Partiamo

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Borgo di origine etrusca, dominato successivamente dai romani, come testimonia la presenza di un Acquedotto, Monterano passò poi ai Longobardi e nel 1798, alla Repubblica Romana per essere nel 1799 devastato dai francesi e da allora abbandonato definitivamente. Si deve all’AIGAE (Associazione Italiana Guide Ambientali ed Escursionistiche) se in occasione della Giornata Nazionale delle Guide Ambientali Escursionistiche, che si terrà dal 1 al 4 giugno prossimi, si è concentrata su di lui una buona quanto meritata attenzione.

Arrivano in proposito le parole di Stefano Spinetti Presidente Nazionale dell’AIGAE,  l’unica ad essere riconosciuta dal MISE: “Un turista può inoltrarsi nella Solfatara, unica area alle porte di Roma con fenomeni vulcanici, e vedere ribollire gas e soffioni. E poi nel cuore di un bosco incontrare palazzi e opere d’arte, con la spettacolare fontana del Bernini. Sono possibili tour a tutto campo tra geologia e archeologia, con l’assistenza di geologi guide AIGAE e osservare da vicino testimonianze di fenomeni vulcanici, entrare in gallerie vulcaniche di tufo rosso, visitare antiche miniere di uranio ora dismesse. Con archeologi guide AIGAE immergersi tra tombe etrusche e nel borgo straordinario di Monterano per vedere affreschi, graffiti, palazzi e la bella fontana del Bernini”.

Monterano, già conosciuta come Antica Monterano o Monterano Vecchia; (in latino quasi certamente Manturianum poi corretto in Manturanum) è una città fantasma situata nella provincia di Roma, nel territorio comunale di Canale Monterano. Costruita in origine dagli Etruschi su un'altura tufacea, è attualmente inclusa nella Riserva naturale regionale Monterano. Le rovine dell'antico borgo, per la loro bellezza e la relativa vicinanza a Roma, sono state utilizzate in più occasioni come set per numerosi film sia italiani che stranieri. Tanto il territorio di Manziana quanto quello di Canale Monterano erano consacrati dagli Etruschi al dio dell'oltretomba Manth (in latino Mantus): da questo prendeva il nome la silva Mantiana, grande area boscosa che dominava le colline ad occidente del Lago di Bracciano della quale sopravvive oggi un settore denominato Bosco Macchia Grande. L'associazione tra il bosco ed il dio degli Inferi Manth derivò probabilmente dall'aspetto tetro ed impenetrabile della foresta e dalla presenza diffusa di polle di acqua sulfurea, anticamente considerate una emanazione del mondo sotterraneo.

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Il castello con la fontana del leone del Bernini

La collina tufacea su cui sorge Monterano è lambita dal fiume Mignone a nord e a ovest e dal Fosso Biscione a sud. L'area sommitale occupa uno spazio di 5,3 ettari. Alla base della collina si trovano le solfatare, seguite poco oltre dalla cascata della Diosilla. Il territorio circostante è scandito da sorgenti di acqua termale che hanno dato origine al centro termale di Stigliano, ben attrezzato anche per la ricezione turistica.

Nell'età del bronzo, fu sede di un villaggio come testimoniato da materiali archeologici riferibili alla fase finale del sec. XI a.C. Dal VII secolo a.C. è attestata la presenza di un centro etrusco dal ritrovamento di numerose tombe, sia a pozzetto che a camera, che occupano i poggi circostanti. Considerata la vicinanza con Cerveteri, l'abitato di Monterano rientrava probabilmente nell'area di influenza politica di questa città. Il territorio fu controllato dai romani a partire dagli anni successivi alla conquista di Veio (396 a.C.) e al sacco gallico (390 a.C.) Nella seconda metà del III sec. il controllo romano sul territorio fu rafforzato dalla realizzazione della via Clodia che congiungeva Roma a Saturnia e transitava a circa 3 km ad Est di Monterano. Tracce di un mausoleo romano a valle dell'abitato e le sepolture ad arcosolio scavate nella parete tufacea testimoniano che Monterano sopravvisse come piccolo borgo per tutta l'età romana. Numerose erano le ville diffuse nelle campagne circostanti.

Varie vicende storiche interessarono Monterano dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente fino a quando a partire dal 590 circa fu incluso nel Ducato romano sotto amministrazione dell'Impero bizantino. Testimonianze storiche ricordano che negli anni intorno al 730 Monterano fu al centro di un goffo tentativo di usurpazione del trono imperiale da parte di un tal Tiberio Petasio, che nel castello del borgo fu ucciso con i suoi sodali dai soldati guidati dall'esarca di Ravenna. A partire dal 752 Monterano entrò nel Patrimonio di S. Pietro, primo nucleo dello Stato Pontificio, e nell'XI secolo il feudo divenne proprietà dell'abbazia di San Paolo in Roma, che dotò il borgo di una torre quadrangolare le cui strutture furono poi inglobate nel palazzo ducale. L'abitato divenne feudo degli Anguillara nel XIV secolo, quindi ducato in mano a famiglie vicine al Papato che si succedettero nel tempo, tra cui i Colonna (dal 1424) e i Della Rovere. Il 3 luglio 1487 Bartolomeo Della Rovere vendette Monterano (assieme a Cerveteri) a Franceschetto Cybo. Nel settembre del 1492 Gentile Virginio Orsini, già proprietario del Castello di Bracciano, acquistò da Franceschetto Cybo il Castello di Monterano (assieme ad altri vicini tra cui la rocca di Anguillara) e i suoi terreni e l'anno successivo li concesse al figlio Carlo Orsini. Al tempo degli Orsini Monterano era rinomata per la peculiare produzione vinicola particolarmente apprezzata anche ai giorni nostri.

