legati da una cintola 01

Dall’8 settembre al 14 gennaio 2018 Palazzo Pretorio racconta la storia della celebre reliquia, un simbolo religioso e civile, fulcro delle vicende artistiche di Prato: la cintura consegnata a San Tommaso dalla Madonna al momento dell’Assunzione

La Sacra Cintola, la cintura della Vergine custodita in una Cappella del Duomo, che per secoli è stata il tesoro più prezioso di Prato, sarà al centro della nuova esposizione del Museo di Palazzo Pretorio “Legati da una cintola - L’Assunta di Bernardo Daddi e l’identità di una città”, organizzata dal Comune di Prato, in collaborazione con la Diocesi di Prato e curata da Andrea De Marchi e Cristina Gnoni Mavarelli, che inaugura i nuovi spazi espositivi del Museo recuperati nell’attiguo edificio dell’ex Monte dei Pegni.

Il sindaco di Prato, Matteo Biffoni, ha accolto al Museo di Palazzo Pretorio i giornalisti accorsi numerosi da tutta Italia per l’anteprima della straordinaria mostra, alla presenza dell’Assessore alla cultura Simone Mangani e del Vescovo di Prato, S.E. Franco Agostinelli.

La storia è nota: Il Mercante Michele riportò la reliquia dalla Terra Santa e dalla fine del XII secolo il Cingolo è custodito gelosamente dalle mura cittadine e - per esse - dalla meravigliosa cancellata di Maso di Bartolomeo che dal 1442 impedisce l’accesso alla Cappella eretta alla fine del XIV Secolo sul lato sinistro della Cattedrale di Santo Stefano.

Tutti i nostri concittadini - ha affermato il sindaco - sanno che il reliquiario che custodisce gli 87 centimetri di broccato che cinsero il ventre di Maria si apre con tre chiavi - due nel disponibilità del Sindaco, una tenuta dal Vescovo - ma fuori dai nostri confini non tutti sanno che la Storia della Cintola è un inestricabile intreccio di politica, arte e devozione che prende le mosse dalla consegna della reliquia da parte di Michele al proposto della Pieve nell’anno 1172 e che ha il suo culmine, quanto agli esiti ancora oggi visibili, tra il Trecento e il Quattrocento.

La mostra racconta questa storia, che affonda le sue radici nel XII secolo, quando uno scultore attivo in Spagna e in Toscana, autore dei capitelli del chiostro della cattedrale, il Maestro di Cabestany, per la prima volta scoprì la Vergine che consegna la Cintola a Tommaso, in un rilievo che in via del tutto eccezionale viene esposto a Prato. Attorno alla reliquia, disputata fra Chiesa e comune, crebbe per gradi la fabbrica gotica dell’allora prepositura di S. Stefano, fino alla realizzazione di una cappella apposita presso l’ingresso, affrescata da Agnolo Gaddi tra 1392 e 1395, e del pulpito di Donatello e Michelozzo per l’ostensione periodica, sull’angolo della nuova facciata. Nel 1312 il pistoiese Muscittino aveva tentato di rubarla: fu punito a morte e in seguito si curò un nuovo allestimento in una cappella a lato della maggiore, per cui Bernardo Daddi tra il 1337 e 1338 dipinse un’importante pala.

legati da una cintola 02

L’origine del culto della sacra cintola affonda le sue radici nel XII secolo. La leggenda si basa su un testo apocrifo del V-VI secolo e vuole che la cintura, consegnata a San Tommaso dalla Madonna al momento dell’Assunzione, sia stata portata a Prato verso il 1141 dal mercante pratese Michele e da questi donata in punto di morte, nel 1172, al proposto della pieve. La Cintola è una sottile striscia di lana finissima, lunga 87 centimetri, di color verdolino, broccata in filo d’oro con ai capi due cordicelle per legarla. Fra Due e Trecento la reliquia assurse al ruolo di vero e proprio segno dell’elezione della città, santificata da una così preziosa vestigia miracolosamente giunta dalla Terra Santa, e divenne motore delle vicende artistiche pratesi. 

