Fino al 16 luglio una mostra al Complesso del Vittoriano – Ala Brasini, celebra il più parigino fra i pittori italiani di fine Ottocento/inizi Novecento.

Tanto la vita naturale che quella artistica di Giovanni Boldini, pittore – Ferrara 31 dicembre 1842 / Parigi 11 gennaio 1931 – sono state così lunghe da permettere all’artista di realizzare, in 89 anni, un notevole numero di opere d’arte. Pertanto i curatori di questa rassegna monografica, nell’intento di fornire ai visitatori sufficienti spunti di analisi e riflessione sul lungo percorso artistico di questo artista dagli anni di fine ottocento fino ai primi decenni del novecento, hanno esposto un rilevante numero di pitture, circa 160 di cui oltre 130 realizzate dallo stesso Giovanni Boldini.

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Giovanni Boldini: Il vestito da ballo (signora che cuce; interno con giovane intenta a cucire), 1904. Credits: Collezioni d'Arte Fondazione Cariparma, donazione Renato Bruson

Nel 1862 Boldini s’iscrive all'Accademia di Belle Arti di Firenze. Oltre la vita accademica frequenta il Caffè Michelangelo, dove ha l’opportunità di conoscere Giovanni Fattori, Odoardo Borrani, Telemaco Signorini e il critico d'arte e mecenate del nascente movimento dei Macchiaioli, Diego Martelli. Diviene anche amico inseparabile dei pittori Michele Gordigiani e Cristiano Banti che lo ospita, in più occasioni, nelle sue ville di Montorsoli e di Montemurlo. L’interesse per i salotti eleganti dell'aristocrazia e dell'alta borghesia lo porta spesso ospite degli inglesi Falconer, per i quali decora con tempera stesa a secco, dal 1867 al 1870, le pareti di una saletta della loro villa pistoiese "La Falconiera" con scene che riproducono soggetti a carattere agreste ambientati in paesaggi toscani. Queste opere, dopo lo stacco avvenuto tra il 1974 e il 1975, sono ora esposte nel museo dell'Antico Palazzo dei Vescovi a Pistoia. La villa “Falconiera” sarà acquistata nel 1938 dalla vedova del pittore per ospitare un centinaio di opere e di cimeli del marito.

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Giovanni Boldini: “Berthe che legge la dedica sul Ventaglio”. 1878, Olio su tela. Lugano Butterfly Institute Fine Art – Galleria d’Arte.


Dopo un soggiorno a Londra, nel 1870, invitato da William Cornwallis - West, conosciuto a Firenze, nell'ottobre del 1871 si stabilisce a Parigi aprendo uno studio nell'avenue Frochol dove risiede con la modella e sua amante Berthe. Lavora per il più importante mercante d'arte parigino, Goupil, per il quale già operano pittori di grande successo come Mariano Fortuny ed Ernest Meissonier, oltre agli italiani Giuseppe Palizzi e Giuseppe De Nittis. Dipinge, in questo periodo, una serie di quadri di genere, d'ambiente settecentesco, allora molto in voga e molto richiesti dalla clientela internazionale che frequentava Parigi, capitale indiscussa di tutte le arti. Dopo l’esposizione al Salon di Parigi del 1874 notorietà ed agiatezza lo seguiranno per tutto il resto della vita, tanto artistica che affettiva.

Di grande prestigio e numerose sono le richieste che provengono sia dal cosiddetto bel mondo parigino che dai maggiori intellettuali dell’epoca. Così nel 1886 ritrae una prima volta Giuseppe Verdi su tela - opera che sette anni dopo donerà al maestro – e nuovamente una seconda volta, 9 aprile 1886, utilizzando il pastello su carta. Boldini tenne per sé quest’opera che verrà presentata all'Esposizione di Parigi del 1889 e nel 1895 alla Biennale di Venezia, opera donata alla Galleria d'Arte Moderna di Roma nel 1918.

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Giovanni Boldini: “Giuseppe Verdi”, 1886. Pastello su carta. Roma Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea (GNAM). – Dono dell’autore

Nella primavera del 1900 è ospite a Palermo della famiglia Florio, per eseguire il ritratto di donna Franca, donna di singolare fascino e bellezza, chiamata “Donna Franca, la Regina di Sicilia” e definita da D’Annunzio “L’unica. Una creatura che svela in ogni suo movimento un ritmo divino”. Malgrado la magnifica realizzazione, questa opera fu rifiutata dal marito Ignazio a causa dell'ampia scollatura e delle gambe scoperte poco sotto il ginocchio, così Boldini fu costretto ad eseguire una seconda versione con le modifiche richieste.