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Acquedotto del XVII secolo

Dal 1671 il feudo passò alla famiglia Altieri grazie all'acquisto da parte di papa Clemente X, al secolo Emilio Altieri. Non avendo gli Altieri eredi diretti maschili, ad eccezione del Papa, fu da questi stabilito che gli esponenti della famiglia dei Paluzzi Albertoni, più volte nel passato imparentatisi con gli Altieri, acquisissero il cognome della sua famiglia, assieme allo stemma e ai titoli nobiliari. Gaspare Paluzzi Albertoni, divenuto poi Gaspare Altieri, fu quindi insignito, tra gli altri, del titolo di Duca di Monterano. Seguì per Monterano un periodo di abbellimento e miglioramento delle condizioni di vita dei suoi abitanti. Negli anni immediatamente successivi al 1671 si ebbe la realizzazione del maestoso acquedotto a due ordini di arcate nel tratto terminale e l'edificazione della chiesa di San Bonaventura, con annesso convento, sorta sulla parte inferiore del pianoro sommitale su cui insisteva il piccolo borgo. Nel febbraio del 1798 le truppe francesi entrarono a Roma mettendo fine al potere temporale del papa e instaurando la Repubblica romana che visse fino al settembre del 1799. Come si legge da più parti, la lite tra gli abitanti di Monterano e quelli di Tolfa per un carico di grano fu usata a pretesto dalle truppe francesi per attaccare e saccheggiare il paese; in realtà il saccheggio e l'incendio di Monterano si pose in un più ampio quadro di sollevazioni popolari delle comunità rurali ostili al nuovo ordine instaurato dalle milizie rivoluzionarie francesi, che portò anche all'incendio e al saccheggio della stessa Tolfa e di Allumiere nel marzo del 1799. Gli abitanti rimasti furono quindi obbligati ad abbandonare il sito già in parziale rovina e a rifugiarsi nei centri vicini ed in particolare nell'adiacente sito di Canale, su cui nel tempo si sviluppò l'attuale abitato di Canale Monterano.

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Solfatara di Monterano

Pur essendo disabitata, dal 1966 Monterano è nominalmente una sede vescovile titolare della Chiesa cattolica, con il doppio titolo di Monterano/Forum Clodii. Un retaggio che promuove questa cittadina fantasma e affonda le sue radici non solo sulla tradizione ecclesiastica bensì sulle belle testimonianze d’arte e cultura che gelosamente conserva, come la fontana del Bernini. Ricorda una memoria storica: “Pare che Niccolò Salvi s’ispirò alla fontana del Bernini. Incaricato dalla famiglia Altieri, il Bernini ebbe un’idea degna del suo gran genio creativo. Sfruttando le fondamenta rocciose su cui era posta la struttura del Palazzo Baronale, costruì alla base della scoscesa parete di sostegno una bellissima fontana che ben si incastonava sullo sfondo naturale formato dalle stesse fondamenta del palazzo. Ma ciò che più colpisce in questo borgo è la presenza di monumenti costruiti in epoche diverse in un insolito e suggestivo connubio architettonico e paesaggistico. Si possono ammirare costruzioni di epoca etrusca come i sepolcreti posti alla base del colle e trasformati successivamente in cantine, accanto a imponenti manufatti come l’acquedotto, il castello di epoca medievale divenuto poi palazzo baronale, e del periodo rinascimentale come il già citato Convento di San Bonaventura e lo stesso Palazzo Baronale. Ma la visita non si limita solo a questo: infatti, sulla Piazza San Bonaventura, prospiciente l’omonima chiesa insiste la bellissima fontana a base ottagonale e, nei pressi del Palazzo Baronale, la statua del Leone di opera berniniana. Alla sommità della parete del Palazzo, proprio sopra una fontana pubblica, Bernini pose una statua raffigurante un leone nell’atto di scuotere con una zampa la roccia per farne uscire della purissima acqua”.

Una campagna di restauri è stata promossa dal comune di Canale Monterano a partire dal 1995 e questo consente oggi d’includere questa località quale meta turistica di grande interesse culturale accompagnata da un’enogastronomia di grande valore dove olio, pane e vino sono i primari attori. Una gita a Monterano resterà a lungo nella memoria come una giornata indimenticabile.

Foto © www.monteranoriserva.com


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