Oltre 60 opere, in un percorso espositivo diviso in 7 sezioni, con al centro la ricostruzione della pala di Bernardo Daddi che torna a farsi ammirare nella sua interezza grazie ai prestiti dei Musei Vaticani e del Metropolitan di New York. E poi una ricca serie di dipinti, sculture e miniature, suppellettili e arredi per raccontare la città e il suo patrimonio di cultura e bellezza e restituire il fascino di una storia che si legge come una favola.

Precursore della diffusione al di fuori dei confini locali del mito legato alla Cintola mariana fu probabilmente lo scultore romanico conosciuto come Maestro di Cabestany. Attivo nel Roussillon e in Toscana, a Prato realizzò i capitelli del chiostro dell’antica prepositura di Santo Stefano, il Maestro di Cabestany apre il percorso espositivo con la lunetta realizzata per la chiesa di Cabestany che raffigura la prima attestazione in Occidente della Madonna assunta che dona la Cintola.

Punto focale della mostra è la ricomposizione della pala di Bernardo Daddi, una delle immagini più prestigiose di tutto il Trecento dedicate all’Assunta e al dono miracoloso della Cintola all’incredulo San Tommaso. L’opera, commissionata nel 1337-1338, nel tempo è stata smembrata e la sua complicata diaspora ha fatto sì che si perdesse la coscienza stessa della sua capitale importanza. L’allestimento consente di tornare ad ammirare nel suo complesso la monumentale macchina dipinta dal Daddi, riunendo i componenti che originariamente comprendevano una doppia predella con la storia del dono della Cintola a San Tommaso e del successivo arrivo della reliquia a Prato, grazie al pratese Michele (questa custodita nel Museo) e la parallela migrazione del corpo di Santo Stefano da Gerusalemme a Roma, perché si riunisse a quello di San Lorenzo (opera in arrivo dai Musei Vaticani) e una terminazione con la Madonna assunta che cede la Cintola a San Tommaso dal Metropolitan Museum di New York. 

Per meglio contestualizzare la pala del Daddi sono esposte altre opere del pittore giottesco appartenenti a questa stessa fase stilistica contraddistinta da una felice e vivace vena narrativa. Un nucleo scelto di cintole profane del secolo XIV documentano la bellezza di questo genere di manufatti, riprodotto nell’elegantissima Santa Caterina dipinta da Giovanni da Milano nel polittico per lo Spedale della Misericordia, uno dei capolavori del museo di Palazzo Pretorio.

Segue una rassegna esemplificativa delle diverse elaborazioni dell’iconografia che univa la morte della Vergine e la Assunzione nell’arte toscana del Trecento: una carrellata di dipinti, miniature, sculture permette di apprezzare la diversa interpretazione del tema in area fiorentina, dove San Tommaso afferra la Cintola, e in area senese, dove la cintola è lasciata cadere dalla Madonna in volo.

Il percorso espositivo prosegue presentando la tradizione iconografica dell’Assunta in terra toscana, dove prevale il tema della Madonna della Cintola col solo san Tommaso, con la selezione di esempi particolarmente significativi e concludendo con gli echi più tardi in area pratese, fino alle pale di Stradano e di Santi di Tito.Vengono infine esposte tutte le testimonianze documentarie e visive che accompagnano il culto della Cintola stessa e l’ostensione: le preziose custodie, le suppellettili e gli arredi della Cappella della Cintola nella Cattedrale. Alcuni apparati didattici aiutano a comprendere la natura anche tecnica del manufatto e a raccordare fra loro le testimonianze librarie e archivistiche. Sono state inoltre riunite testimonianze del culto della Cintola del Duomo di Pisa. 

Anche il Duomo di Prato è parte integrante di un percorso che permette ai visitatori di entrare nella Cappella della Cintola, abitualmente preclusa alla visita e di ammirare da vicino il ciclo di affreschi realizzati da Agnolo Gaddi.

INFO: Museo di Palazzo Pretorio, Piazza del Comune – Prato. Da venerdì 8 settembre 2017 fino al 14 gennaio 2018 - Orario: 10.30 - 18.30 tutti i giorni (eccetto il martedì non festivo). La biglietteria chiude alle 18. Biglietto mostra: 8 euro intero, 6 euro ridotto. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.www.palazzopretorio.prato.it


archivio