La tela della prima versione, su richiesta della stessa Donna Franca, fu ripresa nel 1924 in mano dall’artista che vi apportò varie modifiche. Questa versione è esposta oggi in mostra e quanto prima verrà battuta ad un’asta giudiziaria, base un milione di euro, a seguito del fallimento del Gruppo Acqua Marcia, ultimo proprietario. Su di essa c’é il vincolo perpetuo di non espatrio imposto dal Ministero dei Beni Culturali, questo però non garantisce, qualora finisca in mani di privati, la pacifica, pubblica, futura fruizione e visione.

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Giovanni Boldini: “Donna Franca Florio”, 1901/1924. Olio su tela.


Nel 1904 chiede in sposa Alaide Banti, figlia dell'amico pittore Cristiano, ma il matrimonio sfuma e a Parigi Boldini inizia una nuova relazione con la signora de Joss de Couchy.

Allo scoppio della prima guerra mondiale,1914, si trasferisce a Nizza con la nuova amante/modella Lina fino al 1918; l'anno dopo è insignito dal governo francese della Legione d'onore. Ormai malato, la vista indebolita, nel 1926 conosce la giovane giornalista Emilia Cardona, che sposa il 29 ottobre 1929. Insieme cureranno un libro di memorie che vedrà la luce alcuni anni dopo la morte dell’artista che avviene a Parigi l'11 gennaio 1931 per il riacutizzarsi di una broncopolmonite; la sua salma è tumulata accanto ai genitori nel Cimitero monumentale della Certosa di Ferrara.

Della sua opera si sono interessati i più importanti critici e storici dell’arte di questi due ultimi secoli. Fra i tanti, significativo è lo scritto di Bernard Berenson, del 1958: «Era un artista ultra chic, in suo modo particolare, specialmente quando ritraeva lungiformi signore dell'alta società internazionale che appaiono dipinte come sotto un vetro traslucido. Esperto di quel mondo e della letteratura francese che lo ha rappresentato, interpretava molto bene la più alta eleganza femminile in un'epoca in cui era anche troppo rivestita dagli artifici dei sarti e delle modiste, figurativamente legata in pose ambigue che stanno tra il salotto e il teatro. Ma quei ritratti hanno un forte potere d'incanto: rivelano spontanee e sicure doti di pittore... ». Mentre una critica apparsa su un quotidiano ci dice di Boldini che: «Le donne ebbero sempre un ruolo di primo piano nella sua vita, nel ritrarle egli ne esaltava le caratteristiche migliori, allungava gambe, mani, piedi per esaltare il fascino naturale. Raggiunta la celebrità e la ricchezza non smise di impegnarsi nel lavoro, che programmava minuziosamente: ogni suo quadro era preceduto da schizzi, appunti e prove per ottenere la perfezione formale. Persino i suoi caratteristici, rapidissimi colpi di pennello, le cosiddette "sciabolate" che imprimevano vita e movimento, erano accuratamente studiati».

La Belle Epoque, in particolare le dame, furono i soggetti principe ritratti nelle tele di molti artisti ad iniziare da De Nittis, di Corcos, di La Gandara, di Stevens, di Tissot, di Sargent, di Helleu, di Whistler, di Beraud, di De Jonghee, ma solo Boldini, fu il geniale interprete e capostipite di questa generazione di pittori cosiddetti à la mode dando anche origine all'affascinante stile che prese il suo nome. Fra le tante vittime della prima guerra mondiale ci fu anche La Belle Epoque, caduta miseramente, come hanno commentato molti storici, in una delle tante fangose trincee. Fu merito indubbio di Boldini se a partire dagli anni venti del novecento, questo stile artistico, non solo nelle arti visive, si pensi alle musiche stile can-can, continuerà a sopravvivere ancora per un decennio accanto alle nascenti avanguardie.

In questa rassegna ritornano in vere opere d’arte, come per magia, una moltitudine di dame fasciate in ricercate toilette e abbellite da preziosi gioielli, che fanno rivivere tempi passati colmi di voglia di vivere e allegria, propri della scomparsa Belle Epoque. Lungo tutto il percorso espositivo sembra di udire, come in un ritornello, il pensiero di Cecil Beaton su Giovanni Boldini – 1955 “The Glass of the fashion”: “Anche il più insopportabile dei suoi ritratti rivela un immenso divertimento.»

INFO: Roma,Complesso del Vittoriano - Ala Brasini,Via S.Pietro in Carcere fino al 16 luglio 2017

Foto © Donatello Urbani


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