Incontri D'Autore

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al Filatoio di Caraglio - Caraglio (Cuneo)
foto di Matteo saraggi
Oggi l'arte a Caraglio, nel cuneese, ci conduce nel meraviglioso mondo dei costumi da scena.
Opera lirica, teatro, balletto, cinema e TV dagli inizi del 1900 ci conducono sul favoloso palcoscenico o meglio... dietro le quinte, dove ruota un altro mondo, quello dei costumi di scena.
Troppo abituati ad applaudire gli artisti che si esibiscono sui palchi o dietro le cineprese non ci accorgiamo che un elogio va anche a chi lavora per la scenografia: addetti ai suoni, alle luci, alle scenografie, alle musiche, truccatori, assistenti e personale vario che ruotano intorno a storici, scenografi, registi, coreografi, disegnatori, costumisti e alla sartoria dove nascono sotto le abili mani delle sarte i costumi disegnati da stilisti e costumisti.

La conoscenza storica delle epoche in cui si svolgono le narrazioni e la perfetta osservanza della moda dell'epoca danno vita a costumi stupendi, semplici o favolosi ma spesso anche fantasiosi e in questa mostra possiamo ripercorre il Tempo a ritroso ed immergerci in sessant'anni di storia di un atelier che con il nome di Cerratelli abbina quello di "Casa d'Arte" dove in laboratori artigianali si sono creati quei capolavori d'alto livello che hanno vestito tenori e soprani, ballerini e attori. Una sartoria che non ha vestito solo i divi, ma gli artisti del palcoscenico che hanno portato sulle scene abiti per opere musicali, balletti, ma anche film. Una sartoria che è stata una piccola città d'arte sartoriale, in grado di costruire non solo abiti, ma anche cappelli, scarpe, acconciature, decorazioni e il tutto utilizzando ogni tipo di tessuto, ma anche di cuoio o altro materiale, dove si creavano vere "forme di abiti", elaborati e manipolati dalle abili mani delle costumiste, per dare risalto alla figura, per valorizzare un particolare e per ricostruire un'epoca, un evento.

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Il Flauto Magico - 1940

Maria Stuarda - 1983

L'incoronazione di Poppea


Creare, modellare, colorare! Una sorta di laboratorio chimico capace di operare sulla stampa delle tele, sulle pitture, sui colori, per questo, Roberta Orsi Landini,è curatrice del volume "L'Arte delle meraviglie", ha affermato che "le sartorie teatrali sono anche una fucina magica" e, come aggiunge, l'effetto sarà uno "stravolgimento", nato dalla genialità, dalla fantasia e dalle "capacità artistiche di questi maghi dell'effimero".
La ""Casa d'Arte Cerratelli" che ha creato i costumi esposti al "Filatoio di Caraglio", a Caraglio (CN), nasce nel 1914, mentre sul fronte si combatte per difendere l'Italia, e nel tempo accumula quel patrimonio di conoscenze che di ogni arte, ogni lavoro ne fa un capolavoro di bellezza e maestria.
 

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La caduta dell Impero Romano - 1964

Romeo e Giulietta - 1968

Zite n galera - 1979


Della Orsi Landini mi ha colpita una frase con cui ha chiuso il suo intervento di presentazione che ho appuntato sul mio notes : il patrimonio di conoscenze è utile per generare soluzioni sceniche che diventano indispensabili "il costume non ha necessità di rispondere a regole sartoriali, codificate o a esigenze che non siano quelle dell'illusione e della pura creazione fantastica. In scena non conta ciò che è, ma ciò che appare: come quelle degli antichi alchimisti, le mani degli artefici trasformano l'aspetto delle cose, un cencio in drappo prezioso, un vile metallo in fulgido oro .

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Don Giovanni - 1976

Orlando - 1959

Macbeth - 1975


Lo studio di modelli conservati nelle sartorie ha consentito di preservare un ingente patrimonio storico e culturale per le generazioni future e di creare delle collezioni che tutt'ora sono conservate presso le case creatrici o in musei, come la ricca donazione della famosa sartoria Tirelli donata alla Galleria del Costume di Firenze nel 1986.
Analizzare questi "reperti storici" è una inesauribile fonte per conoscere vecchie tecniche e crearne sempre delle nuove in un perpetuo fluire di immagini sovrapposte che si riflettono dal passato per dare vita a nuove creazioni sempre più fantasiose e meravigliose.

E' leggendo le descrizioni della Orsi Landini che apprendo cose che mi erano sconosciute, realtà su cui mai mi ero soffermata, come mi era sconosciuta la differenza tra il creare abiti per opere liriche e quelle per il cinematografo!
Un regista ricrea perfettamente l'ambiente in cui si muovono i suoi personaggi, la storia deve sembrare vera il più possibile riprendendo la vita di quellàepoca, l'ambiente, gli usi, la moda e tutto quanto riflette la realtà in cui i personaggi vivono la narrazione e tutto è curato alla perfezione, sin nel minimo dettaglio. La storia rivive attraverso l'occhio del regista che non punta tanto sugli abiti degli attori, ma sui primi piani che riflettono le loro emozioni e le sensazioni, per coinvolgere il pubblico e farli partecipi degli eventi attraverso la mimica, la ritualità dei gesti e dei movimenti e non per l'abito che indossano.
L'attore e l'abito devono divenire un tutt'uno!

