Arriva a Roma con una mostra nella sede diplomatica brasiliana il maggiore artista brasiliano di tutti i tempi.

Candido Portinari, per comune giudizio di critici e storici dell’arte, è il più grande artista brasiliano di tutti i tempi e a suo nome venne intitolata la galleria destinata ad ospitare mostre temporanee d’arte all’interno della prestigiosa sede diplomatica: Palazzo Doria Pamphilj a Roma, Piazza Navona. Così l’esposizione allestita in questa galleria è stato per Candido Portinari un vero e proprio ritorno a casa nel senso più ampio della parola, anche per la felice combinazione di essere figlio d’immigrati italiani, friulani, trasferitesi nello stato di San Paolo nella cittadina di Brodowski, dove l’artista nacque nel 1903.

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Veduta di Brodowski – 1948 – Olio su tela (dipinta quando l’artista era esule in Uruguay)

Nella chiesa di questa cittadina il giovanissimo Candido, che aveva dimostrato di possedere buone doti artistiche, aiutò il parroco nella decorazione della chiesa. Nel 1918 si trasferì a Rio de Janeiro per frequentare la scuola Nazionale di Belle Arti e nel 1928 vinse il premio bandito dal Salone Nazionale di Belle Arti che gli consentì un viaggio in Europa in cui, nei due anni successivi, gli fu possibile conoscere tanto gli antichi maestri delle arti visive, da Michelangelo a Van Gogh, quanto i grandi artisti che in quegli anni animavano la scena europea, da De Chirico a Picasso. Al rientro in Brasile nel 1931, Candido Portinari ha acquisito la piena padronanza delle più moderne tendenze artistiche. In proposito scrivono i curatori: “La plasticità del suo lavoro supera gradualmente l’accademismo della sua formazione, una ricerca pittorica che deriva dagli artisti modernisti, che s’ispira al cubismo e al surrealismo, senza tuttavia allontanarsi dalla concezione di un’arte puramente brasiliana. Da allora le sue opere subiscono un cambiamento cromatico, la sua tavolozza è dominata da tinte scure e terrose, con temi che spaziano dai suoi ricordi di bambino, alla povertà e al popolo brasiliano”.

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Caffè/Coffee- 1935 – Olio su tela

Questo sentire brasiliano della sua arte, dovuto anche all’esser nato in Brasile ed aver acquisito fin da piccolo tanto i sentimenti popolari, quanto il fascino di un ambiente nuovo ed in gran parte inesplorato dall’arte, furono gli incentivi che gli consentirono di acquisire grandi consensi. Nel 1935, con il dipinto “Caffè”, sul quale verte tutta la rassegna romana, ottenne un prestigioso premio da parte del Carnegie Museum of Art di Pittsburgh, Stati Uniti, che, inoltre, gli procurò fama internazionale, incarichi importanti e riconoscimenti nazionali grazie anche dall’essere stato il primo artista modernista brasiliano premiato all’estero.

La sua vicinanza alle tematiche sociali lo portò ad iscriversi al Partito Comunista Brasiliano e a candidarsi quale deputato nelle elezioni del 1945 e in quelle del 1947 al Senato, senza però riuscire ad essere eletto. La difficile situazione politica brasiliana lo costrinse all’esilio in Uruguay, dove nel 1948 eseguì un vero capolavoro pittorico: “Prima Messa in Brasile”.

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Studio di piedi per il murale di piastrelle “San Francesco di Assisi – 1944. Carboncino su carta. Donazione al Museu Nacional de Belas Artes di Rio de Janeiro.

Gli anni cinquanta segnarono per Portinari la consacrazione internazionale della sua arte con importanti commesse ed altrettanti prestigiosi riconoscimenti e premi quali il “Guggenheim” per i pannelli dal titolo “Guerra e Pace” realizzati per la sede generale newyorchese delle Nazioni Unite. L’uso e la manipolazione dei colori a piombo gli procurarono un forte avvelenamento che lo portò al decesso nel 1962.
L’eredità artistica di Candido Portinari ed il suo desiderio di presentare un Brasile dal volto umano e popolare svincolato dai caratteri ideali e provinciali, troppo spesso abusati, sono tutt’ora presenti in molti artisti brasiliani che, grazie alla buona e saggia gestione della Galleria romana a lui intestata abbiamo avuto il piacere di scoprire ed apprezzare.

INFO: Roma, Galleria Candido Portinari Palazzo Pamphilj, Piazza Navona, 10. Fino al 22 aprile 2017 con ingresso libero dal martedi al sabato dalle ore 10,00 alle 18,00.

Foto ©Donatello Urbani


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