Eventi

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«Pasqua e Natale addò t'acchie, Carnevale fall'a caste». Agli inizi del secolo era questo il detto che animava i contadini massafresi di ritorno dalla potatura degli ulivi cui erano dediti nelle lontane località della Calabria e della Lucania. Dopo tanto duro lavoro, gli ultimi tre giorni di Carnevale restavano vicini alle loro famiglie in assoluta spensieratezza con i balli, i canti e i lazzi che accompagnavano questo particolare periodo dell'anno.

La giornata di apertura delle feste, il 17 gennaio, era accolta da tutti con il detto: «Sant'Antonue maschere e suone»: in tale occasione l'antica Chiesa-Cripta di S. Antonio Abate era meta di pellegrinaggio dei contadini, dei massari, delle donne di casa che facevano qui benedire i propri animali domestici. Ed era una festa continua, dal mattino, con il giuoco della cuccagna, che normalmente si svolgeva in piazza, alla sera con ricevimenti e cenette che continuavano per tutte le domeniche e i giovedì del Carnevale. Ognuno di questi giorni aveva un proprio nome: il giovedì dei nomi, il giovedì dei preti, il giovedì dei cornuti (cioè degli sposati), il giovedì dei pazzi (dedicato ai giovani) e il giovedì della cattiva, cioè della vedova che coincideva con il primo giorno della quaresima.

In ognuna di queste ricorrenze, i padroni di campagna e quelli delle "zoccate", i maestri muratori e quelli delle bottehe artigiane, i proprietari dei trappeti e i "principali" dei felpaiuoli, chiudevano le proprie botteghe in anticipo per permettere ai loro garzoni di prepararsi e imbellettarsi per il festino della sera. Era per questi un modo come un altro di incontrare le ragazze e, perchè no, di combinare qualche matrimonio. Con l'abito di vigogna o di velluto scuro, le scarpe lucide, la camicia inamidata e i baffi in ordine i giovani si recavano nelle casealt preparate a festa dove li aspettavano cortei, travestimenti e satire politiche, cose che indispettivano le autorità le quali tentarono più volte di reprimere lo spirito carnevalesco con misure di ordine pubblico. Ma ci voleva ben altro per placare le folle scatenate, travolte da una tempesta di gioia e sacrilego divertimento 

Il Carnevale massafrese è cultura perché affonda le sue radici nell’antica civiltà contadina del nostro paese in un complesso di tradizioni, di usanze, di procedimenti tecnici, che si trasmettono da oltre 52 anni. E’ patrimonio della collettività massafrese che con orgoglio rinnova ogni anno questa festa, in un rituale di spontanea e disinvolta euforia esorcizzatrice. Anche gruppi di associazione cattolica e scuole di ogni ordine e grado danno un notevole contributo per la crescita culturale di questa manifestazione. In quest’ambito il Club “Amici del Carnevale” aggrega quelle forze associative e culturali per mantenere l’originaria peculiarità del Carnevale massafrese.

Tra le manifestazioni da segnalere le sfilate dei carri allegorici, musica, canti, danze popolari, spettacoli,folklore per le vie del centro storico e tante altre attività frutto dell’inventiva dei Massafresi chiamati anche”pagghjus” perché durante il carnevale si accendono subito proprio come un fuoco di paglia.

I MANIFESTI DI NICOLA ANDREACE

Anche quest’anno, come da tradizione, arriva il Manifesto artistico di Nicola Andreace per II 56° Carnevale di Massafra, magia dello Jonio, sempre diverso da quelli degli anni scorsi.

Contestualizzato nel presente coni suoi elementi geografici ed immaginifici, il poster carnascialesco del 2009, testimoniando l’immagine della Città e la storia di quest’anno, quella dell’unione tra il Comune con l’Associazione consortile del Carnevale di Massafra, rende visibile l’istituzione recentissima delle due maschere ufficiali , che sono festeggiate con brindisi, suoni e canti da altre Maschere classiche italiane, sul proscenio del paesaggio massafrese, ravvivato da un caldo cielo azzurro.  

