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Un centinaio di chilometri in sella attraverso un territorio ricco di testimonianze storiche, culturali e naturalistiche da scoprire e che il terremoto dello scorso anno ha penalizzato dal punto di vista turistico nonostante si tratti di un'area tranquilla e che merita moltissimo di essere visitata.

E’ la proposta del Club Ippico Malvarina di Assisi per chi non si accontenta degli itinerari battuti ma è alla ricerca di percorsi inediti dove assaporare la natura incontaminata dell’Umbria. L’tinerario, che anticipa il Salone del Turismo Rurale che si terrà da 6 all’8 ottobre presso Umbria Fiere a Bastia Umbra, è stato ideato da Claudio Fabrizi con la consulenza artistica di Giuseppe Bambini e l’appoggio tecnico di Vladimiro Marani dell’Ente Forestale dell’Umbria e guide equestri ed esperti CAI ed è stato testato per la prima volta nel mese di luglio scorso da un gruppo di cavalieri insieme ad alcuni soci dell'Associazione Muli Montati a dorso di mulo e alcuni esperti di Bike packing.

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La prima tappa parte dal Club Ippico Malvarina e percorre la strada degli olivi in direzione di Spello. Raggiunta la cittadina la si supera per proseguire in direzione della Valle del Chiona da dove si raggiunge la Flaminia Vecchia che si percorre fino a Vescia. Giunti nel piccolo paesino sulle rive del fiume Menotre è giunta l’ora di una sosta ristoratrice per cavalli e cavalieri prima di rimontare in sella per proseguire verso Pale, un piccolo borgo della Valle del Menotre conosciuto nei secoli passati per le sue cartiere, molto attive fino a pochi decenni fa grazie all’abbondanza di acqua e che davano lavoro non solo alla popolazione locale, ma anche agli abitanti dei paesi vicini. Proprio da una cartiera di Pale uscì la carta con cui fu stampata la prima copia della Divina Commedia.

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Oggi il paese ha molte potenzialità dal punto di vista turistico, grazie alle falesie per l’arrampicata (Pale è la seconda palestra di roccia in Italia), le cascate del fiume Menotre, raggiungibili attraverso serntieri escursionisti, le Grotte dell’Abbadessa, un patrimonio naturalistico conosciuto fin dall’antichità e oggi visitabili con guide speleologiche specializzate, e la visita all’Eremo di S. Maria Giacobbe del 1200. Trattasi di un eremo terapeutico, uno dei molti della montagna folignate, santuari frequentati da fedeli che affidano ai santi protettori le loro speranze di guarigione per la malattia, in questo caso a Maria Iacobi, la madre di Giacomo il minore, che qui viene venerata perché un’antica tradizione locale la colloca eremita proprio a Pale. Lasciati i cavalli a Pale si salgono a piedi i numerosi gradini scolpiti nella roccia che raggiungono il piccolo edificio sacro posto in una piega della montagna e costituito da un ambiente più grande, la chiesa vera e propria arricchita da meravigliosi affreschi di scene sacre (Maria Giacobbe rappresentata con il vaso di unguenti con cui profumò il corpo di Cristo deposto dalla croce, il Cristo pantocrato nell’abside, Gesù in fasce in una culla a forma di calice, San Sebastiano con il corpo trafitto da frecce, S. Agata con una delle sue mammelle in un calice, la Madonna che allatta al seno il figlio) e da alcune stanze più piccole dove fino agli agli anni ’70 del secolo scorso abitava un eremita: la piccola cucina, le stanzette con appesi al muro gli ex-voto, ecc. Tutto dà un senso di pace indicibile, a cui contribuisce il magnifico panorama sulla vallata del Menotre e la ricchezza di boschi del territorio che si ammirano dalle finestre dell’eremo. 

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Dopo questa interessante visita ripresi i cavalli si prosegue fino a raggiungere, in località Acqua Santo Stefano, l’agriturismo Borgo La Torre, una antica torre medievale in solida pietra e che conserva nella sala da pranzo gli stemmi delle varie casate attraverso cui nel corso dei secoli l’edificio è passato di proprietà. Qui si cena con i prodotti tipici locali coltivati dal proprietario, Andrea Marini, e con il pane che prepara personalmente: Andrea da alcuni anni si è specializzato nella produzione di pane biologico con farina di farro, grano duro, grano tenero e altre antiche qualità dimenticate e recuperate grazie ad una sua costante ricerca sul territorio. La mamma di Andrea, Rita, ex insegnante d’arte, è una miniera di notizie per turisti curiosi come noi e la serata vola mentre attingiamo a piene mani dai suoi racconti su questa parte dell’Umbria dove la storia è passata lasciando molte tracce.

