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Leggenda e tradizione in provincia di Alessandria, nell’alto Monferrato (Piemonte) dove il carnevale si vive non solo con le tradizionali sfilate ma anche con riti antichi che si perdono nel tempo a chi si uniscono non solo colori e suoni ma anche i sapori tipici.

Succede a Rocca Grimalda, borgo poco distante da Ovada, facilmente raggiungibile attraverso lo svincolo dell'autostrada A26. Il 15 e 16 febbraio torna l’appuntamento con un’antica tradizione che unisce danza e rappresentazione teatrale, La Lachera. La sua origine si fa risalire alla rivolta del popolo contro il signore del paese che pretendeva di esigere lo Jus Primae Noctis sulle spose, ma deriva anche certamente dai riti propiziatori della primavera. Sembra che il termine Lachera provenga da lacchè, i servitori, che in questa occasione impersonano le figure dell'autorità e con i loro copricapi floreali ne fanno una caricatura carnescialesca. Al centro del corteo e delle danze, il matrimonio di due giovani mascherati, che simboleggia la rinascita della vita alla fine dell'inverno. Un corteo nuziale caratterizzato da suoni, schiocchi, tintinnare di sonagliere, vorticare di fiori e nastri colorati, costumi, spade e fruste che nel corso dei secoli sono stati preparati dalla gente del paese e ogni periodo storico ha lasciato una traccia nella coreografia.

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Tre sono le danze che caratterizzano La Lachera: la Lachera vera e propria, danzata ininterrottamente durante il corteo dei lache’, basata su saltelli e sgambetti delle figure che avanzano e retrocedono continuamente, la Giga e il Calisun, in cui alla fine la sposa scaccia i lachè. Ultimamente si sono aggiunte anche la curenta dir butei e la monferrina, danzate dai campagnoli e mulattieri. Anche i personaggi sono precisamente definiti: gli sposi sono circondati dai lachè, la cui coreografia è una ridicolizzazione grottesca dei signori e dei potenti (con copricapi a forma di mitre vescovili infiorate) e i loro movimenti sono continui saltelli verso la sposa senza mai riuscire davvero a rapirla. Poi vi sono i Trapulin, sorta di arlecchini che schioccano le fruste (scuriass) ai lati del corteo e due Zuav armati di spade e accompagnati da ballerine che scortano gli sposi e spesso li difendono dagli attacchi di Bebè, a metà tra diavolo e buffone, ambiguo e inquietante, vestito di rosso che (insieme al Guerriero) è l’elemento maligno del corteo: vestito di rosso-viola, con le orecchie e corna di capra disturba i danzatori, cerca di corrompere il pubblico, insidia e ragazze, porta una borsa di pizzo con monete antiche e un bamboccio.

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Il programma si sviluppa in due giorni, e inizia il sabato 15 febbraio con la tradizionale questua: la Lachera visita le cascine del territorio eseguendo le danze propiziatorie di rito nelle aie sempre accolta con offerte di vino e cibo. Alle 18 ci sarà la questua dei bambini nel centro storico del paese che, accompagnati dal suono di campanacci e coperchi, busseranno di casa in casa chiedendo dolci e cibo, con una grande abbuffata conclusiva alle 19. Il corteo poi, rientrerà in paese mentre nelle cascine si accendono i fuochi, e al belvedere si brucerà il Carvà con suggestive danze intorno al fuoco sino a notte fonda. Domenica 16 Febbraio, alle 15 il corteo della Lachera, terminata la questua nelle campagne, rientra in paese esibendo i prodotti raccolti appesi alle “carasse propiziatorie” ed esegue le danze tradizionali nelle poste dalla “porta” al “belvedere “.

Il centro storico sarà inoltre animato da musica, truccabimbi e giochi per bambini al Belvedere, giocoleria, clown, hula hoop, e uno spettacolo musicale itinerante con coreografie e gag, E per tutti, musica e danze della tradizione popolare, mentre nelle corti del centro storico trionferanno farinata, salamini, frittelle, e vini del territorio. 

NOVITA’ 2020: Il Gruppo di Danza Popolare della città di Sitges (Spagna) porterà al Carnevale di Rocca Grimalda l’atmosfera coinvolgente e chiassosa della “Festa Mayor”, i gioiosi festeggiamenti dello spirito e dell’identità catalana che si tengono nella città iberica nei mesi di Agosto e di Settembre, in occasione delle celebrazioni di S.Bartolomeo e Santa Tecla. Tra le vie e le piazze del borgo monferrino, il gruppo metterà in scena il “Ball de les Gitanes de Sitges “.

I suggestivi costumi della Lachera possono essere ammirati tutto l’anno nelle sale espositive del Museo della maschera di Rocca Grimalda (prenotazioni al 0143 873552). Info su www.lachera.it

Il Carnevale Vhoese (Vho) 21, 23, 25 febbraio
Altro borgo, altra festa. Nel tortonese, a Vho, sui colli che confinano con l’appennino ligure, il Carnevale si festeggia dagli inizi del Settecento, senza interruzione, neppure durante le due guerre mondiali. Nacque quando il paese era sotto la Signoria degli Zenone, allora Signori di Castelceriolo e la zona era colpita da frequenti carestie.

La popolazione locale usava trovarsi il Martedì Grasso, portando ciascuno qualcosa del proprio raccolto da consumare in familiarità. Era il cosiddetto “banchetto del contado” regolamento autorizzato dai Castellani e la cui fama divenne sempre più grande, richiamando gente da tutta la zona Tortonese. Agli inizi dell’Ottocento vi contribuivano il parroco del paese, che regalava le “saracche”, e le famiglie locali, che portavano i paioli in rame per la cottura della polenta. La festa durava tutto il giorno fino alla sera e a tutti gli intervenuti veniva distribuita polenta, salumi cotti, frutta di stagione e vino locale. Alla fine della serata il gruppo ristretto dei lavoranti consumava i cibi ed i vini avanzati.

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Ancora oggi i paioli di rame sono gli stessi tramandati da generazioni che le famiglie locali mettono a disposizione per rivivere la tradizione secolare, ma il programma oltre che al martedi grasso, prende il via il venerdi e la domenica precedenti.

Venerdi 21 febbraio i saloni del vecchio municipio, oggi teatro civico, ospiteranno il grande ballo in maschera, mentre la domenica 23 sarà il giorno dedicato ai bambini, con la pentolaccia ricca di dolci e doni. Il giorno clou sarà ovviamente il martedì grasso, 25 febbraio, quando sin dal mattino la piazza e il centro storico si animeranno per la preparazione della polenta, compito riservato agli anziani del luogo che “passano” la tradizione ai giovani, con la farina di mais ottofile nei cinque grandi paioli di rame sui braceri di legna, insieme ai salamini ed ai vini Vhoesi e naturalmente alle immancabili saracche.

Per info: 0131 864297 (Ufficio manifestazioni comune di Tortona)


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