Incontri D'Autore

INCONTRI D'AUTORE


TRA I SAMURAI DI "ROBERTO CAPUCCI"

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foto Matteo Saraggi

C'è un sottile filo di seta che unisce gli abiti di Roberto Capucci e le armature dei samurai del Giappone classico ma il sottile filo, simile a quello di un aquilone, si lega indissolubilmente alle ali di farfalle che prendono vita e movimento sotto forma di grandi fiocchi posati delicatamente sugli "abiti-scultura" di Roberto Capucci o sormontano gli elmi degli antichi guerrieri giapponesi in una simbiosi che non ha nè Tempo nè Spazio e per questo accomuna epoche diverse e lontane tra di loro.

E fiocchi sono ricamati sulle sete degli abiti di Capucci o incisi sulle else delle spade dei Samurai e volteggiano come dice la locandina "Sulle ali impetuose della fantasia e della favola".

"Fantasie guerriere" è il titolo della scenografica esposizione nel Filatoio di Caraglio (CN). Dove per secoli sono nati alcuni dei più pregiati filati destinati al trono Sabaudo oggi questa struttura, adibita ad ospitare eventi di alto livello, dedica il suo coreografico spazio ad un confronto insolito quanto sorprendente e di grande effetto scenografico: tra gli abiti-scultura di Roberto Capucci e le armature dei samurai dal XVI al XIX sec. della collezione del Museo Stibbert di Firenze sfilano secoli di storia per due culture diverse ma così sorprendentemente vicine.
Assolutamente da non perdere sia per la sua scenografia fantastica che per l'esposizione di vere opere d'arte nel campo della moda e della storia.

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La mostra, curata da Kirsten Aschengreen Piacenti (Direttrice del Museo Stibbert), è organizzata dall'Associazione Culturale Marcovaldo in collaborazione con la Regione Piemonte, il Museo Stibbert e la Fondazione Roberto Capucci.
L'evento è reso possibile grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo e al contributo della Fondazione CRT.
Il Catalogo della mostra è di Silvana Editoriale. L'allestimento è a cura dell'architetto Michele De Lucchi che ha già instaurato una forte e positiva intesa con la Fondazione Roberto Capucci allestendone il Museo nel 2007.

Provenienti dal Museo della Fondazione Roberto Capucci di Firenze, sono esposti oltre quaranta spettacolari abiti-scultura che rappresentano la creatività e lo stile personale dell'artista/stilista. Per la mostra sono stati selezionati abiti diversi per epoche e stili, ma tutte unite in quello che è il suo modo di vestire con "la seta", il materiale scelto per le sue creazioni artistiche.

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Le dieci armature giapponesi, come gli elmi, le maschere da guerra e le else delle spade, provengono dal Museo Stibbert di Firenze e precisamente dalla collezione di Frederick Stibbert che iniziò a collezionare arte giapponese fin dal 1870 ed ora esposte nel museo da lui creato che donò alla città di Firenze nel 1906.
Si tratta di armature da guerra appartenute alla stirpe dei grandi guerrieri nobili, i daimyo, e dall'aspetto insolito e feroce, direi "impressionante", composte da due materiali delicati e pregiati: sottili lamine d'acciaio coperte di lacca, colorata o dorata, tenute insieme da finissime trecce di seta anch'essa colorata. Queste magnifiche "armi da guerra" devono la loro efficacia alla capacità di lavorazione degli armaioli giapponesi in grado di lavorare la lacca che rende impermeabili le lamine, proteggendo così l'acciaio dall'umiditì e la seta che è un materiale tra i più resistenti e duttili.
Capucci, grande stilista ma anche grande conoscitore delle tecniche legate alla lavorazione della seta ha saputo sfruttarne le particolari qualità quali la resistenza e la duttilità che gli hanno consentito di creare i suoi abiti-scultura.
Sono quattordici gli elmi e le maschere da guerra esposti. Si tratta di vari "copricapo" da guerra in acciaio laccato ornati con i loro cimieri che rendevano riconoscibili i generali durante le battaglie.

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Lo scopo di questa mostra è di sottolineare il legame tra queste due espressioni artistiche di diversa origine e la fantasia che li accomuna. Inconsueto è l'abbinamento di due mondi così diversi, l'uno bellicoso, l'altro affascinante e raffinato.
Gli abiti-scultura sono abbinati ad armature ed elmi giapponesi, datati dal XVI al XVIII sec., contrapposti per tipologie ma legati dall'effetto cromatico e da elementi decorativi.
Sono esposte anche alcune tsuba, l'elsa della spada, caratterizzate da una ricca ornamentazione in metalli preziosi e in pietre dure, soprattutto quelle appartenenti al Periodo Edo, noto per aver dato al Giappone due secoli di pace.
Gli esemplari scelti per l'esposizione sono in affinità con i motivi realizzati sulle creazioni dello stilista proprio per dimostrare che la sensibilità artistica non conosce barriere culturali.
Le creazioni di Roberto Capucci sono state esposte altre due volte insieme ad armature europee, nel 1991 al Kunsthistorisches Museum di Vienna e nel 2002 al Prado di Madrid. In questa occasione la scelta si è orientata sul mondo guerriero giapponese che ha colpito il Maestro alla sua prima visita al Museo Stibbert. Egli stesso ha affermato "Mi sono sempre sentito attratto dalla cultura giapponese, per il rigore estetico e per i sorprendenti percorsi immaginativi". La mostra al Filatoio di Caraglio testimonia quella simbiosi che attraverso la seta si può creare tra capolavori di provenienze così diverse.

Info e immagini: http://www.studioesseci.net - www.studioesseci.net


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