Il secondo giorno il percorso continua sempre lungo la valle del Menotre fino a Rasiglia, piccolo paese che dal medioevo fino alla metà del secolo scorso è stato un grosso centro produttivo grazie alle numerose sorgenti d’acqua presenti nel territorio. E’ stato proprio per l’abbondanza d’acqua che nel XIII secolo a Rasiglia si cominciarono a costruire numerosi mulini ed opifici che davano lavoro a tutta la vallata e trasformarono in breve tempo il paese in un grosso centro produttivo che alla fine dell’ottocento contava otto mulini, due lanifici, quattro banche e un ufficio postale. Tutto finì a metà del secolo scorso quando la produzione fu trasferita a Foligno ed ebbe inizio lo spopolamento.

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Oggi Rasiglia è un gioiellino dimenticato con ruscelli di acqua purissima che scorrono ovunque attraversati da ponti e passerelle, antichi lavatoi, opifici e lanifici, vecchie case e panchine dove sedersi ad ammirare il paesaggio. All’ingresso del paese una vecchia targa del Touring Club, risalente al 1900, sta a testimonianza dell’importanza che la località rivestiva ad inizio secolo.

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Per la sosta pranzo è perfetto il parco attrezzato con tavoli da pic nic nei pressi del santuario della Madonna delle Grazie, appena fuori paese. E’ un santuario di frontiera, nato verso il 1450, quando la peste e altri flagelli imperversavano nel territorio e ci si affidava alla Madonna per chiedere protezione. La grande devozione verso la madre di Cristo è testimoniata da ben 17 affreschi che rappresentano la Madonna col Bambino. Il santuario aveva valenza anche come luogo di pacificazione e lo testimonia un un interessante affresco nel quale l’Angelo della Pace suggella l’abbraccio fra due contendenti, un dipinto realizzato a testimonianza di una pacificazione in cui il santuario di Rasiglia aveva dato sacralità al giuramento. Il pomeriggio si cavalca ancora in direzione Sterpare fino alla sosta notturna programmata presso l’agriturismo La Ginestra.

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Il terzo giorno il viaggio prosegue in direzione di Sellano, con magnifiche viste sulla Valle del Vigi fino a raggiungere il Lago di Lochness, località di pesca sportiva che un tempo ospitava un mulino ad acqua oggi trasformato in pub, ristorante e b&b. Attraversato il fiume si continua fino alla cascata delle Rote, e con un percorso tra boschi si comincia a salire verso Montesanto, piccolo borgo e antico villaggio fortificato caratterizzato dal colore rosato della pietra locale con cui sono costruite le abitazioni, tutte affacciate come un balcone naturale sulle vaste vallate circostanti. Il percorso ora si caratterizza per una lunga discesa che permette di raggiungere Civitella e quindi la piccola enclave marchigiana incuneata in Umbria di Mevale, una minuscola frazione di Visso che appena fuori paese conta la Pieve di S. Maria Annunziata, affrescata internamente dagli Angelucci, padre e due figli, una famiglia di pittori e intagliatori di Mevale che durante il ‘500 lavorarono molto in diverse chiese della Valnerina. La chiesa al suo interno tra i numerosi affreschi ne conserva uno di grande valenza storica: è la rappresentazione di una giostra equestre e si ha motivo di ritenere che sia la prima e più antica rappresentazione pittorica della Giostra della Quintana di Foligno.

Dopo la sosta pranzo ristoratrice il viaggio prosegue tra prati e boschi fino a lambire il Nera a Cervara e attraversato il fiume si continua fino a Castelvecchio e Saccovescio per terminare la giornata ai Casali dell’Acquaro dove viene allestito il campo base. Si è a circa 1000 metri di altezza.

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Il quarto giorno il percorso continua in quota tra pascoli con vista sui Sibillini attraversando i casali di sosta dei pastori e proseguendo tra Croce di Cardona, Poggio di Croce, e facendo tappa, dopo aver superato una faggeta, su un crestone erboso panoramico posto a quasi 1.500 metri di altezza in Val di Canata fino alla Fonte di Canatra dove è possibile far rifocillare i cavalli prima di affrontare l’ultimo tratto di pascolo in quota e scendere in Pianperduto con grandiosa vista su Castelluccio di Norcia e l’immensità del Pian Grande.

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Per ulteriori informazioni: www.malvarina.it www.turismorurale.info e sulle pagine Facebook Salone Turismo Rurale Econatura e Club Ippico Malvarina.

Foto © Marina Cioccoloni


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