C'è differenza tra abito e costume: l'abito veste, invece il costume ha una valenza simbolica ed è per questo che la mostra si apre con uno stupendo abito confezionato per il personaggio di Elisabetta I d'Inghilterra, che ha però un senso: "rappresenta l'ambiguità che regna nel mondo dello spettacolo, tra il vero e il falso, il manifesto e l'occulto".
A teatro, all'opera e per il balletto, il costume è il mezzo espressivo perchè la distanza tra l'interprete e il pubblico è tale da non consentire di vedere le espressioni di chi recita sul palco, nel cinema a farci sorridere, piangere, emozionarci è invece l'espressione del volto che assume l'attore su cui si soffermano i primi piani delle cineprese.

Una mostra interessante, con una bella coreografia che illumina gli abiti esposti come fossero attori e lirici sul palcoscenico. Il mondo dello spettacolo messo sotto i riflettori di una mostra allestita nelle sale del "Filatoio di Caraglio", a Caraglio, in provincia di Cuneo trasformato in un teatro dove le forme degli abiti delle Turandot o dell'Otello si fondono con quelle di "L'enfant et les sortilèges" o "Le Rossignol" trasformando realtà e fantasia nell'immaginario fantastico.
Ad introdurre il visitatore sono due simboli dell'ambiguità: un abito bianco, con le forme dell'abito rigide che ci suggeriscono qualcosa di freddo, gelido, lontananza, minaccia, che potrei paragonare a Isabella de' Medici... la Mantide Religiosa. L'altra figura è oscura e seducente, nasce da tessuti morbidi e promette piaceri sconosciuti, oserei paragonarla a Cleopatra.
All'uscita, ai lati della porta, due grandi uccelli, simbolo del tramite tra il mondo terreno e quello celeste, ci invitano a lasciare il mondo dell'illusione per volare con le proprie ali nel mondo reale...

La mostra si articola in tre parti e ognuna rappresenta tre diversi momenti dello spettacolo.
"L'ouverture" è dedicata al colore e ai suoi significati simbolici ed essendo la prima immagine che appare quando si alza il sipario è quella che crea l'impatto emozionale con il pubblico.
"Il coro" è dedicata alla materia come appare ai nostri occhi dopo che è stata trasformata, modellata, lavorata dalle mani delle sarte nel laboratorio.
"L'uscita di scena" è dedicata alla forma del costume che non sempre è una interpretazione più corretta possibile, ma è quella che si avvicina di più all'immaginario collettivo che si ha di determinati periodi storici, civiltà o creature fantastiche.
Molto bello e storicamente interessante il volume-catalogo a cura di Roberta Orsi Landini.


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Nata in un palazzo nelle vicinanze del teatro La Pergola di Firenze, per volere del baritono Arturo Cerratelli con l'intento di raccogliere i costumi di scena della sua epoca, la Casa d'Arte nel 2005 è diventata la Fondazione Cerratelli grazie all'interessamento di Floridia Benedettini della sartoria Carnet di Pisa, con lo scopo di preservare questo ingente patrimonio artistico e culturale creando un archivio storico e attualmente si trova nelle prestigiose sale della Villa Roncioni a Pugnano (San Giuliano Terme-Pisa) dove conserva ventimila tra bozzetti, foto, manifesti e locandine e 25.000 abiti di scena realizzati dalla casa d'arte fiorentina per i più grandi nomi del teatro, del balletto, della lirica e del cinema realizzati da nomi prestigiosi come Edoardo de Filippo, Ugo Gregoretti, Renato Castellani, Giorgio Strehler, Luchino Visconti, Alessandro Blasetti e Franco Zeffirelli. Collaborò con artisti di fama, tra cui Corrado Cagli, Michele Cascella, Felice Casorati, Salvador Dalì, Eugenio Guglielminetti, Renato Guttuso, Emanuele Luzzati, Giorgio de Chirico.

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L'enfant et les sortilèùges - 1970

Le Rossignol - 1968

Le Rossignol - 1968


Centinaia di interpreti di opere liriche di tutto il mondo hanno indossato i costumi della Cerrattelli, al Metropolitan di New York, il Lyric Opera di Chicago, la Comèdie Francaise di Parigi, il Royal Opera House Covent Garden di Londra, la Bundestheaterverband di Vienna, il Wùrttembergisches Staatstheater di Stoccarda, la Hamburgische Staatsoper di Amburgo, il Grand Thèàtre di Ginevra e in Italia a La Scala di Milano, il Comunale di Firenze, La Fenice di Venezia, il Regio di Torino, l'Arena di Verona, il San Carlo di Napoli, l'Opera di Roma, il Bellini di Catania e il Teatro Massimo di Palermo.
Tra gli attori che hanno vestito abiti per i loro film ricordiamo l'indimenticabile Anna Magnani in 'La Lupa'.
L'ultimo abito della casa d'Arte Cerratelli è del 1995.

La mostra: "L'Arte delle Meraviglie - costumi di scena della Fondazione Cerratelli"
a "Il Filatoio" - via Matteotti 40 - Caraglio (CN)
sino al 28 febbraio 2013 - da giovedì a sabato 14,30-19, domenica 10-19
Associazione Marcovaldo tel.0171618260 - www.marcovaldo.it

Elenco incontri d'autore

 

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