi tra le viuzze a scalinata che salgono verso la parte più alta del paese fino al castello, si scoprirà che questo, a differenza di quello di Bovino, è una vera e propria fortezza che nel corso dei secoli ha resistito a numerosi attacchi ed assedi. Nonostante i rimaneggiamenti subiti e le aggiunte mantiene ancora l’aspetto originale di fortezza con un imponente mastio quadrato e i torrioni circolari aggiunti dopo un attacco saraceno. All’interno si visitano ancora i sotterranei e le prigioni, il cortile e il camminamento di ronda.

Dopo la visita della fortezza si scende nel centro storico di Deliceto per partecipare allo struscio serale lungo il corso principale e si scopre un paese pieno di vita e di negozi, dal fioraio al panificio e al barbiere dai gran baffoni che ancora conserva una poltrona ante litteram, la preferita dai clienti.

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Poco distante, sempre in territorio di Deliceto, si trova il Convento della Consolazione, un edificio grandioso che ospitò San Gerardo Maiella e anche Sant’Alfonso Maria de’ Liguori che proprio qui compose la nenia natalizia “Tu scendi dalle stelle”.

Continuando l’esplorazione di questo tratto di Puglia si va verso Accadia attraverso il Bosco Paduli, un altro polmone verde ricco di biodiversità che deve il suo nome alle aree umide causate dagli allagamenti periodici dei torrenti che scendono dal Monte Tre Titoli, così chiamato per via dei suoi tre caratteristici rilievi. Il  bosco vanta alcune querce imponenti inserite nell’elenco degli alberi monumentali di Puglia.

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Una fitta rete di sentieri per gli amanti del trekking e della mountain bike e la possibilità di numerose attività sportive e passeggiate a cavallo (da prenotare presso l'Associazione La Loggia), fanno di Accadia un luogo privilegiato per chi è alla ricerca di una vacanza incentrata sulla natura. Non molto distanti dal borgo le pareti calcaree delle Gole di Accadia, lungo la vallata del torrente Frugno, sono allo stesso tempo uno scrigno di bellezza incontaminata e l’habitat naturale per picchi, tassi, sparvieri, cinghiali e altri animali selvaggi.

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I dintorni di Accadia conservano numerose testimonianze dei secoli passati: grotte preistoriche, selciati romani (l’antica via traiana passava da queste parti), resti di fortificazioni sveve. In paese sull’omonima piazza si staglia la Fontana Borbonica, a fianco della torre dell’Orologio e di fronte all’arco d’ingresso al borgo antico.
La Fontana, realizzata in stile Neoclassico tra il 1818 e il 1836, era servita da un acquedotto lungo 4 km che partiva dalla Località Tre Fontane ed oggi è inserita tra le fontane monumentali d'Italia. La Torre dell’Orologio è un edificio singolare con la sua facciata in mattoni colorati: era stata fatta erigere da Ferdinando II di Borbone ed è decorata con due pannelli che rappresentano l'assedio aragonese di Accadia nel 1462 e l'epigrafe dell'umanista Giovanni Pontano.

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A fianco ecco l’Arco di Porta di Capo, attraversato il quale si entra nel medievale Rione Fossi, la parte più antica di Accadia. Un agglomerato di case abbandonate per via del tremendo terremoto del luglio 1930. Inoltrandosi tra i vicoli del rione, vagando tra le case disabitate che si affacciano su scalinate che finiscono nel vuoto di un passato senza tempo, si ha la sensazione di entrare in un mondo misterioso, che non vuole essere dimenticato, come testimoniano le scritte sulle porte delle case desolatamente vuote. Ruderi di chiese, muri invasi dalla vegetazione che ha preso il sopravvento ed è l'unica presenza viva, finestre con i vetri rotti e senza più persiane che come grandi occhi scrutano l'orizzonte e sembrano gridare al mondo la loro voglia di tornare a vivere, un silenzio surreale. Il nome, "fossi", deriva dalle grotte scavate sulla roccia usate come cantine e sopra alle quali erano state costruite le abitazioni oggi deserte.

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LA TAVOLA
Per conoscere un luogo non si può fare a meno di esplorare anche la sua cucina. La gastronomia dei Monti Dauni è incentrata sui prodotti del territorio, con la riscoperta dei piatti semplici della cultura contadina, piatti di un tempo in cui il cibo era un bene prezioso e nulla veniva sprecato. Ne è un esempio il pan cotto, un piatto di riciclo fatto con il pane raffermo e l’acqua. Piatti che privilegiano l’olio EVO del territorio, come la crema di ceci e erbette. Un territorio ricco anche di prodotti caseari, tra cui il cacioricotta, la ricotta e il caciocavallo, e di salumi ottenuti dal maialino nero, una razza autoctona che stava rischiando di scomparire.

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In tavola, come stuzzichini non mancano mai i taralli e le pittole, o pittule, palline di pasta lievitata e fritte, e gli scaldatelli. Poi ecco le focacce condite con pomodoro, melanzane e olive e i latticini locali. Poi le orecchiette, meglio se di grano arso, i maltagliati, conditi con pomodoro e verdure. I secondi privilegiano l’agnello, e per finire ci sono i dolci degli sposi (una specie di bignè con crema), le crostate con marmellata di mele cotogne, e i bocconotti, un guscio di pasta frolla ripieno di ricotta, una vera bomba calorica. Su tutto, generosi bicchieri di Nero di Troia, Tuccanese, Cacc ‘ e mmitte e Vincotto.

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DA CONSIGLIARE
Ballarò, cucina e vini. Contrada Varco, S:P. 122 Deliceto-Bovino
Azienda Agricola Piana delle Mandrie, Sp. 121 – Incrocio Panni-Accadia, Contrada Padula, Bovino
Masseria Salvatore, Contrada Vadecannata, Accadia

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Per saperne di più: www.visitmontidauni.it 


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