Andreace, per il Carnevale di Massafra, tranne brevi interruzioni per mancanza di disponibilità economica, ha realizzato Manifesti artistici sin dal 1965, mai uguali, che, riportando l’evoluzione della Manifestazione, della società  e della Città, documentavano la loro propria  microstoria inserita nella macrostoria nazionale. Essi, quindi, con la loro concettualità, con le loro immagini, con le loro metafore gioiose ed ironiche sono stati sempre e sono veicolo di comunicazione che aiutano a conservare la memoria, insegnano a riflettere, pur nell’atmosfera spensieratamente scanzonata e, soprattutto, offrono -ed è  la primaria finalità del nostro artista –l’immagine di una Massafra dinamica, veloce, arguta , sicura, assertiva. colta, capace di "modernità.

Apprezzati da critici e collezionisti,  per l'essenzialità del segno, gli arditi caldi accostamenti cromatici, la varietà dei caratteri grafici, gli addentellati tra la storia nazionale e quella municipale,  i Manifesti di Andreace, vero patrimonio storico,  sottolineano che la Manifestazione del Carnevale di Massafra risulta  utile alla Comunità. perché  promuove partecipazione e coesione sociale, realizzazione di progetti artistici, affermazione di valore e valori, progresso culturale, commerciale ed economico.
 

“Lu Pagghiùsë”, Maschera ufficiale del Carnevale di Massafra

Motivazioni e contenuti - da uno studio – ricerca, progetto e disegno di Nicola Andreace

Numerose Città italiane hanno come simbolo del Carnevale una immagine, consolidata nel tempo, che, rispecchiando la peculiarità caratteriale della propria gente nella loro zona, è facilmente decifrata dovunque. Sul loro esempio, ho progettato un logo per la Maschera del Carnevale di Massafra che sintetizza storia, folclore e cultura, ironia e amore per la propria terra e che, trascendendo la cronaca, può essere facilmente individuata e riconosciuta da tutti. Nel nostro territorio, zona dell’arco ionico, gli abitanti di ogni cittadina sono configurati da sempre in un modo specifico: il tarantino è Panariedde, il martinese Faluòteche, il mottolese Capetuoste, il palagianese Buttatizze, il massafrese Pagghiùsë. 

Ispirandomi, quindi, al nomignolo Pagghiùsë, attribuito dalla tradizione , solo e unicamente, al massafrese, perché s’infiamma di colpo per ogni iniziativa, si emoziona  con passionalità, ma poi brucia subito tutto come fuoco di paglia, ho ritenuto che “Lu Pagghiùsë” possa simboleggiare e rappresentare la Maschera del Carnevale di Massafra.
Il soprannome scherzoso,  che coniuga l’associazione al luogo e alle radici, il rapporto e la differenza tra una città e l’altra di una stessa provincia,  sottolinea non solo l’estroversa impulsività caratteriale del massafrese, ma ne indica anche la sua  simpatia, per la sua elasticità, la sua capacità di accondiscendenza, e, soprattutto, di accoglienza, dopo la sua iniziale inflessibilità.  La Maschera”Lu Pagghiusë”, dall’aspetto, un po’ menestrello, un po’giullare, un po’ contadino, con il suo copricapo azzurro di lana, la banda di cuoio che dalla spalla sinistra va verso il fianco destro ,  una  fascia rossa in vita, il mantello marrone rossiccio,  i braccialetti con campanellini alle caviglie e la collana al collo,  si presenta con  le sue braccia aperte come espressione eloquente di  ospitalità, come incarnazione della tradizione, con gli elementi delle  radici ancestrali della civiltà contadina (bisaccia e cupa-cupa), come manifestazione
della trasformazione (cavigliere e collana), come identità della Città con la sua voglia  di travestimento, di allegria, di condivisione, di miglioramento.
I colori ( simboleggianti il rosso- il fuoco e la passione; l’ocra – il vissuto, la memoria; il rosso- marrone- la terra, le origini; il giallo- il sole, l’oro, la promozione dello sviluppo culturale ed  economico; l’azzurro-il mare, il cielo e la speranza di serenità)  accentuano il significato della maschera che diventa emblema della condizione umana, espressione della sua evoluzione antropologica e delle sue attese per una rinnovata migliore realtà, specchio del Carnevale che cresce. Nicola Andreace / dicembre 2008

Lu Pagghiùsë, una maschera riconosciuta dal Consiglio Comunale di Massafra come  Maschera ufficiale del “Carnevale Massafrese” con CC n.109 del 24 –11- 2008.  

Corredo ed accessori di “LU PAGGHIÙSË” e di “LA COMPAGNA”

da uno studio-ricerca di Nicola Andreace

La  MASCHERA “LU PAGGHIÙSË”indossa un CAPPELLO di lana di colore azzurro, CASACCA  ampia a strisce verticali bianche, rosse e gialle, con collo e polsini bordati di azzurro;
in vita, una FASCIA di stoffa di colore rosso;
altPANTALONI ampi e legati subito sotto il ginocchio a fasce verticali di colore bianco, rosso e giallo (stoffa uguale alla casacca):
CALZE lunghe fino al ginocchio di colore azzurro (possibilmente dello stesso colore del cappello e del bordino del collo e dei polsini);
al collo una COLLANA di campanellini metallici di color oro;
ad entrambe le caviglie BRACCIALETTI anch’essi composti da campanellini sferici, metallici, di colore oro;
è consentito anche l’uso di braccialetti e collana composti da sfere di plastica, purché di colore oro;
sulle spalle un MANTELLO di stoffa ampio e lungo di colore marrone rossiccio;
dalla spalla sinistra scende sul fianco destro una BANDA DI CUOIO marrone scuro (è anche consentito, in alternativa, l’uso di una banda di stoffa,  però non lucida, sempre di colore marrone scuro).
Sul volto  è necessario indossare una MASCHERA che copra gli occhi e il naso con guance bombate e rigonfie, tipica delle maschere della commedia dell’arte italiana, di colore giallo ocra.
Nella versione “mascherata economica” è consentito l’utilizzo di mascherina in plastica di colore giallo, purché copra anche il naso.
Nella versione maschile è consigliabile, ma non obbligatorio, usare una finta BARBA ricciolina con BAFFI di colore marrone rossiccio.
Accessori e “corredo” indispensabili per la maschera sono:
● la BISACCIA, rappresentata da un sacco di stoffa di colore giallo o marrone chiaro, che, suddiviso in due scomparti speculari (uno davanti, l’altro dietro), riempito nella parte bassa, deve riportare nella parte anteriore una toppa con vistose cuciture sovrapposte;
● la CUPA-CUPA,una “capasella” in argilla, chiusa nella parte superiore da pelle di pecora, nella quale è conficcata una canna. Nella mascherata, per motivi economici e di peso, è consentito usare, al posto della “capasella” , un contenitore di plastica, opportunamente dipinto, e , al posto della pelle naturale, un pezzo di stoffa beige;
● sulle SCARPE vanno poste delle soprascarpe di stoffa o pelle, di colore marrone chiaro.  È consentito l’uso di guanti di colore giallo ocra o marrone.

● Nella versione femminile, la Compagna di “Lu Pagghiùsë” indossa:

come COPRICAPO un fazzoletto azzurro;
CAMICETTA bianca, inserita nella GONNA ampia a fasce verticali di colore bianco,  rosso e giallo, della stessa stoffa dei pantaloni e casacca di “Lu Pagghiùsë” ;
una FASCIA rossa, stretta alla vita;
ampio GREMBIULE azzurro;
CALZE di colore azzurro;
 SOPRASCARPE di stoffa o pelle di colore marrone chiaro. 

"Foto dei carri: www.carnevalemassafrese.8m.com  - Ass. Chiacchiere e Frutte"


Gli eventi, le date, i luoghi risultano comunicati dagli Organizzatori delle singole iniziative. Le manifestazioni elencate potrebbero subire delle modifiche delle quali Taccuinodiviaggio.it non si assume la responsabilità.

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